Il tempo e lo spazio di Angelo Amato

di Francesco Bellanti

UNA SICILIA ANCORA DA SCOPRIRE. L’EPOPEA STORICA DI ANGELO AMATO

Angelo Amato, 56 anni, docente eccellente di Italiano e Latino attualmente Segretario provinciale del sindacato SNALS di Agrigento, già assessore alla P.I.  nel Comune di Palma di Montechiaro, è un appassionato di storia e cultura popolare, soprattutto siciliana, e scrive su riviste sindacali e culturali. Il professore Amato si può definire uno storico revisionista, e si occupa soprattutto di storia siciliana. Il suo ultimo libro, Una Sicilia ancora da scoprire – Eventi e personaggi inediti, che è stato presentato venerdì 5 gennaio 2024, alle ore 17, nella sala consiliare del Palazzo degli Scolopi (Municipio) di Palma di Montechiaro, è la continuazione del primo dei suoi tre libri, Un’inedita Sicilia, Eventi e personaggi da riscoprire. Il professore Francesco Bellanti ha scritto le prefazioni ai due libri. Riportiamo la prefazione al suo ultimo libro curata dal sottoscritto. 

 

FANTASMI DI SICILIA

Il tempo e lo spazio di Angelo Amato

L’epopea storica siciliana di Angelo Amato, volta a recuperare la memoria anche da spazi e da tempi remoti, al fine di costruire e definire un’identità culturale siciliana profonda e riconoscibile, prosegue con questo secondo volume su una linea di forte continuità con quello precedente e con uno sguardo che diviene via via più vasto e maturo, più lontano, e, per dirla dantescamente, si “dislaga”. Che Amato ci avrebbe riprovato, questo, sì, era nell’ordine naturale delle cose, e non solo per la sua indole e i suoi ben noti interessi per la storia siciliana, o perché il primo libro ha avuto un buon successo, ma perché una storia millenaria così grande, così pregna di altissimi valori culturali e civili come quella siciliana, non può esaurirsi certamente in un solo libro ancorché intenso e sentito, ma richiede sempre ritorni che possono sembrare accanimenti e sono invece sforzi di ricostruzione intensi e profondi, su fatti e personaggi che sono sempre riveduti da angolature originali  e sulla base di una metodologia revisionistica che mette in crisi se non annichilisce – chiamiamole così – le cosiddette verità ufficiali.

In questo secondo libro continua la cavalcata imponente e leggendaria su popoli e dominazioni, su uomini eccezionali ed eventi grandiosi, su misteri di delitti o di cronaca storica, su fatti criminosi manipolati o semplicemente caduti nell’oblio e nelle fatali dimenticanze della storia, e tuttavia emerge, nel contempo, una Sicilia sempre più proiettata in una dimensione europea, anzi internazionale, in una corsa che può apparire talvolta caotica ma ha sempre una corrente continua ed una visione più matura, tendente a scavare anche nei fatti che hanno impedito la crescita della società siciliana. E allora Amato in questo libro dà più spazio ad eventi e personaggi controversi, che hanno impedito o ostacolato il formarsi di una identità siciliana e l’avanzata verso il progresso e l’emancipazione della società isolana.

Personaggio controverso è, per fare qualche esempio, Eufemio da Messina, di cui poco si sapeva, anche se sulla sua figura abbiamo una tragedia in due atti di Silvio Pellico del 1830 e un’opera lirica del 1853 di Carlo Andrea Gambini (ed anche un’opera parzialmente ispirata sulla sua vita, l’“Irene, ossia l’assedio di Messina”, di Giovanni Pacini, del 1833), tirato fuori da Amato dal gorgo dei secoli e della dimenticanza di un tempo ambiguo in cui poteva accadere di tutto, e cioè il passaggio della Sicilia da Bisanzio agli Arabi. Parole affascinanti si snodano su una vicenda largamente sconosciuta, uno sguardo illuminante viene gettato sulla conquista musulmana della Sicilia e sugli intrighi di Eufemio che, nel tentativo di emancipare l’isola dall’Impero Bizantino, la consegnò invece ai musulmani, che poi furono quasi sicuramente i mandanti della sua uccisione. Ma fu veramente così? Eufemio da Messina, protagonista non marginale della storia della Sicilia medievale, è un personaggio alquanto controverso, che non trova pace nel giudizio degli storici moderni, e che può essere giudicato positivamente o negativamente a seconda che lo si guardi dal punto di vista latino o siciliano, bizantino e musulmano.

