Aprì la sua casa alle ragazze sbandate per portarle a Cristo

di Mariella Lentini*

ECCO CHI È LA BEATA GIUSEPPA NAVAL GIRBÈS

Quale ragazzina occidentale oggi rinuncerebbe ad uscire con le amiche, andare a ballare, praticare uno sport o acquistare vestiti, profumi e cosmetici? Quale ragazzina, oggi, rinuncerebbe a tutto questo per stare in casa a pulire, stirare, cucinare, lavare i piatti, accudire la nonna e lo zio malati? Poche, pochissime. Nel 1800 accadeva. In Spagna la piccola Giuseppina, nata nel 1820 ad Algemesì, presso Valéncia, frequenta una vicina di casa che insegna alle bambine a leggere, scrivere e ricamare. Quando ha solo tredici anni, purtroppo, le muore la mamma. Giuseppina si ritrova a fare da mamma ai cinque fratellini più piccoli e ad accudire il padre.

La famiglia di Giuseppina deve affrontare anche gravi problemi economici, tanto che sono la nonna ed uno zio materni ad accoglierla in casa con i suoi fratellini. Giuseppina accudisce, così, anche la nonna e lo zio malati. La ragazzina cura tutta la famiglia con amore, senza lamentarsi mai. Per lei questo è un compito ricevuto dal Cielo per dare un significato profondo e autentico alla propria vita. Infatti Giuseppina non è una ragazza come tutte le altre. Prega, va a Messa tutti i giorni e all’età di diciotto anni decide di consacrarsi a Dio e di non sposarsi. Non diventa suora perché la sua missione è di stare a casa ad aiutare la sua famiglia. Però Giuseppina trova anche il tempo per accogliere ragazzine del paese e insegnare loro a ricamare, senza chiedere denaro in cambio.

In questo modo Giuseppina parla alle ragazze di Gesù, del Vangelo, di quanto sia importante essere tutti fratelli, amarsi e perdonarsi l’un l’altro. Giuseppina, a casa sua, organizza pure incontri spirituali per donne sposate e nubili, mette pace tra chi litiga, insegna il catechismo, riunisce donne e uomini per leggere insieme la Parola di Dio. La giovane assiste amorevolmente pure un gruppo di ammalati. In seguito riesce a realizzare il suo sogno. Aprire la sua casa alle ragazze sbandate, senza famiglia né lavoro, per aiutarle ad affrontare con la fede, la preghiera, l’istruzione e l’operosità, le difficoltà della vita. Giuseppina si ammala e nel 1893 si spegne. Nel 1988 San Giovanni Paolo II, papa Karol Wojtyla, la proclama beata.

 

* Autrice del libro
“Santi compagni guida per tutti i giorni”

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