Perché Gesù amava parlare alla gente in parabole?

di Andrea Sarra

GESÙ COSA VOLEVA DIRE CON LE PARABOLE?

Leggiamo nei Vangeli che Gesù amava parlare alla gente in parabole raccontando episodi di vita quotidiana che, però, avevano un profondo significato spirituale; difatti, troviamo scritto:Tutte queste cose Gesù disse alla folla in parabole e non parlava ad essa se non in parabole” (Mt 13, 34), oppure: “Insegnava loro molte cose in parabole.” (Mc 4, 2)

Come mai Gesù usava questo linguaggio con la gente? Perché non parlava in maniera esplicita? Infatti, forse, spiegando in maniera chiara il significato delle sue parole, molte persone avrebbero potuto credere e seguire i suoi insegnamenti. La risposta, però, ce la fornisce lo stesso Gesù, come si può leggere in più punti dei vangeli: Mc 4, 10;  Mc 4, 32; Lc 8,9.

Gli si avvicinarono allora i discepoli e gli dissero: “Perché parli loro in parabole?”. Egli rispose: “Perché a voi è dato di conoscere i misteri del regno dei cieli, ma a loro non è dato. Così a chi ha sarà dato e sarà nell’abbondanza; e a chi non ha sarà tolto anche quello che ha. Per questo parlo loro in parabole: perché pur vedendo non vedono, e pur udendo non odono e non comprendono. E così si adempie per loro la profezia di Isaia che dice: Voi udrete, ma non comprenderete, guarderete, ma non vedrete. Perché il cuore di questo popolo si è indurito, son diventati duri di orecchi, e hanno chiuso gli occhi, per non vedere con gli occhi, non sentire con gli orecchi e non intendere con il cuore e convertirsi, e io li risani”. (Mt 13, 10)

Per comprendere il significato di questi versi, dobbiamo riflettere sull’importanza della parola. Ognuno di noi, esprimendosi con le parole, ha un grande potere che può essere sia buono che cattivo: se noi usiamo con gli altri parole gentili e premurose abbiamo il potere di lenire il dolore, di consolare, di rendere felici le persone che ci sono accanto. Invece, se dalla nostra bocca escono parole cattive, noi possiamo distruggere legami, ferire la sensibilità o, addirittura, uccidere moralmente le persone, specialmente quelle più care e vicine a noi.

Ora, se la parola dell’uomo è così potente, immaginiamo cosa può essere la parola di Dio.

Nel prologo di Giovanni si può leggere: “In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio.  Egli era in principio presso Dio:  tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste. “

Noi sappiamo che il Verbo è la Parola creatrice di Dio.

Quanto testimonia Giovanni è magnificamente espresso nel libro della Creazione, al 1° capitolo della Genesi: Dio, con la potenza della sola parola ha creato il mondo – e qualsiasi cosa esista – dal nulla.

La parola di Dio quindi crea dal nulla, trasforma, plasma, converte.

E Gesù, cosa voleva dire con le parabole?

Nella parabola del seminatore (Mt 13, 10-23), la parola di Dio è contemporaneamente seme e seminatore; ma Gesù stesso è parola di Dio ed infatti, ovunque Egli andava, compiva meraviglie: guariva i malati fisici e quelli spirituali, risanava i cuori affranti, risuscitava i morti, apriva gli orecchi ai sordi, gli occhi ai ciechi, convertiva gli indecisi. Solamente con la Sua parola, perché la parola di Gesù è Vita, per chi sa accoglierla.

Pensiamo, ad esempio, a quanto si può leggere in Isaia 55, 10-11: “Come infatti la pioggia e la neve scendono dal cielo e non vi ritornano senza avere irrigato la terra, senza averla fecondata e fatta germogliare, perché dia il seme al seminatore e pane da mangiare,  così sarà della parola uscita dalla mia bocca: non ritornerà a me senza effetto, senza aver operato ciò che desidero e senza aver compiuto ciò per cui l’ho mandata.”