Questo Eufemio, turmarca, cioè comandante militare e governatore della Sicilia per conto dell’imperatore di Bisanzio, sollevato poi dall’imperatore di Bisanzio dal suo incarico, non ebbe certo un comportamento lineare, e tuttavia fu proclamato addirittura imperatore della Sikelia, indipendente da Costantinopoli. Capo carismatico, cercò di dare un assetto stabile e moderno alla Sicilia, nominando una nuova classe dirigente, ma fu ben presto sconfitto e messo in fuga… A nostro avviso, in quel tempo senza tempo, tutto era maturo – Eufemio o no – per la conquista musulmana della Sicilia, ma lasciamo che giudichino i lettori, dopo aver letto l’interessante saggio.

Altro personaggio controverso che ha affascinato generazioni di studiosi, e sul quale non è mai stata data parola definitiva – né forse mai si darà -, è Giuseppe Balsamo, conosciuto come Alessandro, conte di Cagliostro, passato alla storia – e alla leggenda – come Cagliostro.  Cagliostro, poco più di mezzo secolo di vita vissuta nella seconda metà del Settecento (1743-1795), a parer nostro è l’espressione più eclatante di un tempo ambiguo, o se vogliamo di mezzo, che si lascia dietro l’età antica e annuncia la modernità. Tutto nella sua avventurosa vita annuncia questo, ed è per questo sfuggente aspetto che ancora oggi gli storici non riescono a darne definitiva sistemazione. Chi fu Cagliostro? Fu un martire o un imbroglione, uno scienziato o un ciarlatano? Fu un filantropo, un profeta della fine? Fu un medico o uno stregone, un indovino? Fu solo un truffatore, un eretico, un mago? Fu un falsario, un brigante, un cabalista? Oppure fu anche uno scienziato, un medico? Fu un illusionista, un negromante? Personaggio davvero incredibile, questo Cagliostro, egli non è solo il classico avventuriero, perché la sua esistenza leggendaria è fondamentale per farci comprendere la società e la cultura del Settecento in un’Europa dove l’avventuriero palermitano per tutta la vita scorrazzò e divenne mito, una vita in cui c’è tutto, massoneria, stregoneria, prostituzione, magia, società segrete, politica, Chiesa.  

Il giudizio su di lui certo dipende da come fu giudicato da avversari e denigratori, dai primi calunniatori, oppure dai primi estimatori, soprattutto i massoni, dai quali fu considerato un martire. Ma tutto è ancora avvolto nel mistero e la sua figura è entrata nella leggenda, una leggenda che ancora oggi resiste con un’aura di paura e di angoscia per via degli atti del processo della Chiesa contro di lui che sono ancora secretati dall’Archivio di Stato Vaticano. E se le parole di Angelo Amato non danno serenità, sicuramente la sua accurata ricostruzione e le inquietanti riflessioni stimolano allo studio di quel tempo e di quella Sicilia che partecipava anche con questi personaggi discutibili alla storia dell’Europa.

Anche nel caso di un altro personaggio leggendario e ambiguo come il bandito Salvatore Giuliano (1922-1950) non sempre magari il lettore può trovarsi d’accordo su qualche aspetto del giudizio di Amato, ma certo l’obiettivo dello studioso non è convincere ma sollevare questioni, e lui lo fa con una ricostruzione storica accurata del bandito di Montelepre, una narrazione chiara, precisa, meticolosa, anche sui torbidi intrecci tra mafia, politica e banditismo. A oltre settant’anni dalla morte di Giuliano, la strage di Portella delle Ginestre del 1947, per esempio, secondo lo studioso deve essere inserita in un disegno più ampio – che sarebbe continuato negli anni a venire – della lotta alle sinistre, al comunismo e al sindacalismo agrario, che, nel caso del cruento eccidio, vide quasi sicuramente, sì, l’alleanza tra banditismo e mafia, ma anche la complicità dei servizi segreti americani e italiani. Amato, come sempre, cita fonti, con nomi e cognomi, parla dell’allora Ministro dell’Interno Mario Scelba, di Gaspare Pisciotta, di collaborazioni e di collusioni… 

