L’autorità di Gesù si concretizza nelle guarigioni e nei miracoli

di Giuliva Di Berardino

COMMENTO AL VANGELO DEL GIORNO DI UNA TEOLOGA LITURGISTA

In quel tempo, entrato Gesù in Cafàrnao, gli venne incontro un centurione che lo scongiurava e diceva: «Signore, il mio servo è in casa, a letto, paralizzato e soffre terribilmente». Gli disse: «Verrò e lo guarirò». Ma il centurione rispose: «Signore, io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto, ma di’ soltanto una parola e il mio servo sarà guarito. Pur essendo anch’io un subalterno, ho dei soldati sotto di me e dico a uno: “Va’!”, ed egli va; e a un altro: “Vieni!”, ed egli viene; e al mio servo: “Fa’ questo!”, ed egli lo fa». Ascoltandolo, Gesù si meravigliò e disse a quelli che lo seguivano: «In verità io vi dico, in Israele non ho trovato nessuno con una fede così grande! Ora io vi dico che molti verranno dall’oriente e dall’occidente e siederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli».

Il tema che viene considerato in questo testo del Vangelo di oggi è l’autorità di Gesù. Il Vangelo ci mostra che la salvezza di Dio che passa attraverso l’autorità di Gesù si concretizza nelle guarigioni e nei miracoli, ma non perché Gesù sia un guaritore, quanto piuttosto perché Gesù è il salvatore.

Un centurione pagano, uno straniero per Israele, chiede a Gesù la guarigione del suo servo. Già troviamo un principio importante, un dato insolito: un centurione chiede per il suo servo, un padrone che si fa servo del servo malato. ecco perché Gesù risponde subito a questa richiesta, con una risposta semplice, concisa e chiara: “Io verrò e lo curerò!”.

Di fronte all’amore che questo padrone dimostra per il suo servo, arrivando ad umiliarsi davanti a un rabbi giudeo, Gesù risponde. Ma questa risposta sorprende, perché un rabbi giudeo non poteva entrare nella casa di un pagano, neppure il centurione si aspettava che Gesù avesse risposto un quel modo e, invece di chiedere spiegazioni a Gesù, ancora fa un atto più grande: assume anche davanti a Lui l’atteggiamento del servo e si umilia, dà precedenza al Maestro, lo investe della sua autorità di subalterno e conferisce a Gesù l’autorità di guarire il suo servo solo attraverso la parola.

Un centurione pagano dà a Gesù l’autorità che ha Dio, che crea con la parola. Il centurione riconosce che Gesù può parlare al cuore e guarire il corpo, risanare le ferite, rimettere in piedi un uomo o una donna stesi al letto a causa della malattia, affinché tutti diventiamo servi gli uni degli altri. Se Gesù è il Signore, allora può guarire con la parola, se Gesù è il Signore posso dagli l’autorità che gli spetta, se Gesù è il Signore, allora posso servire gli altri, come Lui ci ha insegnato.

Mettiamoci allora, oggi, sotto la signoria di Gesù, perché possiamo riconoscere sempre la Sua opera di guarigione anche nelle nostre vite e servire gli altri, come Lui ci ha insegnato.  Mettiamoci nell’atteggiamento di questo centurione e ripetiamo oggi: Gesù, oggi scelgo di dare a Te l’autorità sulla mia vita, perché tutto di me possa manifestare la Tua gloria e io sia servo di tutti.

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Giulia, sei una donna splendida! I tuoi commenti al Vangelo sono come petali di rosa: delicati e profumati!