“Er Papa ha da fa’ er Papa”

di Pietro Licciardi

PAPA FRANCESCO PARLA SPESSO E VOLENTIERI A BRACCIO, MA NON SEMPRE SI RIVELA UNA SCELTA SAGGIA. DA UN ARTICOLO DI CATHOLIC CULTURE

Il sito Catholic Culture ha pubblicato un articolo firmato da Phil Lawler – riportato dal blog di Sabino Paciolla – in cui si segnala una inopportuna caratteristica di questo Papa: la preoccupante abitudine di parlare a braccio discostandosi spesso e volentieri dai testi scritti. Purtroppo si tratta di un vezzo non solo di Francesco, ma anche di altri personaggi di Chiesa, che in questa epoca mediatica, un po’ per una malintesa esigenza di voler apparire vicini alle persone, un po’ perché costantemente sotto i riflettori di tv, giornali e radio; pressati da giornalisti e blogger alla maggior parte dei quali interessa più la frase “sensazionale” che la verità, creano spesso e volentieri imbarazzo.

Come ricorda Phil Lawler quando era arcivescovo di Buenos Aires, l’allora cardinale Jorge Bergoglio diceva di non sentirsi a suo agio nell’esprimersi in un’intervista suggerendo che chiunque volesse capire il suo pensiero avrebbe dovuto leggere le sue opere scritte. Una soluzione molto saggia e condivisibile che avrebbe dovuto adottare a maggior ragione una volta diventato Papa. Francesco invece è oggi il pontefice più intervistato della storia esponendosi in conversazioni spesso informali con ogni tipo di pubblico, per non parlare delle sessioni di domande e risposte con i giornalisti in aereo in occasione dei suoi viaggi. Purtroppo ricordiamo ancora quel «Chi sono io per giudicare?», strumentalizzato a più non posso.

Alcune delle dichiarazioni più divisive e sconcertanti sono avvenute proprio durante questi scambi improvvisati.

Normalmente, quando un Papa fa una dichiarazione ufficiale parla da un testo preparato, proprio perché con innumerevoli persone che leggono le sue parole, la precisione è importante e la spontaneità può essere imprudente. Tanto più che parecchi hanno interesse a distorcere e strumentalizzare i concetti espressi o non sono in grado di riportarli fedelmente. Da qui l’importanza di un testo scritto cui riferirsi.

Purtroppo invece, come ricordato, la spontaneità è un tratto distintivo del pontificato di Francesco, il quale non sembra affatto scoraggiato dal furore che hanno suscitato certe sue dichiarazioni pubbliche non verificate. Del resto, gli stessi funzionari vaticani – scrive ancora Phil Lawler – si lamentano di essere stati colti di sorpresa da annunci importanti, rilasciati senza consultazione. Pure nel suo ruolo di legislatore canonico sembra che il Papa sia stato precipitoso, poiché il vaticanista Andrea Gagliarducci ha osservato che nel suo decennio di pontificato ha emanato ben 70 motu proprio che aggiungono o modificano il diritto canonico e che in molti casi un motu proprio ha corretto le sviste di un altro. 

Gli improvvidi e i superficiali potranno anche apprezzare lo spontaneismo di un Papa che sembra voler parlare alle persone come un buon parroco di campagna ma se questo parlare a braccio poteva andar bene a Buenos Aires non va bene affatto a Roma, dove il Papa è sotto il costante controllo della stampa e, cosa ben peggiore, di una pletora di sedicenti opinionisti, blogger, commentatori compulsivi sui social, i quali si buttano a capofitto su ogni parola magari presa da un titolo di giornale, senza neppure aver ascoltato l’”originale”.

Di vescovi, cardinali e a maggior ragione di papi che vogliano fare i “piacioni”, come si dice, in questi tempi così difficili per la Chiesa non sentiamo affatto il bisogno; specialmente considerato il pandemonio che certe infelici uscite suscitano tra i fedeli, già abbastanza disorientati e divisi in una Chiesa sempre più in frantumi. 

Come disse tempo fa un romano verace intervistato in piazza San Pietro: «Er Papa ha da fa’ er Papa».

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È dalla terra che si ricava il cibo, senza i coltivatori nessuno potrà vivere. Questo è dall’inizio dell’umanità. Nessuno è superiore a Dio.

Scherza coi fanti,
ma lascia stare i Papi.
Potrebbero eventualmente diventare SANTI.