La Genesi: un’eziologia dei grandi enigmi dell’umanità

La Genesi: un’eziologia dei grandi enigmi dell’umanità

di Giuseppe Lubrino 

UN’OPINIONE SUL PRIMO LIBRO DELLA BIBBIA

Dopo l’avvento della teoria dell’evoluzione del britannico Charles Darwin, le recenti conquiste del mondo tecnico-scientifico, il pullulare di informazioni, talvolta, diffuse arbitrariamente e in cattiva fede sul web, la veridicità della Bibbia è stata messa a dura prova. Nel presente articolo si intende porre in evidenza il perenne valore pedagogico-educativo della Sacra Scrittura per l’umanità di tutti i tempi. Ciò, ai fini di riscoprire la dimensione attualizzante del testo biblico così da promuovere un’educazione spirituale che sia capace di ridestare nel cuore dell’essere umano del XXI secolo il desiderio della trascendenza quale fonte perenne di felicità e di appagamento pieno della propria personalità.

A tal proposito, risulta suggestiva la celebre affermazione dello scrittore Julien Green: Soltanto la Bibbia è eternamente giovane, come un torrente di montagna, che rotola da migliaia di anni. Non soltanto essa è più giovane d’ogni altro libro, ma più recente, in testa a tutto ciò che si possa mai scrivere. L’uomo che scriverà tra mille anni è già in ritardo nei suoi confronti. 

A partire da questo presupposto si propone un’introduzione generale al libro della Genesi per i lettori che desiderano accostarsi, adeguatamente, al testo sacro. La Genesi è considerato un libro ispirato sia dall’Ebraismo che dal Cristianesimo. Si indicherà  la varietà dei generi letterari che compongono la narrazione genesiaca poiché sono alla base di una comprensione critica, nitida e corretta del vasto e complesso universo biblico letterario.

Le informazioni e i contenuti di natura esegetica qui esposti sono stati liberamente estratti e rielaborati dai seguenti testi: Umberto Neri, Genesi. Versione ufficiale italiana confrontata con ebraico masoretico, greco dei Settanta, siriaco della Peshitta, latino della Vulgara. Biblia AT, EDB (1 ottobre 1995), pp. 816.  La Bibbia giovane, a cura di B. Maggioni e G. Vivaldelli, Edizioni Ancora (15 febbraio 2012), pp. 1768. Claudio Doglio, La Genesi, appunti in rete. 

Il libro della Genesi è il primo libro della Bibbia, è il primo rotolo della Torah ebraica ed introduce i lettori all’interno della storia sacra tra Dio e l’umanità.  Tale scritto intende mostrare ai fedeli l’azione salvifica di Dio nella storia a favore dell’essere umano in quanto tale. La  Genesi in greco ghènesis significa le Origini: il libro narra delle origini dell’mondo, dell’uomo. Non è una narrazione storica il suo scopo principale è quello di educare e formare alla fede il popolo ebraico nel Dio dei Padri. Pertanto, non ci si può approcciare a tale scritto con l’intenzione di apprendere delle informazioni e delle notizie di carattere storico riguardo l’antichità.

Tale racconto ha, invece, una precisa e chiara finalità formativa. Il libro della Genesi è il frutto di un’ampia tradizione letteraria durata secoli: più racconti sono stati raccolti, armonizzati e redatti fino a giungere nella sua forma attuale. Tuttavia, l’intento teologico dell’agiografo prevale sulla ricostruzione storica dei fatti narrati. Risulta molto utile prestare attenzione all’omogeneità che l’opera ha acquisito nella sua forma finale. Il libro della Genesi è costituito da cinquanta capitoli ma lo si può strutturare in tre grandi parti riferendosi a tre generi letterari differenti: cc. 1-11; cc. 12-36; cc. 37-50. 

La prima sezione è formata dai capitoli 1-11 ed è un racconto mitico eziologico metastorico. Narra delle origini dell’universo, del mondo e dell’uomo e fornisce una risposta universale ai grandi interrogativi circa l’origine del male, del dolore, della sofferenza, della violenza e dell’odio. L’autore sacro ricerca le cause primordiali del male e attraverso un linguaggio mitico (strumento filosofico per comunicare una verità universale), fornisce una precisa visione dell’mondo, dell’uomo, della vita e né rintraccia il senso ultimo e profondo. La seconda sezione composta dai capitoli 12-36 riguarda la storia dei Patriarchi e appartiene al genere letterario delle leggende familiari.

