Il miracolo che dura da trent’anni

A cura di Angelo D’Ambra

LE PAROLE DI PADRE VINCENZO JACOVONE, C. M., SU UN MIRACOLO OTTENUTO PER INTERCESSIONE DI SAN GIOVANNI XXIII

Conobbi da vicino suor Caterina in occasione della sua “miracolosa” guarigione. Da allora, ogni volta che ne ho avuto l’opportunità, ho cercato di sapere sue notizie. Ora, per soddisfare la legittima curiosità di quanti hanno letto la sua singolare vicenda, ho voluto interrogarla non solo sullo stato di salute ma anche sull’attività che svolge, sullo spirito che l’anima nel servizio ai fratelli. Non ho rinunziato a procurarmi dal prof. Zannini un’aggiornata relazione clinica…

Ecco quanto mi ha risposto la Suora: “Son passati 30 anni dal 25 maggio 1966, giorno della mia ‘miracolosa’ guarigione, e continuo a stare benissimo, nonostante l’intensa attività che svolgo a servizio dei malati nell’Ospedale Ascalesi di Napoli”.

Suor Caterina da quindici anni è superiora della Figlie della Carità, (sette presso l’Ospedale di Benevento, tre ad Agrigento e cinque all’Ospedale Ascalesi) lavora con dedizione incomparabile e si dichiara “felicissima di servire l’umanità sofferente che viene in ospedale in cerca di guarigione ma anche e soprattutto di conforto e di speranza”.

Vederla e pensare alla sua singolare vicenda e voler saper tutto di lei è una cosa sola. A chi la interroga, lei risponde con grande naturalezza: “Riconoscere la protezione di Papa Giovanni nella mia vita è cosa scontata. Devo piuttosto aggiungere, e non sono io a dirlo, ma lo ha affermato in una sua intervista il prof. Zannini, che il miracolo non è avvenuto solo il 25 maggio 1966, quando sono rinata a nuova vita, ma avviene tutti i giorni, perchè non potrei vivere come vivo. Infatti, nonostante gli altri interventi subiti, 14 in tutta la mia vita, sto bene, lavoro senza tregua e vivo una vita completamente normale”.

E qui suor Caterina mi fa un incredibile elenco di paroloni che sono la sintesi di lunghi, dolorosi periodi e pericoli da lei vissuti. Mi dice che è stata “operata di tonsillectomia, appendicectomia, resezione gastrica totale con esofagodigiunostomia, splenectomia, pancrectomia, isterectomia totale colecistectomia”, e di aver subito altri interventi che, anche se di minore gravità, hanno pur lasciato le loro tracce nel suo organismo.

“Umanamente – prosegue – una persona non può vivere una vita normale se è del tutto priva di stomaco, se le manca la milza, se ha un pancreas del quale resta solo la testa, se manca di altri organi che, anche se non sono indispensabili, hanno pur sempre la loro importanza nella vita di un individuo. Intanto, cio che per gli altri è inspiegabile, per me è la cosa più naturale”.

Con incantevole sicurezza suor Caterina continua: “Papa Giovanni, fra le altre cose mi disse che avrei continuato a soffrire, ma non dovevo preoccuparmi perchè Lui mi avrebbe sempre assistita e mi sarebbe stato sempre accanto. Ed io infatti me lo sento sempre vicino come un amico, un padre buono che mi dà tanta forza, coraggio e gioia da farmi sentire una persona fortunata e privilegiata dal Signore che si degna di voler completare con le mie sofferenze quanto manca alla passione di Cristo per il suo corpo che è la Chiesa. Mi sento indegna di tanto onore, ma sono felice di condividere la sofferenza di Cristo e di sperimentare ogni giorno il suo amore attraverso il suo fedele Servo Papa Giovanni. Chi mi vede in piena attività non sospetta minimamente il difficile, delicatissimo, aggrovigliato tessuto della mia vicenda umana; chi invece conosce la mia storia non può non riconoscere il soprannaturale nella mia vita tanto comune e tanto normale”.

Cosa risponde – le chiedo – a chi, vedendola così fresca, così energica e battagliera, vuol sapere ove attinge tanta forza?
La risposta è semplice: “E’ l’amore per i fratelli sofferenti, bisognosi di tutto e specialmente di amore, che Cristo ha acceso nel mio cuore. E’ questo amore che io cerco di donare non solo per un debito di riconoscenza verso Colui che per primo mi ha amata, ma anche perchè non riesco a tenerlo chiuso in me. Del resto non ha forse fatto così Papa Giovanni?”.

E’ proprio vero che il Signore non fa le cose a metà.
Mi pare di vedere in suor Caterina Capitani una “privilegiata” non soltanto sul piano della salute, ma anche su quello dello spirito se considero il suo impegno nell’appassionato, instancabile servizio dei malati, vissuto per amore di Cristo con gioiosa e grande semplicità di cure, secondo il carisma del suo Santo Fondatore, Vincenzo de’ Paoli…

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