Tuttavia, nonostante Dio sia Onnipotente, in alcune occasioni la Sua parola può non produrre effetto. Perché? Se noi, ad esempio, pensiamo di mettere un telo impermeabile sul terreno, l’acqua può bagnare la terra? Può fecondare i semi? No.

Ed è proprio così che si comporta la parola di Dio con alcuni uomini. Il Signore Dio ha fatto all’uomo un dono grandissimo: la libertà. Egli non ci costringe ad amarlo ma ci lascia liberi di decidere. Siamo solo noi che possiamo opporre, con il nostro rifiuto, un ostacolo al compimento della Sua Parola.

Così, nella parabola del seminatore, Gesù cita Isaia 6,9-10: in tale brano, i Giudei ascoltavano la voce del profeta, quindi di Dio, ma non la mettevano in pratica perché essi ascoltavano solo con le orecchie e non con il cuore. Non lasciavano penetrare in loro stessi la parola di Dio.

Al tempo di Gesù, quando Egli si spostava, una miriade di persone lo seguiva. Oltre ai suoi, c’era gente di tutti i tipi: persone risanate, persone che volevano farsi guarire, quelle che avevano cambiato vita, mercanti, gente che voleva capire come Egli facesse a compiere miracoli, altri che volevano solo coglierlo in fallo per denunciarlo. Dunque, c’erano pure persone a cui la parola di Gesù non interessava ma lo seguivano perché avevano altri scopi.

È per questo che Gesù  ammoniva i suoi discepoli dicendo loro di non perdere tempo con chi non voleva prendere sul serio la Sua parola: “Non date le cose sante ai cani e non gettate le vostre perle davanti ai porci, perché non le calpestino con le loro zampe e poi si voltino per sbranarvi.” (Mt 7, 6)

Ciò significava che c’erano persone ormai talmente convinte delle loro idee (e dei loro falsi idoli) che non avevano alcun interesse a cambiare, o quanto meno a capire.

Quante volte sarà capitato anche a noi di parlare con persone tiepide o non credenti, cercando di avvicinarli e spiegare la parola di Dio, ricevendo in cambio solo derisioni oppure insulti?

È già scritto:

“Non sanno né comprendono; una patina impedisce agli occhi loro di vedere e al loro cuore di capire.” (Is 44,18)

Ed è per questo che si legge anche nella parabola del ricco epulone: “Allora, padre, ti prego di mandarlo a casa di mio padre, perché ho cinque fratelli. Li ammonisca, perché non vengano anch’essi in questo luogo di tormento. Ma Abramo rispose: Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro.  E lui: No, padre Abramo, ma se qualcuno dai morti andrà da loro, si ravvederanno. Abramo rispose: Se non ascoltano Mosè e i Profeti, neanche se uno risuscitasse dai morti saranno persuasi”. (Lc 16, 27-31)

La parola di Dio, perché possa radicarsi nei nostri cuori, va ascoltata profondamente, accolta nel nostro intimo, letta attentamente, meditata e gelosamente custodita.

Chi, invece, non accoglie Gesù, non si fida di Lui o si mostra insensibile, non crederà alle sue parole: come potranno allora esse portare frutti?

Costui dunque non avrà altre possibilità di conoscerlo meglio, anzi gli sarà tolto anche quel poco che ha. Al contrario, a chi accoglie sinceramente Gesù e Lo cerca, Dio farà crescere in lui la Sua Parola ed essa produrrà grandi frutti. Proprio come Maria che accolse la Parola di Dio dall’arcangelo Gabriele ed il Signore compì in lei meraviglie.

Quindi, ognuno di noi dovrebbe essere come Maria e avere un cuore disponibile come quello dei bambini, fidarsi del Signore e credere in Lui ciecamente: solo così si potrà comprendere il messaggio salvifico di Gesù ed ottenere da Lui il miracolo più grande che è la salvezza.

 

Foto di Chil Vera da Pixabay

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