Tali racconti affondano le loro radici nella notte dei tempi, si basano su tradizioni orali e racconti popolari e perseguono uno scopo didattico: dimostrare l’origine del popolo ebraico narrando le gesta e le opere, dei suoi antenati: Abramo, Isacco e Giacobbe. Nei capitoli finali 37-50 si trova il racconto di Giuseppe figlio di Giacobbe che – molti studiosi – inquadrano nel genere letterario sapienziale. (La Bibbia giovane, a cura di B. Maggioni e G. Vivaldelli, Edizioni Ancora (15 febbraio 2012), pp. 61-63).

La storia di Giuseppe è ricca di colpi di scena, la trama si presenta con una certa coerenza narrativa e ha lo scopo di dimostrare ai lettori le motivazioni di fondo che hanno fatto si che il popolo ebraico si stanziasse in Egitto. Oltre ciò, il racconto di Giuseppe persegue delle finalità spiccatamente didattiche e affronta una molteplicità di temi: la gelosia dei fratelli che li sospinge a vendere Giuseppe ad una carovana di mercanti che passa per il deserto; la predilezione di Giacobbe per Giuseppe rispetto ai fratelli e il dolore che assale il patriarca Giacobbe quando i fratelli inscenano la sua morte; la giustizia, la fedeltà, l’abilità e la risolutezza doti che contraddistinguono Giuseppe nell’affrontare e vincere le prove durante la sua permanenza alla corte del faraone.

Tali temi rendono il racconto di Giuseppe uno dei testi più suggestivi ed educativi di tutta la Bibbia. Emblematica in tal senso risulta l’opera romanzesca del noto scrittore tedesco Thomas Mann che nel decennio tra gli anni ’30-’40 del novecento scrisse e pubblicò il racconto: “Giuseppe i suoi fratelli”. In tale romanzo,  diviso in quattro parti, si narrano le vicende dei patriarchi riportate dai cc. 25-50 della Genesi. Questa celebre opera resta tutt’oggi un patrimonio  culturale e letterario dal valore inestimabile, in particolar modo, costituisce una prova solida di come le storie della Bibbia hanno forgiato, plasmato e ispirato l’intera cultura Occidentale (V. Arnone, Bibbia e letteratura, Studium (1 gennaio 2015, pp. 476-519).

Detto questo, i racconti della creazione (Cf. Gn cc. 1-2), della caduta dei progenitori (peccato originale) (Cf. Gn cc. 3), della promessa (il protovangelo Gn 3,15), il fratricidio (Cf. Gn 4,1-16), diluvio universale e rispettiva alleanza (Cf. Gn 6,1-16), torre di Babele (Cf. Gn cc. 11,) storie e itinerari dei Patriarchi (Cf. Gn cc. 12-50) hanno lo scopo di formare la coscienza del popolo eletto, di forgiare la sua identità. Il popolo  di Israele è stato scelto e liberato da Jahvè, pertanto, occorre che sia fedele alla sua alleanza e osservi la decade della Torah.

Il libro della Genesi vuole, dunque, fornire una risposta accettabile al perché del dolore, della sofferenza, della violenza e della morte. Allo stesso modo tale scritto risponde anche: da dove ha avuto origine la vita dell’essere umano, degli animali, delle piante, dell’universo, delle stelle, degli astri che regolano il giorno e la notte? Volendo, pertanto, cogliere la dimensione attualizzante di questo prezioso testo biblico possiamo collocare i suoi grandi interrogativi e le risposte che esso fornisce nell’ambito del contesto sociale dei giovani odierni. Costoro, infatti, appaiono non di rado smarriti e confusi, fragili e desiderosi di conoscere una realtà diversa da quella virtuale dalla quale sembrano ormai essere assorbiti. Molti giovani possono trovare nei libri della Bibbia e, in particolar modo, nel libro della Genesi un supporto per acquisire una saggezza tale da poter orientare le proprie scelte nella vita ed elevarsi dal punto di vista umano e culturale.

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