Impariamo a restare fermi nella verità per non lasciarsi ingannare da chiunque

di Giuliva Di Berardino

COMMENTO AL VANGELO DEL GIORNO DI UNA TEOLOGA LITURGISTA

Lc 21, 5-11

In quel tempo, mentre alcuni parlavano del tempio, che era ornato di belle pietre e di doni votivi, Gesù disse: «Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta». Gli domandarono: «Maestro, quando dunque accadranno queste cose e quale sarà il segno, quando esse staranno per accadere?». Rispose: «Badate di non lasciarvi ingannare. Molti infatti verranno nel mio nome dicendo: “Sono io”, e: “Il tempo è vicino”. Non andate dietro a loro! Quando sentirete di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate, perché prima devono avvenire queste cose, ma non è subito la fine». Poi diceva loro: «Si solleverà nazione contro nazione e regno contro regno, e vi saranno in diversi luoghi terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandiosi dal cielo.

Il vangelo di oggi ci consegna due consigli da tenere sempre presenti nella nostra vita, tenerli preziosi nel cuore, proprio come criterio di discernimento in ogni occasione, particolarmente quando succedono cose che ci perturbano e  minacciano di toglierci la pace.

Questi consigli preziosissimi del Signore emergono dal testo come elementi positivi in un contesto di parole che annunciano disastri, inganni, guerre, carestie, pestilenze…ecco, la pandemia che stiamo vivendo potremmo benissimo inserirla senza problemi in questo elenco di disastri e i consigli di Gesù sarebbero sempre quelli: “badate di non lasciarvi ingannare” e “non vi terrorizzate“.

Quindi imparare a restare fermi nella verità, per non lasciarsi ingannare da chiunque, e allontanare da noi tutto ciò che ci fa paura, perché la paura non viene da Dio! Vigilare, stare attenti, cercare la verità, sì, ma senza terrorizzarsi, cioè senza che la paura prenda il sopravvento sulle nostre vite.

Quando siamo in una situazione di paura, è facile essere ingannati, è facile entrare in uno stato di confusione che ci porta a non sapere più non solo cosa ci succede, ma proprio chi siamo! Ecco, questo non possiamo permettere che ci accada, perché a quel punto saremo noi stessi la nostra rovina. Invece oggi Gesù ci insegna come possiamo restare intatti, saldi, come restare in piedi anche in mezzo alle prove e alle catastrofi: non permettete che la pace del cuore venga perturbata da quello che ci succede. Scendere in profondità, nel cuore e stare lì con Gesù, sapendo che custodire la pace, stare in Gesù, radicarsi in Lui non è rassegnazione, ma è atto di fede.

Vedete, quando a Gesù viene posta la domanda “quando succederanno queste cose?” Egli risponde non con indicazioni temporali, ma con indicazioni interiori, a dire che questi consigli ci serviranno sempre su questa terra, perché le catastrofi, i disagi, le prove, le epidemie, i virus,  in realtà, sono come tutti i mali, realtà che ci troviamo a vivere in ogni tempo, ma, se ci pensiamo bene, sono proprio queste situazioni che possono insegnarci verità più profonde!

Scendere nel cuore, lì dove nessuno può turbarci o ingannarci è credere che nonostante tutto crolli, noi possiamo ancora andare avanti, perché tutti i mali passeranno, ma la pace del cuore nessuno potrà mai sradicarla dal nostro cuore, a meno che noi non lo vogliamo. E’ questa verità che oggi il Vangelo ci consegna ed è ciò che ci fa vivere oggi, continuando a sperare in futuro migliore.

Chiediamo a Gesù di rafforzare e radicare in noi il dono della pace interiore, profonda, e che per mezzo della fede della Chiesa, possiamo cogliere la pace che ci apre nuove prospettive, nuove vie che ci tolga la paura e ci renda il cuore più leggero, capace di affidarsi senza timore per vivere anche questo giorno, nonostante tutto, col sorriso. 

Con il vangelo di oggi cominciamo a meditare come inizia nel Vangelo il lungo discorso di Gesù dai toni che possiamo definire “apocalittici”. Tutto ha inizio, lo vediamo nel testo, dalla profezia della distruzione del tempio che Gesù pronuncia all’udire gli elogi della bellezza del tempio, il luogo in cui Dio si manifesta per eccellenza, si rende visibile nelle preghiere del suo popolo. E davanti a questo edificio sacro Gesù ci fa prendere coscienza di una grande verità: siamo portati a  elogiare la bellezza esteriore delle cose, quelle che ci siamo costruite anche a costo di sacrifici, così come delle volte, con una certa superficialità, ci soffermiamo ad ammirare la bellezza esteriore delle persone, e spesso siamo pronti perfino a fare sacrifici per questo, senza occuparci di ammirare tutta la nostra persona, prendendoci cura delle ferite che ci portiamo dentro, degli atteggiamenti aggressivi, delle chiusure che manifestiamo davanti agli altri.

Se ci fermiamo un attimo a meditare, comprendiamo che, in fondo, l’avvio del discorso apocalittico di Gesù è vero che ci parla di distruzione e violenza, ma ci mostra anche che tutta questa distruzione nasce dal cuore indurito, indifferente, un cuore incapace di contemplare la bellezza nelle realtà create e quindi anche nelle persone. Lo vediamo sempre di più quanto l’uso insano della libertà umana che non mette Dio al di sopra di tutto, rovini non solo l’essere umano, ma tutto ciò che lo circonda.

Allora oggi mettiamoci davanti a Dio qualche minuto e cerchiamo di vedere con occhi nuovi la bellezza di Dio nelle cose belle che abbiamo o che ci siamo guadagnati con sacrificio. Onoriamo Dio semplicemente ammirando la Sua bellezza, non quella dei nostri meriti, e ringraziamo con gioia il Signore per i suoi doni.

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