Satana e l’immortalità: Gundar e il Diavolo

Satana e l’immortalità: Gundar e il Diavolo

di Francesco Bellanti*

Il DIAVOLO NELLA LETTERATURA: DAL LIBRO “IL VILLAGGIO DEGLI IMMORTALI”

Un personaggio, Gundar, ha la formula dell’immortalità ed è tentato dal Diavolo – o forse uno che si spaccia per il diavolo –  per averla in cambio dell’immortalità…

Notte. Gundar osservava dalla finestra le deboli luci di Ramulia Valmenna. Fumava. Aveva un bicchiere con del whisky fra le mani. Aveva da poco fumato un po’ di hashish. All’improvviso, gli parve di sentire come un fruscio, un appena percettibile sussurro. Si girò, guardò distrattamente in salotto, gli sembrò di intravedere un’ombra. Non ci fece caso, si girò e continuò a osservare il piccolo, tenebroso mondo del villaggio. Poi, come d’istinto, tornò a guardare verso il salotto e vide un uomo seduto su una poltrona. Si avvicinò. Spense la sigaretta. Riconobbe l’uomo. Credette di riconoscerlo.
– Che ci fai qui, Segundo Morales? Come sei entrato?
– Non sono Segundo Morales.
– Ah, no? E chi saresti?
– Il Diavolo.
– E io sono Gesù Cristo.
Gundar sorrise. Accese un’altra sigaretta. Si versò due dita di whisky. Cominciò a sorseggiare.
– Tu non bevi, vero Morales?
– No, non bevo. E non fumo. Ma non sono Morales.
– Va bene, sei il Diavolo. Dopo aver conosciuto il mio fantasma e il mio angelo custode, non mi meraviglio più di nulla. Però, mi sarei aspettato un Diavolo un po’ diverso. Non uno spagnolo coi baffoni neri e il volto abbronzato.
– Non so come hanno fatto il tuo fantasma e il tuo angelo custode, personalmente credo che siano degli impostori. Per quanto mi riguarda, invece, io dovevo assumere un volto familiare per passare inosservato qui per alcune ore. E per non incuterti paura. Sono arrivato ieri sera. Ho lasciato l’automobile un po’ fuori dal paese, nascosta nel bosco. Ho approfittato di una costipazione del vero Segundo Morales.
– Continua pure, tanto io non ti crederò mai. Capirai: un diavolo che guida l’automobile! Roba da film americano!
– L’ebbrezza della guida, Gundar: non l’avevo mai provata. E poi, come dovevo presentarmi, eh, Gundar? In forma di animale? Come un topo, un pipistrello? Come un caprone che puzza di zolfo? Con le corna e la coda, e il forcone? O magari come una biscia, la mala striscia, leccando come bestia che si liscia? Eh, ricordi? Dante, il tuo Dante, il purgatorio. Oppure sotto forma di locusta, di verme che mai si riposa, di serpente antico? Come il figlio delle tenebre, l’Anticristo, la Bestia dell’Apocalisse che sale dall’abisso? Come la Morte sul cavallo pallido? Come la Grande Meretrice, Roma, la Grande Babilonia? Come il principe apocalittico del cosmo? Come il grande dragone…
– Apparve ancora un altro segno nel cielo: ed ecco un gran dragone rosso, che aveva sette teste e dieci corna e sulle teste sette diademi. La sua coda trascinava la terza parte delle stelle del cielo e le scagliò sulla terra… Apocalisse, 12:3-4.
– Conosci a memoria la lezione.
– Sono preparato. Mi sono fatta una cultura su queste cose. Cerca di non sbagliare, e di non fare troppo il saputello, Segundo Morales. Di Caceres, Spagna. Esperto di cultura popolare. O chi diavolo tu sia.
– Non scherzare, Gundar: io sono veramente il Diavolo.
– Ah, sì? Allora dimmi qual è il tuo vero nome.
– Ho avuto mille nomi, Gundar, prima di diventare Satana. Al principio dei tempi ero Stn, poi diventai Ha-satan, Satanas, Satanasso il nemico, Sataniel o Samhazai ladro del Cielo, infine Satana il grande avversario. Poi fui Abbadon, Apollyon l’Angelo Sterminatore. Oh, quanti nomi ho avuto! Baal il corruttore, Belial delle tenebre, Belzebù, Beelzebub, Ba’al zevuv, Belzebub, Beelzebul, Ba’al zvul Signore delle mosche, spirito immondo, Beliar senza valore, padre della menzogna!
