Boscia (Medici Cattolici): “La vita umana non è carne da commercio”

di Bruno Volpe

UNA DISCUTIBILE PROPOSTA DELLA REGIONE PUGLIA

“La vita umana non è carne da commercio, nutro preplessità”.

È questo l’affondo del professor Filippo Maria Boscia, barese, Presidente Nazionale dei Medici cattolici, che commenta in questa intervista la proposta della Regione Puglia di dare 5.000 euro alle donne in fragilità economica per evitare la scelta abortiva.

Professor Boscia, che ne pensa della proposta della Regione Puglia?

“Nutro qualche dubbio. La vita umana non è mai carne da commercio. Iniziative simili mi ricordano scelte commerciali come la rottamazione o gli incentivi, insomma hanno una connotazione economica che non si addice al valore della vita umana che è sacra e inviolabile dal momento del concepimento sino alla sua fine naturale. Naturalmente vale lo stesso ragionamento per l’eutanasia”.

Che cosa intende dire?

“Semplicemente che la vita umana non può e non deve essere oggetto di commercio. Questa misura ricorda il detto tipicamente barese, dei pochi, maledetti e subito, rivolti ai soldi. Al contrario, una visione sana del problema, dice che la vita va sostenuta e protetta incentivandola. Questa è una vera svolta di civiltà: gli aiuti alle donne, nel senso di welfare, mense, asili nido. La politica ha il dovere di risolvere questo problema in modo sorridente, senza inutili contrapposizioni, comprendendo la donna. Bisogna rispettare sempre la centralità della vita umana, evitando discriminazioni tra ricchi e poveri”.

Cos’è utile a suo avviso?

“A mio avviso è utile portare avanti un nuovo e saggio femminismo, dimostrando amore per la donna in gravidanza, capirla ed aiutarla nel suo percorso di vita”.

Torniamo alla proposta della Regione…

“Non la condivido anche perché potrebbe, dico potrebbe, incentivare i furbetti del contributo. Un poco come avviene alle mense Caritas dove non sempre vanno davvero tutti coloro che hanno bisogno del pasto”.

Che cosa rappresenta l’aborto?

“E’ un segno di inciviltà, e un grido di aiuto che spesso non viene ascoltato. Bisogna risvegliare prima di tutto le coscienze e non possiamo venirne fuori con un banale incentivo economico. Non prezzolare, ma educare”.

Da medico, l’aborto segna la donna?

“La donna che abortisce ne porterà per sempre le conseguenze, è una ferita che si trascina avanti per tutta la vita e non si rimargina. È una esperienza traumatica. Ricordo che non sempre la donna ha più gravidanze e ci sono quelle alle quali capita una sola volta. L’aver abortito e aver rinunciato a quella opportunità rimane impresso per sempre e crea turbamenti. Negare il diritto alla vita è una barbarie e bisogna ricordare che l’embrione è già vita”.

Cremazione, da medico cattolico che pensa?

“La Chiesa la permette, ma lasciatemi dire alcune cose. Serve nelle intenzioni ad anticipare il disfacimento del corpo, ma non ha funzione educativa. Mi domando: con la cremazione, che senso ha il camposanto dove riposano i corpi che attendono la resurrezione? Il corpo è da rispettare e da venerare anche quando è scheletro. La cremazione, invece, porta alla vaporizzazione. A mio avviso è più sociale venerare il corpo che merita rispetto. Aggiungo che diventa problematico, in chiave di credenti, dopo la cremazione, pensare alla resurrezione della carne”.

 

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