Ma insomma, lasciamo a lui sbrogliare la vicenda della vita e della morte, e anche oltre, del bandito, e ai lettori di seguirlo, perché la nitida ricostruzione dello storico è un importante contributo al chiarimento di una storia intrigata e piena di grovigli, che comprende anche le tante ipotesi sulla sua morte. È, in fondo, una storia antica e moderna – diciamo noi – dove un bandito, in un’epoca piena di confusione e di violenze, di intrecci malavitosi tra politica e mafia, non fu un bandito come gli altri, e perciò doveva assolutamente morire, perché, ad appena 28 anni, sapeva troppe cose, e se avesse parlato avrebbe provocato un terremoto, che avrebbe cambiato la storia non solo della Sicilia, ma anche dell’Italia. 

Le “incursioni” di Amato nella storia siciliana non potevano non toccare il suo paese, che non è da meno, in quanto a misteri e intrighi, rispetto a tutti gli altri paesi della Sicilia. Non poteva essere diversamente, perché Giovan Battista Hodierna (1597-1660) e Salvatore Bruno Todaro (1908-1942) sono personaggi veramente interessanti. Il primo non è solo il più ragguardevole esponente della cultura e della storia di Palma, ma – oltre che architetto e arciprete di Palma di Montechiaro – è anche famoso astronomo, in particolare per le osservazioni astronomiche sulle comete, sulle nebulose e sugli ammassi stellari, e soprattutto per le effemeridi dei “pianeti medicei” richiestigli da Ferdinando II de’ Medici, granduca di Toscana. Ad Odierna (chiamiamolo all’italiana) è stato dedicato l’asteroide 21047 Hodierna. 

Odierna, pur operando in una condizione di solitudine e di lontananza dai centri vivificanti della cultura europea, diede importanti contributi all’astronomia e alle scienze, e rimane uno studioso fondamentale per capire il Seicento. “…Socium non habeo, vel amicum aut propinquum, quo paululum sublevari possim. Mens praeceptor meus et difficultates meas nulli communico.” (Non ho un interlocutore, un amico, un parente che possa darmi un po’ di sollievo. Non ho che la mia mente e non posso comunicare a nessuno le [mie] difficoltà”, disse di sé. Se fosse vissuto in Germania o in Olanda, o nell’Italia del Nord, sarebbe passato alla storia come scienziato di statura europea, come di fatto è. Amato sostiene che l’Odierna fece finta di seguire il Sistema Ticoniano, cioè il modello di Tycho Brahe, ed esprime le sue opinioni che qui non anticipiamo. E poi parla anche della sua misteriosa morte… 

Misteriosa morte anche per il mitico capitano di corvetta di origine palmese Salvatore Bruno Todaro, che, durante la Seconda guerra mondiale, fu autore di imprese memorabili, che si possono definire a buon diritto leggendarie. Fu una specie di asceta o santone mistico, un preveggente che previde la propria morte, un uomo schivo, introverso, solitario, malinconico. Un uomo d’altri tempi, studioso di psicoanalisi, filosofie orientali, esoterismo, che praticava lo yoga ed era vegetariano. Un uomo soprannominato mago Bakù perché gli riconoscevano doti mediatiche, un uomo che era appassionato di sedute spiritiche e che, pare, avesse capacità ipnotiche. Un personaggio incredibile, insomma, uomo d’altri tempi, dicevamo, eppure simbolo di un’epoca, di una cultura, di una civiltà, al di là delle ideologie politiche, uomo che fa riflettere, non solo per gli atti di eroismo in difesa del proprio Paese, ma per la sua generosità, la sua umanità, in un tempo di barbarie. 

Quanti personaggi affollano il tempo e lo spazio di Angelo Amato!

