Oggi riceviamo un Vangelo un po’ duro

di Giuliva di Berardino

COMMENTIAMO IL VANGELO DEL GIORNO CON UNA TEOLOGA LITURGISTA


Venerdì 6 ottobre – San Bruno

Lc 10, 13-16

In quel tempo, Gesù disse: «Guai a te, Corazìn, guai a te, Betsàida! Perché, se a Tiro e a Sidòne fossero avvenuti i prodigi che avvennero in mezzo a voi, già da tempo, vestite di sacco e cosparse di cenere, si sarebbero convertite. Ebbene, nel giudizio, Tiro e Sidòne saranno trattate meno duramente di voi. E tu, Cafàrnao, sarai forse innalzata fino al cielo? Fino agli inferi precipiterai! Chi ascolta voi ascolta me, chi disprezza voi disprezza me. E chi disprezza me, disprezza colui che mi ha mandato».

Oggi riceviamo un vangelo un po’ duro. Gesù inizia a parlare con un’esclamazione che può sembrarci un rimprovero, invece si tratta di una sorta di supplica, una sorta di lamentazione. Gesù non rimprovera, ma si lamenta del ritardo che alcune città da lui visitate non si siano convertite. Oggi allora riceviamo l’appello accorato di Gesù alla conversione, in vista del giudizio finale. Dal testo, però, comprendiamo una verità profonda: questa conversione che Gesù ci richiede con tanta passione, quella in vista del giudizio finale, in realtà si riscontra nel presente, nell’oggi delle persone che seguono Gesù. Se infatti i verbi che riguardano il tempo del giudizio finale sono al tempo futuro, subito questo futuro è come catapultato al presente di chi ascolta Gesù: Chi ascolta voi ascolta me, chi disprezza voi disprezza me. E chi disprezza me, disprezza colui che mi ha mandato. Questo gioco tra futuro e presente ci mette di fronte alla nostra responsabilità di testimoni di Gesù oggi, in questo giorno. Vivere una sorta di disprezzo da parte di chi non vuole convertirsi non ci deve spaventare, ma al contrario ci deve spronare a pregare per la conversione di chi ci disprezza. Non chiudiamoci davanti al rifiuto: facciamo come Gesù, che supplica, si lamenta, avverte un dispiacere, ma non si tira indietro, anzi, continua la sua missione, anche lì dove si è ridotti al silenzio, perché il futuro che ci attende è quello del giudizio di Dio. Non del nostro giudizio, ma del giudizio di Dio! E noi conosciamo, sappiamo che Dio è amore. Ma questo dipende anche da noi, dal nostro amore, dalla nostra preghiera, dalla nostra pazienza.

Oggi la Chiesa ricorda San Bruno, primo monaco certosino della storia che ha saputo ascoltare il silenzio e ha consacrato la sua vita a Dio nel silenzio.

Scriveva San Bruno ai giovani che lo seguivano numerosi, desiderando vivere come lui: “Il diventare Certosini richiede tempo, esercizio, pazienza…in una perseverante vigilanza divina attendendo il ritorno del Signore per aprirgli immediatamente la porta”.

Chiediamo a San Bruno di darci oggi la grazia della preghiera del cuore, e della pazienza della vita, quella che ci porterà a vivere il ritorno del Signore nella pace.

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