Giovani politici cattolici crescono. Il coraggio di Matteo Montevecchi (LEGA)

di Angelica La Rosa

LE PRESE DI POSIZIONE, LUCIDE E COERENTI, DEL CONSIGLIERE REGIONALE EMILIANO-ROMAGNOLO

Il Consigliere Regionale dell’Emilia Romagna Matteo Montevecchi sta facendo parlare di sé all’interno del suo stesso partito, la Lega, ma anche nel panorama nazionale. Il giovane politico (è nato a Rimini il 24 gennaio 1994) ha alle sue spalle una laurea in Scienze internazionali e diplomatiche all’Università di Bologna, un master in Comunicazione, management e nuovi media all’Università degli studi della Repubblica di San Marino, una esperienza quinquennale (dal 2014 al 2019) come consigliere del Comune di Santarcangelo di Romagna, in provincia di Rimini e, soprattutto, è da Consigliere Regionale emiliano-romagnolo componente della Commissione V “CULTURA, SCUOLA, FORMAZIONE, LAVORO, SPORT, LEGALITÀ”, della Commissione PAR (PARITA’ E DIRITTI DELLE PERSONE) e della Commissione II “POLITICHE ECONOMICHE”.

Dicevamo che ha fatto parlare di sé per alcune prese di posizioni, lucide e determinate, che vanno contro il cd. mainstream e contro certe pericolose derive che una parte della Lega sta assumendo.

Cominciamo dalla contrarietà di Montevecchi all’aborto. Scrive infatti: “ho firmato la proposta di legge d’iniziativa popolare Un cuore che batte all’Urp del Comune di Rimini. Ho deciso di sostenerla perché da sempre sono convinto che la legge 194 non sia un dogma intoccabile e che possa essere messa in discussione. In questo caso la proposta di legge intende modificarla chiedendo di introdurre anche nel nostro paese l’onere del medico di mostrare alle donne che hanno intenzione di abortire, il nascituro che portano nel grembo e di far loro ascoltare il battito del suo cuoricino. No, non è una tortura o una violenza nei confronti delle donne come sostiene qualche pseudo-progressista. Violenza semmai è la soppressione di un essere umano innocente. Questa proposta, che lanciai personalmente anche un anno fa e che è già stata approvata dall’Ungheria del coraggioso Viktor Orban, è utile a far comprendere in questa era segnata da un preoccupante processo di banalizzazione dell’aborto e di desacralizzazione della vita umana che colpisce soprattutto i più giovani, che nel grembo materno non c’è un grumo di cellule come cerca di far credere qualcuno con l’intenzione di ingannare, ma un piccolo essere umano. Si tratterebbe di una sorta di consenso informato che in molti casi farebbe cambiare idea a tante persone. Ognuno può fare la propria parte”.

Ancora si è impegnato per lo stop al gender nelle scuole, a cominciare da quelle lombarde, in una Regione guidata dal Centro-Destra, con una forte presenza della Lega. “In Lombardia il centrodestra si è sfaldato riuscendo ad andare sotto perfino sulla mozione contro le carriere alias nelle scuole a causa di qualche franco tiratore (le votazioni erano segrete e non palesi). Anche a livello nazionale non bastano i buoni e giusti proclami contro il gender. Ci vogliono i fatti. Bisogna anche agire cancellando le illegittime e dannose carriere alias nelle scuole. Come esponente politico lo ricordo ancora una volta al Governo italiano”, ha scritto Montevecchi.

Matteo Montevecchi è stato chiarissimo anche in merito alla geopolitica. “Abbiamo ridotto l’importazione del gas dalla Russia da bravi sudditi quali siamo (ridotta al 6%), però importiamo gas dall’Algeria (che sostiene i terroristi islamici di Hamas) e dall’Azerbaigian (che fa pulizia etnica degli armeni). Proprio un capolavoro”. Senza peli sulla lingua Montevecchi ha aggiunto: “il centrodestra italiano (purtroppo Lega inclusa) negli ultimi tempi si è piegato a certi diktat, approvando le sanzioni a Mosca, votando i ripetuti invii delle armi a Zelensky e in parlamento europeo pure la definizione della Russia come stato sponsor del terrorismo (non proprio il modo migliore per intraprendere la strada della pace). Sarà una riflessione antipatica per qualcuno, però mi sento in dovere di ribadire che non basta essere alleati di questi validi partiti identitari, bisogna anche avere il coraggio di adottare integralmente la loro linea politica che se ne frega del bellicismo promosso da Biden, Von der Leyen e Stoltenberg. Quindi la Lega dovrebbe prendere atto del grande sbaglio di aver assecondato l’invio delle armi a Kiev e seguire la posizione dei suoi alleati europei identitari. Contano i fatti e per quanto mi riguarda la coerenza viene prima di tutto”.