– Poi ti chiamarono – almeno così ti ho conosciuto io – Belfagor, Mefistofele, Woland, Demonio, Diavolo, Diabolos. Oh, quanta letteratura! Ti chiamarono Iblis il negatore, Shaitan orrido dai piedi caprini Signore dell’Inferno, il lusingatore, colui che ha tentato i profeti, che ha fatto bella ogni turpitudine sulla Terra! Sei stato Asura portatore del mondo di tenebre e di illusione, della trascinante magica illusione, della felicità inesistente, Vrta drago serpente che non fa piovere, Pishaca lèmure che divora la carne dei cadaveri, Arbudi spargitore di morte dei nemici, Nergal il distruttore, Mara tentatore del Buddha, dell’Illuminato!
– Oh che musica, che poesia, Gundar! Con quanti nomi ho attraversato gli oceani del tempo, territori inesplorati, spazi senza confini, civiltà superbe! E sono sempre qui, ancora io: il Diavolo.
– Conosco anche la straordinaria potenza delle tue legioni e dei tuoi eserciti. E i tuoi generali: Belial angelo bellissimo e facondo e Agares dell’ordine delle Virtù, che insegna tutte le lingue e consegna prebende, ha un impero di 80 legioni. Astarotte duca grande e forte, angelo deforme, dall’immane fetore. Asmodeo re grande forte e potente con tre teste a forma di uomo toro ariete, che insegna matematica e astronomia. Gaap che insegna filosofia e arti liberali, che trasporta gli uomini e conosce il tempo. Scox cicogna, mentitore, che porta via vista udito e intelletto e denari. Furcas guerriero su pallido cavallo, che insegna logica, chiromanzia e piromanzia. Murmure guerriero duca e conte, che appare preceduto da grandi trombe. Balam delle Dominazioni, risponde sul tempo, re grande e terribile con teste di toro uomo ariete, coda di serpente e occhi fiammeggianti. Bael che rende invisibili e sapienti. Alocero duca grande e forte guerriero, su gran cavallo, insegna astronomia, ha testa di leone e occhi fiammeggianti.
– Oh yes!
– E poi Vual duca grande e forte dromedario, grande e terribile, delle Potestà, procura l’amore delle donne. Phoenix gran marchese uccello fenice, con voce di bambino e dolcissimo canto, poeta ottimo e facondo. Bytru leopardo con ali di grifone, accende gli uomini d’amore per le donne, lussurioso le spoglia e ne rivela i segreti. Paymon dei Cherubini che dimora in Aquilone su un dromedario con volto di donna, che conosce l’ordinamento del mondo e che cosa sia l’abisso e dove il vento si dispiega e da dove venga. Byleth re grande e terribile cavalca un cavallo pallido preceduto da trombe, sinfonie e musiche sublimi, gonfio d’ira e di furore, tutte le forze del male…
– E Malebranche e Malacoda, e Barbariccia, Draghignazzo, Ciriatto, Graffiacane, Calcabrina, Alichino, Cagnazzo, Libicocco, Farfarello, Rubicante, Scarmiglione… Hai dimenticato l’inferno di Dante, Gundar. La verità è, però, che io sono tutto questo, ma sono anche altro.
– Altro che? Qual è la verità?
– La verità è che io sono l’Angelo ribelle, il Cancellato dai cieli, il Cacciato dal paradiso. Un tempo ero l’angelo più bello, più pieno di splendore, il più perfetto, il più vicino a Dio, simile all’Altissimo. Mi chiamarono l’Eosforo, la Torcia dell’Aurora, il Figlio dell’Aurora, la Stella del mattino, il Pianeta Venere, il Portatore di Luce: il mio nome era Lucifero.
Gundar prese una Bibbia che aveva sul tavolo del salotto. La aprì, lesse.
– Come mai sei caduto dal cielo, Stella del mattino, figlio dell’Aurora? Come mai sei stato messo a terra, tu che eri Signore delle Nazioni? Eppure tu dicevi in cuor tuo: ‘Io salirò in cielo, innalzerò il mio trono al di sopra delle stelle di Dio; mi siederò sul monte dell’assemblea, nelle parti più remote del settentrione; salirò sulle sommità delle nubi, mi farò uguale all’Altissimo’. E invece sei stato precipitato negli inferi, nelle profondità dell’abisso! Isaia 14:12-14. Non ti chiami più Lucifero?
– Dopo che mi sono ribellato a Dio, il mio nome è stato cancellato per sempre, non ho più nessun nome. Il mio vero nome nessuno lo saprà mai. Nemmeno io. Solo Dio sa il mio nome.
