Bimba ritrovata senza vita in un cassonetto: alcune riflessioni
di Gian Piero Bonfanti
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SCEGLIAMO DI STARE DALLA PARTE DELLA VITA EVITANDO LA VISIONE MORTIFERA DELLA POLITICA DELLO SCARTO
È accaduto in questi giorni nella “civilissima” Milano, capoluogo Lombardo e motore economico del nostro Paese: una bimba appena nata è stata ritrovata senza vita in uno dei cassonetti gialli adibiti alla raccolta di indumenti per i meno abbienti.
Dalle prime indagini pare che il parto fosse appena avvenuto e che chi ha abbandonato la bambina abbia evitato di ruotare il meccanismo girevole che consente agli abiti di cadere all’interno del cassonetto, per fare in modo che la bimba venisse ritrovata.
Il cordone ombelicale sembra sia stato tagliato senza alcuna accortezza medica, lasciando supporre che il parto non sia avvenuto in una struttura clinica o ospedaliera.
Il corpo è stato rinvenuto avvolto in una felpa ancora coperto da sangue e placenta.
Le indagini sono state avviate e la magistratura ha aperto un fascicolo per infanticidio contro ignoti.
Probabilmente alla fine si potrà capire chi sarà la madre che ha abbandonato la bimba e se ciò è stato fatto quando la bimba era ancora viva o meno.
Dalle prime notizie pare che la bimba sia nata morta e questo ci pone di fronte ad un paio di domande: perché la donna non si è fatta aiutare durante il parto e perché, una volta visto che la bimba era morta, ha cercato di sbarazzarsi del corpo come se quanto accaduto fosse una vergogna?
Ciò che non potremo mai comprendere sono le motivazioni che hanno spinto una madre a compiere un gesto di questo tipo.
Può concorrere la disperazione più totale, possono sussistere condizioni a noi difficilmente immaginabili, ma ciò che rimane inconcepibile è come può una madre portare in grembo una creatura per nove mesi e poi disfarsene abbandonandola nel caso la bimba fosse nata viva, o privandola di una degna sepoltura nel caso la neonata fosse nata morta.
Oggi, nel 2023, in un paese che si ritiene “civilizzato”, nella metropoli considerata all’avanguardia, capitale mondiale della moda e del design, accadono avvenimenti sconvolgenti.
Esistono strutture che si sarebbero potute prender cura sia della madre che della bimba ma probabilmente in questo caso l’informazione non ha funzionato.
Quanto accaduto è la dimostrazione che, come accade spesso, deve giungere la notizia della tragedia prima che qualcuno venga sensibilizzato sul tema.
Eppure molte lotte negli anni sono state portate avanti dai Centri di Aiuto alla Vita in merito a questa tematica e i supporti alle partorienti sono stati intensificati.
Per i bimbi che non si desidera tenere esistono le Culle per la Vita, che, come si legge dal sito del CAV, sono dislocate su tutto il territorio nazionale in modo capillare.
“La culla per la vita è una struttura concepita appositamente per permettere di lasciare, totalmente protetti, i neonati da parte delle mamme in difficoltà nel pieno rispetto della sicurezza del bambino e della privacy di chi lo deposita. In luogo facilmente raggiungibile, garantisce l’anonimato della mamma che vuole lasciare il bambino ed è dotata di una serie di dispositivi (riscaldamento, chiusura in sicurezza della botola, presidio di controllo h 24 e rete con il servizio di soccorso medico) che permettono un facile utilizzo e un pronto intervento per la salvaguardia del bambino.”
Con questo non si vuole incentivare l’abbandono del nascituro, ma, a fronte di una tragedia come la morte di un neonato, con tutte le conseguenze del caso, l’aiuto che può dare una rete di questo tipo è impagabile.
Leggiamo sulle pagine dei giornali le dichiarazioni dei presidenti di Caritas Ambrosiana, Centro di Aiuto alla Vita e di Movimento per la Vita che esprimono solidarietà e spiegano il loro costante impegno su questa tematica.
Noi ci chiediamo però se su questo tema l’amministrazione comunale possa fare di più.
Magari semplicemente evitando di insistere sulle solite e stucchevoli politiche “green” che poco interessano alla gente comune, evitando quella assidua incentivazione di piste ciclabili, monopattini, biciclette elettriche e parchi cittadini, cercando invece di essere molto più attenta alle madri in difficoltà ed alla vita nascente supportando le organizzazioni pro life.
Questi temi non devono essere utilizzati solo per propaganda politica, ma ci vuole un intervento fattivo anche a livello di informazione, sperando che non si ripetano le gogne mediatiche avvenute nelle scorse settimane quando, in un caso analogo, un bimbo come il piccolo Enea è stato salvato a Milano grazie ad una di queste culle presso l’Ospedale Mangiagalli nella mattina della Santa Pasqua.
Scegliamo la Vita, utilizziamo questo slogan che ci vedrà il 20 maggio a Roma in difesa della vita nascente, e cerchiamo di arginare quella visione mortifera della politica dello scarto, legata come sappiamo a temi non cattolici.