La Destra, questa sconosciuta

La Destra, questa sconosciuta

di Pietro Licciardi

SECONDO LO STORICO MARCO CIMMINO ESSERE DI DESTRA SIGNIFICA CERCARE DI ESSERE UNO SCOGLIO CONTRO LA MAREGGIATA DELLA DISTRUZIONE TOTALE DI TUTTI I VALORI

Cos’è la destra? In Italia esiste, o è mai esistita, una destra? Domande alle quali Informazione cattolica ha già tentato di rispondere ma sulle quali oggi interroga lo storico di fama internazionale: il professore Marco Cimmino, il quale collabora con diverse testate, è autore di numerosi libri e saggi oltre ad essere un apprezzato conferenziere avendo partecipato a numerosi incontri su argomenti anche non strettamente storici.

Dottor Cimmino, cos’è la destra? Personalmente quando penso alla destra mi torna alla mente la celeberrima definizione del conte Clemente Solaro della Margarita, ministro di Carlo Alberto di Savoia: «Una sola è la Destra, e vi appartengono tutti coloro che la Religione, il bene e la gloria dello Stato hanno in mira».

La definizione savoiarda è un po’ datata in quanto veniva dopo la figuraccia di Carlo Alberto nel 1821, il quale cercava di recuperare punti di fronte al cattolicesimo austriaco. Giusto per restare in ambito ottocentesco farei piuttosto mie le parole di Madame de Staël secondo la quale essere di destra è un modo di percepire il mondo e le cose. Sostanzialmente è un atteggiamento dello spirito. Oggi poi l’essere di destra credo si sia staccato ancora di più dall’idea dell’emiciclo parlamentare; non ha più nulla a che vedere né con la destra cavouriana e men che meno con la destra fascista del secondo dopoguerra. Oggi essere di destra forse si riavvicina al concetto ottocentesco di Dio, patria e famiglia. Forse essere di destra significa cercare di essere uno scoglio contro la mareggiata della distruzione totale di tutti i valori la quale, come tutte le rivoluzioni un po’ insensate, rischia di buttare via il bambino con l’acqua sporca.

Detto questo, in Italia è mai esistita una vera destra, dall’Unità ad oggi?

Una destra nel senso Tory, inglese, credo proprio di no perché noi abbiamo una tradizione filosofica, etica e religiosa completamente diversa. Credo che quello che è mancato all’Italia per avere una destra di quel tipo siano gli uomini. Io ho sempre sostenuto – scontrandomi anche con importanti esponenti della destra politica – che la destra in Italia abbia un problema umano e non ideologico. Ovvero c’è un problema di qualità delle persone. Se vogliamo restare sul piano meta-religioso in altri paesi, con altre tradizioni, questo si avverte meno; in parte per il discorso del sacerdozio universale e di responsabilità che caratterizza il mondo protestante, dove c’è maggiore serietà. Mi viene da dire che l’uomo di destra è innanzitutto un individuo di destra, con un atteggiamento ”religioso” che riguarda la propria coscienza.

A scuola si apprende che nei parlamenti pos-unitari vi era una destra e una sinistra. Possiamo ritenere che allora vi fosse una vera destra?

Dal 1861 in poi il concetto di destra e sinistra è stato semplicemente di contrapposizione: erano di destra quelli che non erano di sinistra, che sembra banale ma in realtà è l’espressione delle due classi – utilizzo a malincuore un termine marxista – allora dominanti: da una parte la casta nobiliare e militare, pensiamo ai primi ministri che erano anche generali come Menabrea o La Marmora; dall’altra la sinistra che per autodefinizione era il gruppo parlamentare degli avvocati, ovvero della borghesia colta, la quale ha avuto anche dei meriti sul piano culturale e sociale ma che poi si è trovata a perseguire – penso all’età crispina e poi giolittiana – gli interessi di coloro che si chiamavano i signori dell’acciaio. La destra di allora era certamente fatta di galantuomini, anche se non sempre particolarmente svegli e liberi da pastoie veteroconservatrici. Ma la sinistra è quella che ha inventato la commistione di interessi fra l’economia e la politica. Quindi né l’una né l’altra corrispondevano ad un ideale astratto, diciamo platonico, di conservatori e progressisti essendo viziati da una sorta di tara ereditaria, che definirei italiana.