– Quanti ti vedono ti guardano fisso, ti osservano attentamente. È questo l’individuo che sconvolgeva la terra, che faceva tremare i regni, che riduceva il mondo a un deserto, che ne distruggeva le città, che non apriva ai suoi prigionieri la prigione? Isaia 14, 16-17. Chissà, forse non sei il Demonio, ma il re di Babilonia.
– Non scherzare, Gundar. E soprattutto, non fumare. E non bere più: sii presente a te stesso. Ti stai distruggendo la vita. Io sono il Demonio.
– Perché ti sei ribellato a Dio?
– Volevo farmi uguale a Lui. Non era giusto che uno solo avesse tutto il potere su un universo così sterminato. Credetti di essere più potente e grande di Dio, peccai di superbia e andai incontro alla mia rovina. Radunai eserciti di angeli e mossi guerra a Dio ma fui vinto e caddi nell’abisso, l’inferno si spalancò sotto di noi, fummo scaraventati al centro della Terra. Lontano dalla luce di Dio, persi per sempre il mio vero nome e divenni l’orrido Demonio. Ti basta questo?
– E ci fu una battaglia nel Cielo: Michele e i suoi angeli combatterono contro il Dragone. Il Dragone e i suoi angeli combatterono ma non vinsero, e per loro non ci fu più posto nel Cielo. Il gran Dragone, il serpente antico, che è chiamato Diavolo e Satana, il seduttore di tutto il mondo, fu gettato giù: fu gettato sulla terra, e con lui furono gettati anche i suoi angeli. Apocalisse 12,7-9. Ti ha fregato l’invidia. O forse la vanità. No, non mi basta questo. Dimmi la verità.
– No, non mi ha fregato solo l’orgoglio, Gundar. Io non riuscivo a pensare me come uguale agli altri, è vero. Ma io riflettei anche sul mondo e sulla creazione, fui il primo. Sì, Gundar: da me comincia la storia. Vidi nella creazione una menzogna di Dio, un inganno per giustificare la sua egemonia. Sì, lui era il più grande, ma è stato un impostore, ha agito con la menzogna, è stato ingannevole, ingiusto. Ha messo l’uomo in gabbia, contro la verità e la natura. Nella sua mente erano già tutta la violenza, tutta la ferocia dell’esistenza, tutta la brutalità del tempo. Io inchiodai Dio sulle sue colpe, io riflettei, solo io ho dato un senso alla storia, alla civiltà umana. Io ho creato la Storia.
Gundar continuava a leggere la Bibbia.
– Così parla il Signore, l’Eterno: … eri pieno di saviezza, di una bellezza perfetta; eri in Eden, il giardino di Dio; eri coperto d’ogni sorta di pietre preziose… tamburi e flauti erano al tuo servizio, preparati il giorno che fosti creato. Eri un cherubino dalle ali distese, un protettore. Ti avevo stabilito, tu stavi sul monte santo di Dio, camminavi in mezzo a pietre di fuoco. Tu fosti perfetto nelle tue vie dal giorno che fosti creato, finché non si trovò in te la perversità. Per l’abbondanza del tuo commercio, tutto in te si è riempito di violenza, e tu hai peccato; perciò io ti caccio via, come un profano, dal monte di Dio, e ti farò sparire, o cherubino protettore, di mezzo alle pietre di fuoco. Il tuo cuore si è insuperbito per la tua bellezza; tu hai corrotto la tua saggezza a causa del tuo splendore; io ti getto a terra, ti do in spettacolo ai re… Tutti quelli che ti conoscevano fra i popoli restano stupefatti al vederti; tu sei diventato oggetto di terrore e non esisterai mai più. Ezechiele. 28:12-19. Sì, ti ha fregato la superbia.
– Ma anche un senso di giustizia, Gundar.
– L’orgoglio, ti ha fregato l’orgoglio. Il padre di tutti i mali.
– Va bene, credi a quello che vuoi. Ma non farmi più la lezioncina. Posa quel libro, e non parliamo più di queste cose.
– Come vuoi. Ma tu hai sbagliato.
– Sì, Gundar. Ma perché io – te l’ho detto – ero già l’uomo moderno, io sono l’uomo moderno, coi suoi dubbi, le sue debolezze, la complessità della sua anima. Solo chi sbaglia cresce. Io ho introdotto la morte e il male, ma ho introdotto anche la vita. Io ho tolto l’uomo dalle catene della schiavitù, io ho dato la conoscenza. Ho tolto l’uomo dall’ignoranza e dall’oppressione di un Dio tiranno. Io sono l’energia dell’universo, il fuoco, la luce, il pensiero, la lotta, la libertà, l’indipendenza, la vita.
