Anche Valditara sta seguendo una linea balorda e pericolosa

di Francesco Bellanti 

LA FINE DELLA SCUOLA E DELLA FAMIGLIA

Manco da quattro anni dalla scuola, ho insegnato per più di quarant’anni italiano, latino, geografia e storia nei licei e negli istituti superiori,  ma seguo sempre il dibattito sulla scuola, avendo anche due figli e molti amici docenti, e purtroppo ogni giorno è una coltellata al cuore. Dirò due parole semplici.

La scuola fa più del proprio dovere, centinaia di migliaia di docenti sottopagati sono missionari che, in condizioni spesso difficili, non insegnano solo italiano, latino, matematica, scienze, non inculcano nei giovani nozioni senza senso, ma cercano con grande fatica di far crescere criticamente i ragazzi, di fare affrontare loro la società e il mondo del lavoro con consapevolezza e spirito critico, educano da sempre al valore del rispetto, dell’empatia e della cultura. E poi magari questi insegnanti vengono presi a schiaffi dai genitori maleducati più dei loro figli, figli che sparano pallini ai professori e sono promossi con nove di condotta. E ci sono pure dirigenti, che, invece di difendere i loro insegnanti, cercano di mortificarli difendendo questi genitori o facendo togliere il Crocifisso dalle aule, il Crocifisso che non è solo simbolo religioso ma punto di riferimento di altissimi valori morali, storici, politici.

Personalmente, nella mia lunga attività di docente, nessun alunno mi ha mai chiesto di toglierlo. E ho avuto molti alunni di altre religioni, anche musulmani. Certamente, da docente laico, non mi avrebbero dato fastidio altri simboli religiosi se li avessi visti nelle classi. La scuola che dovrebbe essere portata nel mondo del lavoro, nella società, nella politica, oggi invece è sommersa da migliaia di progetti inutili, spesso anche dannosi, per i ragazzi. La scuola è ormai diventata un immane calderone dove si butta di tutto, progetti senza alcun valore, progetti provinciali, regionali, europei, e tutto si fa solo per denaro, per sperperare fondi che potrebbero essere impiegati in modo più proficuo e produttivo.

Poi non ci si deve meravigliare se i ragazzi di oggi – e lo affermo per esperienza diretta – sono ignoranti, non sanno scrivere in italiano, non conoscono la storia, non sanno niente di politica, di ideologie, di filosofia. Sovente mi capita, in convegni o presentazione di libri o in altri eventi, vedere giovani che si avviano a diventare dirigenti politici, che mi si avvicinano e mi chiedono se la Democrazia Cristiana era di destra, centro o sinistra, se è vero che Mussolini era stato socialista, se i comunisti c’erano in Italia prima dei socialisti, e così via. Giuro, non scherzo. E poi ci troviamo i politici che conosciamo, ignoranti, rozzi, avventurieri, che seguono solo le mode. 

Ora, dopo la tragica vicenda della giovane Giulia sequestrata e massacrata dal suo ex ragazzo, uno psicopatico che voleva ammazzarsi, così aveva detto al padre che, superficiale, gli aveva consigliato solo di rivolgersi a uno psicologo, invece di intervenire direttamente con una potente azione educativa, spunta un ministro dell’Istruzione e del merito che, per risolvere il problema dei femminicidi, che in grande misura nascono nella cattiva educazione delle famiglie, oggi vittime di disvalori e di superficialità educativa, vuole proporre uno strano progetto – secondo lui educativo – che prevede un’ora con psicologi e influencer per educare alle relazioni. Lo chiamano il piano di Valditara contro la violenza sulle donne.

Un progetto che prevede dodici incontri annuali alle superiori con gli studenti a dialogare tra loro sotto la supervisione dei docenti e il contributo di esperti e testimonial (!), insomma un progetto di educazione alle relazioni nelle scuole superiori, un’ora in più in classe, in orario extracurricolare e per tre mesi l’anno. Dodici incontri in tutto, con gli studenti seduti in circolo, divisi in gruppi “di discussione e autoconsapevolezza”, con un docente al centro a fare da moderatore e il supporto occasionale di psicologi, avvocati, assistenti sociali, organizzazioni attive nel contrasto alla violenza di genere e il coinvolgimento di testimonial vicini ai giovani: influencer, cantanti, attori.

Premesso che docenti e psicologi ce ne sono in abbondanza nelle scuole, non si capisce quale apporto educativo possono dare cantanti (quali?), attori (quali?), e addirittura influencer, che magari verranno a parlare di ideologie gender e di altre cose inutili e nocive per gli studenti.

L’educazione alla sessualità si è sempre fatta nelle scuole, e, per quel che ricordo io, e sono ricordi di quattro anni fa, anche bene. Non c’è bisogno di altro, soprattutto non c’è bisogno di gente che viene a parlare di gay e di ideologia gender per ragioni politiche.

La scuola non è, non deve essere, né di destra né di sinistra, né di centro, la scuola deve formare i giovani e prepararli all’università, al mondo del lavoro, ad affrontare il mondo, la società in modo consapevole e critico.

La scuola ha fatto e continua a fare il proprio dovere, bisogna intervenire invece nelle famiglie, cellule fondamentali della società, dove i giovani trascorrono la maggior parte del loro tempo, per combattere la violenza di genere, la violenza in genere, per far prevalere la cultura del rispetto e la consapevolezza sulle conseguenze penali e civili degli abusi contro le donne.

Questo progetto del ministro Valditara sarà presentato dopodomani in conferenza stampa con i colleghi Eugenia Roccella e Gennaro Sangiuliano. La presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha affermato che  “è già pronta una campagna di sensibilizzazione nelle scuole con i ministri delle Pari Opportunità e della Famiglia, della Cultura e dell’Istruzione, così come la campagna di diffusione del numero verde antiviolenza 1522, anche attraverso il coinvolgimento del mondo dello sport”.

Ora, noi non stiamo facendo un discorso politico, cioè un discorso di destra o di sinistra, perché anche in passato i vari governi hanno seguito questa linea balorda e pericolosa di caricare tutti i problemi della società sulla scuola. L’informazione è necessaria, ma, a mio avviso, bisogna intervenire anche e principalmente sulle famiglie su questi problemi, perché la famiglia è il cardine fondamentale della società.

Ancora una volta il femminicidio di Giulia Cecchettin, una studentessa universitaria a un passo dalla laurea, come quasi tutti gli altri femminicidi, scaturisce dal vuoto di valori che pervade la famiglia italiana, dove ci sono gravissime voragini educative, affettive, sentimentali.

È nella famiglia (che deve essere aiutata dallo Stato), dalle associazioni, che si deve cominciare – usiamo le parole dello stesso ministro Valditara – “ad educare a sentire l’altro, all’empatia, alla cultura del rispetto, superando il pregiudizio, la cultura maschilista, la discriminazione, la prepotenza”.

Di questo passo, la scuola va verso la catastrofe educativa, una scuola che non ha mai goduto di grande considerazione dai vari governi, che spesso ha avuto i peggiori ministri, e questo la dice tutta sull’idea che ha il potere della società di domani.

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