Commentando il caso di Giulia Cecchettin il Consigliere Regionale ha scritto: “No, gli uomini non sono potenziali omicidi da rieducare nelle scuole come viene continuamente fatto credere dal mainstream. Non si può accettare una narrativa di questo tipo. È falsa, disgustosa. Sarebbe ora di finirla di cianciare di questo fantomatico e presunto patriarcato e di speculare su un orrendo crimine. Non si possono più sentire queste odiose strumentalizzazioni tipiche di un certo mondo che sfrutta tragedie simili per altri tristi fini meramente ideologici”.

Ancora, è molto coraggiosa la posizione di Montevecchi in merito all’UE, in contrapposizione niente meno che allo stesso Segretario Federale della Lega (e Ministro) Matteo Salvini. Per Montevecchi l’UE “non è un dogma intoccabile” e uscirne “rientra potenzialmente nelle scelte concrete che vanno prese in considerazione. Chiamatela opzione, chiamatela extrema ratio o come vogliamo, ma se l’Unione Europea penalizza gli Stati membri o impone diktat, come ha fatto in tutti questi anni, se congela i fondi europei perché le leggi di un paese non sono gradite (come capitato all’Ungheria di Orban), se continuerà a prevalere il diritto europeo su quello nazionale, se metterà sempre un muro davanti a certi propositi, impedendo in ultima istanza ai movimenti politici che hanno ricevuto un preciso mandato popolare di realizzare determinati scopi, è bene ipotizzare anche l’opzione di recedere da essa (art.50 trattato Ue), quindi di uscire da quella che non è più una unione, ma una vera e propria gabbia, come abbiamo potuto ben constatare in questi anni. Se non si riesce a cambiarla radicalmente, rimane solo questa scelta che non va scartata. Non a caso anche lo stesso Wilders (gruppo Identità e Democrazia) che in Oldanda ha ottenuto quasi il 24% di voti alle ultime elezioni prevede all’interno del suo programma un vero e proprio referendum sull’Unione Europea, mentre l’AfD tedesca (anch’essa nel gruppo Identità e Democrazia) ritiene che l’Unione Europea non possa essere riformata, la considera un progetto fallito e chiede che venga ristabilita come una nuova Federazione delle nazioni europee in cui sia preservata la sovranità degli Stati membri. Una posizione che mi pare più che condivisibile”.

In uno dei suoi ultimi commenti, sulla nomina dell’attivista LGBT ed ex deputato del Partito Democratico Paola Concia a capo del progetto “Educare alle relazioni” decisa dal ministro Valditara, Montevecchi ha accolto la revoca dell’incarico spiegando che Valditara non ha riconosciuto “la gravità dell’errore commesso” perché “la nomina di Paola Concia da parte del ministro Valditara costituisce un grave precedente”. L’educazione “è e rimane prerogativa della famiglia, di mamma e papà. Su questo non si può transigere. Ora, se il ministro Valditara intende recuperare un barlume di credibilità, deve agire subito per contrastare l’ideologia gender che da tempo prende piede nelle scuole italiane, come del resto si aspettavano milioni di italiani. In particolar modo occorre prendere posizione contro le dannose carriere alias. Basterebbe una semplice ed efficace circolare ministeriale che ricordi il rispetto della normativa vigente per annullare le carriere alias adottate autonomamente da diverse scuole, poiché le scuole si dovrebbero attenere ai nominativi presenti sui dati anagrafici degli studenti, non inserendone altri a piacimento, con tutto ciò che ne consegue riguardo l’uso dei bagni, degli spogliatoi e quant’altro. La gente si aspetta i fatti, nient’altro”.

In precedenza Montevecchi, a proposito di Valdidara si era auspicato le sue dimissioni “immediate, poiché inadeguato in quanto ha dimostrato platealmente un gigantesco complesso di inferiorità culturale”.

 

FOTO DI COPERTINA: Matteo Montevecchi (a destra) con il medico Giovanni Frajese, coraggioso endocrinologo che si è battuto come un leone contro la dittatura sanitaria che abbiamo vissuto nei mesi precedenti e che ha lungamente messo in guardia dai sieri genici sperimentali somministrati su vasta scala agli italiani anche per colpa della Lega (che ha fatto parte del governo di Mario Draghi).

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