– Un eroe moderno, dunque.
– Sì, Gundar: un eroe moderno. Io sono l’eroe romantico, sono la passione, il caos, il sentimento. Lui è l’arida ragione, il calcolo, l’ambizione, l’egemonia. Il bene, l’ordine, il kosmos, sono dei pretesti. Io ho lottato a causa dei miei dubbi e delle mie debolezze, per vincere i miei dubbi e le mie debolezze. Io sono l’onore e l’indipendenza contro il dispotismo e l’arroganza. Io sono l’uomo moderno, Gundar. Tutto il resto sono chiacchiere. Io ho anticipato la modernità. La mia sete di conoscenza, il mio orgoglio…Voi non lo avete mai saputo, o avete fatto finta di non saperlo, ma siete stati sempre dalla mia parte. Non dimenticarlo, i più grandi poeti si sono innamorati di me. Dante, Goethe, Milton… Chi ha voluto parlare di Dio in realtà ha voluto parlare di me, è stato del mio partito.
– John Milton ha mostrato simpatie per la tua vicenda forse perché la fallimentare ribellione di Oliver Cromwell lo fece avvicinare ai perdenti, a chi sperimenta un ideale fallito.
– No, Gundar, non tentare interpretazioni raffinate. Milton ha capito la modernità. La teologia cristiana è insufficiente, inadeguata a decifrare il mondo.
– Un eroe moderno.
– Sì, Gundar: puoi ben dirlo ancora. Che cos’era il Giadino dell’Eden prima di me? Un luogo, uno spazio senz’anima. Una solitudine tremenda. Io ho portato Adamo ed Eva sulla Terra, ho creato le passioni, il sesso, la sensualità, l’amore per l’arte, il vero amore. Io ho formato il carattere, la personalità degli uomini, io ho forgiato i popoli, io ho creato la Storia. Solo attraverso di me l’uomo ha conosciuto sé stesso, la sua bellezza, la sua profondità. La mia caduta è la nascita dell’uomo.
– Tu parli così perché in realtà soffri ancora della caduta dal Giardino dell’Eden. Tu hai nostalgia del paradiso perduto.
– Io non sono mai stato nel Giardino dell’Eden, ma ho attraversato tutti gli oceani del tempo, ho popolato tutti gli spazi sterminati dell’universo, lo spazio e il tempo in cui Dio è stato assente.
– Tu hai portato il male.
– Il male non l’ho creato io, ma Dio, concedendo all’uomo il libero arbitrio. Ma Dio ha creato il male per trarre da esso il bene, e spesso si è servito di me. Anzi, io sono stato il più grande e intelligente strumento di Dio per questo suo progetto. Anch’io sono una vittima del libero arbitrio. Ma ormai non ha senso piangere sul latte versato. Perché io sono vicino alla vittoria finale.
– Sì, forse hai ragione. Forse sei veramente vicino alla vittoria finale. Con la concessione della superbia e dell’orgoglio, del potere, del successo e della ricchezza, e di mille altre tentazioni, tu hai distolto l’uomo da Dio, hai diviso l’uomo da Dio, dagli altri uomini, ed anche da sé stesso. Hai ormai distrutto la famiglia, le comunità, i valori della società, attraverso le guerre e i conflitti sociali hai abbattuto gli Stati e le Nazioni, hai costruito un mondo senza Dio. Quanti uomini hai corrotto, uomini che hanno segnato la Storia! Ti sei nutrito dell’anima di Capi di Stato, di re e imperatori, di condottieri, poi di scienziati, filosofi, poeti, scrittori, artisti, intellettuali, religiosi, predicatori! E quante generazioni hai consegnato alla violenza, alla droga, alla lussuria, al tradimento, all’omicidio! Hai riempito di male ogni più piccolo spazio, ogni più piccolo tempo della Storia, hai inondato di male il tempo come un lento fiume di pianura, come una cascata, come un torrente vorticoso. Hai lasciato dietro di te una devastante scia di dolore e di sangue. Sì, hai vinto, questo millennio e questo pianeta sono perduti.
– Quello che tu chiami male è la possente forza della vita, della straripante energia che pullula nell’universo, la luce di un mondo altrimenti privo di senso. Se non ci fossi stato io, ci sarebbe stato un universo sterminato travolto dalla solitudine e dal silenzio.
