Dobbiamo acquisire la capacità di vivere come se fossimo sempre in missione

di Giuliva di Berardino

COMMENTO AL VANGELO DEL GIORNO DI UNA TEOLOGA LITURGISTA

Giovedì 5 ottobre – Santa Faustina Kowalska

Lc 10, 1-12

In quel tempo, il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada. In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra. Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”. Ma quando entrerete in una città e non vi accoglieranno, uscite sulle sue piazze e dite: “Anche la polvere della vostra città, che si è attaccata ai nostri piedi, noi la scuotiamo contro di voi; sappiate però che il regno di Dio è vicino”. Io vi dico che, in quel giorno, Sòdoma sarà trattata meno duramente di quella città».

Le parole di Gesù che ascoltiamo in questo Vangelo ci portano a riflettere sulla missione e sulla nostra capacità di vivere come fossimo in missione sempre, ogni giorno. Pregare il signore della messe, andare come agnelli in mezzo ai lupi, senza nessuna sicurezza se non quella di portare la pace. Condividere la vita di tutti, annunciando che è vicino il Regno di Dio. Questa è la situazione alla quale siamo messi ogni giorno, come discepoli del Signore. Si tratta di un’avventura meravigliosa, quella della vita, in cui si è immersi e di cui spesso facciamo fatica ad essere grati perché ci stiamo talmente dentro che non ne riconosciamo la bellezza. Eppure oggi il Vangelo ci fa luce e ci fa vedere che in fondo il Regno di Dio si avvicina ogni giorno di più anche grazie a noi, al nostro lavoro, al nostro atteggiamento, alla nostra capacità di pregare, di andare, di portare la pace lì dove non c’è, di condividere con gli altri, di annunciare la bontà di Dio, la Sua misericordia per ciascuna delle sue creature. Allora oggi non ci resta che ringraziare, perché la liturgia ci fa riconoscere questa immensa bontà di Dio per noi, questa bontà che siamo chiamati a comunicare agli altri con la vita, in questa giornata. E, ringraziando il Padre, ricordiamo anche Santa Faustina Kovalska, questa santa suora che ha ricevuto la grazia di essere apostola della Misericordia e preghiamo con le sue parole: “…O Signore, desidero trasformarmi tutta nella Tua Misericordia ed essere il riflesso vivo di Te. Che il più grande attributo di Dio, cioè la Sua incommensurabile Misericordia, giunga al mio prossimo attraverso il mio cuore e la mia anima Aiutami, o Signore, a far sì che i miei occhi siano misericordiosi, in modo che io non nutra mai sospetti e non giudichi sulla base di apparenze esteriori, ma sappia scorgere ciò che c’è di bello nell’anima del mio prossimo e gli sia di aiuto. Aiutami, o Signore, a far sì che il mio udito sia misericordioso, che mi chini sulle necessità del mio prossimo, che le mie orecchie non siano indifferenti ai dolori ed ai gemiti del mio prossimo. Aiutami o Signore, a far sì che la mia lingua sia misericordiosa e non parli mai sfavorevolmente del prossimo, ma abbia per ognuno una parola di conforto e di perdono. Aiutami, o Signore, a far sì che le mie mani siano misericordiose e piene di buone azioni, in modo che io sappia fare unicamente del bene al prossimo e prenda su di me i lavori più pesanti e più penosi. Aiutami, o Signore, a far sì che i miei piedi siano misericordiosi, in modo che io accorra sempre in aiuto del prossimo, vincendo la mia indolenza e la mia stanchezza (…) Aiutami, o Signore, a far sì che il mio cuore sia misericordioso, in modo che partecipi a tutte le sofferenze del prossimo (…) Alberghi in me la Tua Misericordia, o mio Signore…” (Diario, 163).

Foto di Claudia da Pixabay

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