Ho deciso di fare outing: sono nato in una famiglia patriarcale!

di Diego Torre

AUTOBIOGRAFIA DELL’ORRORE… COME ESSERE FELICEMENTE PATRIARCA

Basta! La pressione mediatica è insostenibile e ho deciso di fare outing: sono nato in una famiglia patriarcale!

Mio padre regnava da sovrano incontrastato e mia madre … governava. Le proposte più innovative venivano sottoposte dalla mia (si può dire mia?) genitore 2 al monarca che regolarmente le controfirmava e promulgava come fa il Presidente della Repubblica con il relativo governo. Il re si occupava prevalentemente di politica estera, ovvero dei rapporti con la burocrazia italiana o il condominio in cui vivevamo. La premier invece era impegnata nella fitta rete dei parenti (11 fratelli e sorelle di entrambi, con relative famiglie; un superpatriarcato) e amici stretti con cui organizzava pranzi, cene e ricorrenze alle quali il patriarca aderiva, a volte scocciato (ma non lo faceva vedere).

Anche finanze e bilancio erano divisi fra i due: mio padre dava lo stipendio che guadagnava (non il “suo” stipendio!) a mia madre che provvedeva a spenderlo con grande parsimonia in modo che bastasse per arrivare alla fine del mese; e se restava qualcosa da mettere di lato era anche meglio. L’ordine agli interni della casa era garantito da mia madre, che disponeva di tutta la “tecnologia” necessaria al suo mantenimento; soltanto in casi eccezionalissimi il sovrano scendeva dal trono a ripristinarlo; normalmente osservava e taceva; e tanto bastava.

Plagiato e condizionato da tale disastrosa esperienza, a 23 anni presi moglie e replicai il bieco copione del quale, nella mia qualità di maschio adulto, ero ormai complice. Costrinsi così mia moglie a partorire soltanto quattro figli (lei ne voleva ancora). La poverina non divenne mai sindaca, assessora, senatora o presidenta. Manco io. Dovette accontentarsi di essere moglie, madre e nonna, sempre pronta ad amare, consolare, intervenire, lenire dolori, sacrificarsi: una vita orribile!

Io nel frattempo stavo a crogiolarmi sul trono fra un tiro di narghilè ed un altro di sigaro avana, incurante dei suoi problemi (che erano sempre quelli degli altri familiari), mentre ella mi rinfrescava agitando il ventaglio e diradando così la coltre di fumo.

Non mi sono mai permesso di alzare un dito su di lei in più di 50 anni, ma non ho ancora deciso se scatenare la mia maschia aggressività se, nella sua quarta giovinezza, osasse ribellarsi. Se decidessi di farlo, avrò prima però l’accortezza di cambiare religione, razza, sesso e civiltà, così potrò giustificarmi dicendo che ciò fa parte delle mie tradizioni e nessuno scenderà in piazza a protestare; e nessuno si accorgerà che anch’io …

SONO UN MOSTRO PATRIARCALE!

Morale dell’articolo? Il vecchio Adriano negli anni della sua giovinezza cantava: “Siamo la coppia più bella del mondo. E ci dispiace per gli altri, che sono tristi, che sono tristi, perché non sanno più cos’è l’amor. Il vero amore, per sempre unito dal Cielo, nessuno in terra, anche se vuole, può separarlo mai, l’ha detto Lui”. Penso che ora non la canterebbe più: non è politicamente corretta.

Ma poi guardo le facce livorose di talune, la loro aggressività, l’odio strisciante a stento trattenuto. Non ce l’hanno con inesistenti patriarchi; ce l’hanno con se stesse. E sono tristi, come dice la canzone. Dovrebbero rivolgersi a Lui, per capire il senso della vita, per conoscere il vero Amore, quello che “muove il sole e le altre stelle”, e il cui riflesso è l’amore vero, duraturo, fecondo, fedele, fra un uomo ed una donna. Che Lui le aiuti; aiuti loro e questo occidente che sta calando a picco, a capire che la soluzione alla violenza sulle donne, a tutte le violenze, rimane il regno di Lui; nei cuori, nelle famiglie e nelle società.

PS.

Non mi sarei permesso di scrivere un simile articolo senza prima sottoporlo al placet muliebre; ed ella ha benignamente accondisceso. Altrimenti stanotte avrei dormito sul pianerottolo.

Subscribe
Notificami
0 Commenti
Inline Feedbacks
View all comments