– Già. È stato meglio avere migliaia di guerre e miliardi di uomini sterminati, persecuzioni, razzismi, genocidi, bombardamenti, occupazioni militari, sfruttamenti, sopraffazioni. Ma il tuo capolavoro è stato Hitler.
– Oh, Adolf! Il mio adorato Führer! Adolf Hitler! Oh, meravigliosa creatura! Il suo nome è una musica sublime che percorre le vie gloriose della Storia! Con lui ho conquistato un intero secolo! No, un millennio! Un intero pianeta! Sentirete parlare di lui ancora per migliaia di anni. Io che ho comandato eserciti immensi, io che ho attraversato gli oceani del tempo, non ho mai avuto conquista migliore! Il mio progetto più sublime! Il mio tempo, il mio spazio più superbo!
– Ne puoi essere fiero…
– Ma questo è niente, Gundar. Tu ragioni in piccolo, la tua visione delle cose è – lasciamelo dire, senza offesa – limitata. Nel mio carnet io ho milletrecentododici Hitler e duemilaottantasei pianeti conquistati. Questo solo nella via Lattea. Delle altre galassie e costellazioni aggiornerò la situazione alla fine dell’anno. Però ho ancora tanto da fare nell’universo. Sai, esso è grande nove volte più di quello che voi vedete.
– Mi fa male la testa.
– Però…
– Però?
– Però, devo riconoscere che l’immortalità è nata da una distrazione.
– Una distrazione?
– Sì. Prima di tutto di Dio, che, negli anni della seconda guerra mondiale, doveva essere molto impegnato altrove. Le prime ricerche sull’immortalità cominciano durante il Nazismo, nei campi di concentramento. Allora si fecero esperimenti su esseri umani che poi non si poterono fare più. E già questo sarebbe sufficiente per rendermi amara la vittoria: non mi piace approfittare delle distrazioni degli altri, la lotta deve essere ad armi pari. Non si può vincere così.
– Dio era distratto.
– Sì.
– E poi?
– E poi anch’io mi distrassi. Ero troppo esaltato in quel tempo. Esaltato dal Nazismo, da Hitler, Göring, Goebbels, Himmler… Fu un tempo terribile, fu un tempo di nessuno.
– Distratto anche tu.
– Sì, Gundar… Non ci ho riflettuto abbastanza. Mi sono data la zappa sui piedi, perché l’immortalità in realtà è contro i miei interessi. Avrei dovuto fermare tutto subito. E sì che tutto allora era in mio potere.
– È la prima volta che sento parlare del Demonio distratto. Di un Dio distratto sì, ho sentito parlare qualche volta.
– Già.
– Va bene. Ora, chiunque tu sia, dimmi che cosa vuoi da me, perché sei venuto. Che cosa cerchi da un fallito come Teodoro Gundar? Che cosa te ne faresti?
– Infatti: non me ne farei niente.
– E allora perché sei venuto da me?
– Lo sai, Gundar, non fare il babbeo.
– Ho capito, anche tu sei venuto da me per la formula dell’immortalità.
– No, Gundar, l’immortalità in sé non mi interessa. Io sono già immortale. Finché esisterà Dio, esisterò anch’io. Vuoi forse negare l’immortalità di Dio?
– Per carità! Con tutti i problemi che ho! E che cosa vorresti che io facessi?
– Questa dell’immortalità è una faccenda che non va portata a termine. Devi distruggere tutto, anche l’idea.
– Perché?
– Ma perché l’immortalità degli uomini sarebbe la mia rovina. Te l’ho già detto. E se è la mia rovina, è anche quella di Dio. La cosa è ancor più grave perché potrebbe propagarsi in tutto l’universo. Pensa te, un universo di immortali!
– Sì, anch’io sono un po’ distratto. Me lo hai già detto. Ma perché sarebbe la tua rovina?
– Ascolta, Gundar. Un’umanità di immortali sarebbe devastante per tutti. Non ci sarebbe più ambizione, non ci sarebbero più lotta, desiderio di gloria, di superamento, di conoscenza, non ci sarebbe più progresso. Verrebbero a mancare il fuoco, la passione, il sentimento, l’amore, la bellezza, l’amore per l’arte, la luce, l’intelligenza, la vita, l’energia dell’universo. In una parola: non ci sarebbe più la Storia.