Ma qui ci fermiamo. Il suo lavoro di ricostruzione della storia e della identità siciliana prosegue senza sosta, volto alla ricerca della verità. Personaggi che sembravano piccoli e insignificanti riprendono nuova linfa, diventano più complessi, personaggi che invece erano pietre miliari della storia siciliana vengono smontati e rimontati con in un puzzle. Leggi, fatti storici generali, personaggi sconosciuti emergono come fantasmi dai meandri oscuri della storia e riprendono nuova vita, ed è qui la grandezza di Amato, questa corrente continua, che non trova mai pace.

Li vediamo avanzare questi personaggi, ma ci fermiamo qui. Li affidiamo al lettore. Noi li vediamo già. Il Robin Hood siciliano, il Testalonga, il brigante-giustiziere, il filantropo, vendicativo e generoso, nemico dei ricchi e dei potenti, protettore dei poveri e dei deboli. E Rosa a “a cannunera” della rivolta antiborbonica del 1848, la memoria delle grandi donne, che hanno dato il loro contributo per l’affermazione degli ideali di libertà e l’affermazione dell’identità siciliana, per i quali Rosa Donato “a cannunera” si è tanto sacrificata, vicenda, la sua, ancora di più significativa e degna di lode, se consideriamo la condizione delle donne del suo tempo. Li vediamo avanzare, questi personaggi: chi sono? Ducezio, Pasquale Calvi, Mariano Stabile, Vincenzo Fardella di Torrearsa, Giacinto Carini, Enrico Fardella di Torrearsa, Emanuele Notarbartolo, Lorenzo Panepinto, Antonio Vaccaro, Pasquale Almerico, Placido Rizzotto, Salvatore “Turi” Carnevale, coinvolti in rivolte, massacri, stragi. Li vediamo avanzare, quelli che sono qui, ma anche molti altri che erano già stati, e quelli che verranno. È la Sicilia che avanza, è la storia in cammino. Li vediamo avanzare.

Li vediamo giungere dai baratri del tempo, da spazi senza confini, vengono dalle dimenticanze più profonde. Ecco, li vediamo giungere da lontano, dal mare, dai deserti. Sono spiriti e fantasmi di Sicilia, superstiti larve, vengono fuori come spettri, fantasmi del tempo, incubi, ombre della notte, parvenze, immagini, sogni, angoscia, fumo, vento che si disperde, niente. Si levano la carne e le ossa, gli spiriti di Sicilia. Ecco, li vediamo, riemergono dalla storia, si catapultano nel tempo immortale, nello spazio vuoto, nel puro, incontaminato sogno. Fantasmi, larve di Trinacria, escono dalle strade buie, inondano il mondo, spiriti di tutti i popoli e di tutte le razze, inondano il tempo.

Ecco, ora li vediamo. Sì, li vediamo, stanno occupando le piazze, le vie, li vediamo, morti, spiriti sepolti nell’abisso dei millenni, si svegliano dal sonno profondo, escono dalle bare, dalle tombe, dai tumuli superbi, dai cimiteri, dalle chiese, dai catafalchi, escono dal vuoto, dal nulla, riconquistano la luce, il respiro vitale, il loro posto nella storia. Cercano lo storico taumaturgo che li rimetta in vita. Fantasmi senza pace, larve del passato, spiriti solitari, vogliono uscire dal tumulto, dal caos della storia,  vogliono uscire  dal disfacimento, dalla rovina, dallo sfacelo, dal rapido decadere dello spazio, dall’indolente morire del tutto, dal crollo rovinoso dei mondi. 

Vogliono avere il loro posto nella storia.

Oh, ossa dimenticate, si destano dal sopore della morte, dalle dimenticanze estreme, e riemergono nel sole, nella luce, dove finalmente la pace trovano come sogni, dove forse trova riposo la storia, forse, e il formidabile declinare del tempo nel marasma del cosmo. Ecco, questo è il tempo, questo è lo spazio, questo il mondo dove naviga e non trova pace la mente di Angelo Amato, ma non è la deriva del tempo, non è il naufragio delle certezze – è solo la forza potente della storia.

Angelo Amato, Una Sicilia ancora da scoprire – Eventi e personaggi inediti, Mazara del Vallo, Libridine, 2023, euro 18

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