Pensando sempre ai parlamenti post-unitari tra l’altro questi erano monopolio della Massoneria, che sicuramente non è di destra, avendo animato di fatto la Rivoluzione francese, che è senz’altro da considerare di sinistra…

Nel nostro Risorgimento, che è stato prevalentemente massonico, la Massoneria prima di essere patriottica era anticlericale e ferocemente contro la Chiesa cattolica che percepiva come un contendente essendo la stessa massoneria una religione. Purtroppo alla Massoneria dobbiamo anche il fatto del tutto moderno della politica vissuta come religione. Oggi la politica non è più un fatto ideologico, filosofico o culturale ma ha un approccio fideistico e sostanzialmente religioso.

Il termine destra è oggi associato a tutto ciò che è negativo, oppressivo, elitario; mentre il termine sinistra è sinonimo di giustizia sociale, progresso, libertà… Mi pare però che la storia dica piuttosto il contrario, dalla Rivoluzione francese in poi quando la “sinistra” è nata. Lei cosa ne pensa?

Sono d’accordo. Purtroppo bisogna prendere atto che la sinistra ha vinto la guerra delle parole. Se uno oggi dice “democratico” pensa in maniera del tutto inavvertita alla sinistra. Questo vuol dire che la sinistra grazie ai limiti della destra e a un controllo molto attento del vocabolario e degli stereotipi è riuscita a rendere certe parole, che non dovrebbero essere né di destra né di sinistra, di sinistra. Perciò si, sono convinto che la sinistra abbia due aspetti che mi piace indicare: il primo è che certamente la sinistra ha nei confronti delle masse un approccio più formale che sostanziale e, riferendomi alla realtà, la caratteristica principale della odierna sinistra credo sia di cancellare la realtà nel momento in cui questa si contrappone alle teorie. Ovvero, la sinistra manda avanti teorie astratte che se non trovano riscontro nella realtà fenomenica dice che la realtà è sbagliata. Questo fenomeno lo rilevo ad esempio nella questione ancora attuale dell’orsa in Trentino. Il fatto dell’orsa, che tra l’altro è stata messa lì dalla giunta di sinistra, non è affrontata in maniera concreta, tenendo conto della realtà degli abitanti e dei turisti, ma come se esistesse una monade “orso” che bisogna affrontare in maniera teorica; ma siccome nella realtà non si tratta di Yoghi e Bubu ma di un affare di duecento chili dotato di artigli, ecco che la realtà viene negata per passare alla battaglia delle parole; “sto con l’orsa”, “l’orsa che parla ai suoi cuccioli”… come se l’orsa potesse capire le parole di chi le parla.

Purtroppo in questa trappola sembrano essere caduti anche molti cattolici…

Esiste una categoria che io non amo, i cattocomunisti, che sono la vera rovina di questo Paese. Nell’ossimoro del cattocomunismo e della Messa coi bonghi non mi ci trovo tanto. Purtroppo ho una mamma papista che mio ha inculcato certe cose in testa…

Una ultima domanda: secondo lei un cattolico può votare e militare a sinistra?

Se ci pensiamo sulla carta non c’è grande distanza da essere di sinistra ed essere cattolico. Anche quello di sinistra dice che sono tutti suoi fratelli e che vuole fare il bene del prossimo ma poi alla fine col vogliamoci bene, le Ong, gli enti no profit, scopri che quello di sinistra non paga le tasse e si riempie le tasche. Torno a dire che il problema è morale e umano, non ideologico. Entro certi limiti uno può professare la fede ideologica che vuole ma se è cattolico prima di tutto deve professare la fede cattolica, che impone delle scelte. Non si può essere buoni cristiani e contemporaneamente rubare. Noi abbiamo bisogno di una rifondazione ma non politica bensì morale di questo Paese, che però può passare solo attraverso due fattori: la scuola e la famiglia, che sono esattamente l’obbiettivo della sinistra che ha smantellato l’una e l’altra. Chi dovrebbe formare i nuovi italiani? E in questo mi permetto di dire che la Chiesa ha un po’ latitato e fatto un errore – ahimè fin dai tempi di Leone XIII – : anziché essere la guida, corre dietro alle mode sociali e fa l’assistente sociale, che secondo me non è il suo ruolo. Non pretendo certo di fare del catechismo ma la gente secondo me si spetta dalla Chiesa un segnale univoco e una guida. La Chiesa non deve inseguire ma deve precedere.

QUI IL VIDEO DELL’INTERVISTA INTEGRALE

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