– Beh, in effetti, non hai tutti i torti. Un immortale, uno che ha davanti a sé un tempo infinito, rimanderebbe tutto all’infinito. Non avrebbe nessuna aspirazione, nessun sogno, non ci sarebbe competizione, non ci sarebbero l’ebbrezza della lotta, la sfida alla possibilità dell’errore, del male. Non ci sarebbe il Male.
– Bravo, Gundar, cominci a ragionare. Non ci sarebbe il Bene, dico io. Non ci sarà più un tempo in cui in pochi decenni vivranno insieme Leonardo e Michelangelo, Tiziano, Raffaello, Machiavelli e Ariosto… oppure Einstein e Fermi, Freud e Pirandello, etcetera, etcetera…
– Sì, sì. Oppure Stalin e Hitler, Franco e Mussolini, e Himmler, Goebbels, Göring…
– Ascolta, Gundar. Mi devi consegnare la formula dell’immortalità. Io faccio parte del progetto di Dio, anche io copro gli spazi sterminati dell’universo. Io non posso perdere, Gundar. Io non sono il comandante di un esercito in ritirata che violenta, uccide, devasta tutto ciò che incontra! Io non posso permettermi di perdere questo pianeta, o qualche costellazione, se non addirittura l’intero universo. Guardami, Gundar: tu hai davanti la forza, la vita, l’incubo che sconvolge la mente, la follia che può esplodere all’improvviso, che azzanna la vita, che fa esplodere i sensi.
– Dunque, anche tu fai parte del progetto di Dio.
– Io sono il progetto più grande di Dio. Io, Lucifero, il più grande degli angeli, il più grande dei pensieri di Dio, io sono il suo più grande pensiero d’amore, la più grande realtà, la più grande persona, il più grande spirito, il più grande uomo. Io sono stato voluto da Dio, sono stato conosciuto, amato da Dio, Dio mi ha circondato e guidato in ogni istante. Sì, io sono stato il più grande dei progetti di Dio, l’angelo custode che ha fondato, che ha accompagnato l’umanità. Quando il tempo non esisterà più, quando non esisteranno più il prima e il dopo, ecco quello sarà il momento del pieno appagamento e della più grande gioia, l’immergersi nell’oceano dell’infinito amore, nell’abbraccio della totalità, nella vastità dell’essere!
– Tu mi stai tentando, tu sei il Demonio, e il Demonio non può essere dalla parte di Dio!
– No, Gundar. Ascoltami. E non riprendere a fumare e a bere. Ascoltami. È come ti dico. Verrà un momento, un solo momento, in cui il tempo e l’universo saranno consumati, un tempo in cui non vi saranno più i mondi, i popoli e le nazioni, e le generazioni e le stirpi, un tempo in cui Dio vincerà e porterà a termine il suo progetto. In questo momento decisivo, per tutto il tempo possibile, passato, presente e futuro, la gloria e la bontà del Dio eterno e misericordioso si estenderanno in tutte le cose, in ogni più riposto angolo dell’universo! Allora tutti i peccatori saranno salvati e il Male non potrà più esistere. Ecco, quello sarà pure il mio momento più alto. Io, Lucifero Portatore di Luce, il più grande dei peccatori, sarò allora il più grande dei salvati, io, il più grande dannato del tempo, con tutto il mio male, mi dissolverò nel bene dell’eternità. Perché io, l’Angelo caduto, consegnerò la Storia a Dio, e spanderò il mio profumo angelico in tutte le regioni dell’universo!
– Non mi tentare, Demonio malefico. Vade retro, Satana.
– Dammi la formula dell’immortalità, Gundar.
– Ed io che cosa avrei in cambio?
– Avrai la fama e la gloria poetica. Avrai l’amore e il benessere, la salute. Tutto ciò che hai sempre cercato. E soprattutto lascerai un buon nome ai tuoi discendenti. Un buon nome è preferibile a un olio profumato, e il giorno della morte è meglio del giorno della nascita. Ecclesiaste 7:1.
– No, Lucifero. Meglio un’eternità di merda, anche da solo, che trenta anni di gloria.
– Sei un perdente nato, Gundar. Non hai fantasia, non hai immaginazione. Io posso darti la facoltà di penetrare nella verità fantastica del cosmo, nell’unità mistica dell’universo, io posso aprirti le porte dell’infinito. Mentre Dio può cancellarti in ogni istante. Se cambi idea, sai come trovarmi. Ma cambiala subito. Tu sei dalla parte sbagliata della Storia, Gundar.

 

* Da: Francesco Bellanti, Il villaggio degli immortali,
Lulu.com, New York, 2022

 

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