Nell’armonia e collaborazione l’uomo e la donna diventano dono reciproco

Nell’armonia e collaborazione l’uomo e la donna diventano dono reciproco

di Nicola Sajeva

UOMO E DONNA DEVONO CONSERVARE, MANTENERE, POTENZIARE QUELLE DIFFERENZE CHE NON ANNIENTANO MA EVIDENZIANO UN’UGUAGLIANZA SBOCCIATA DALLA PARI DIGNITÀ

In una società in cui non facciamo fatica a concludere che l’uomo e la donna non riescono più ad individuare progetti condivisibili, sembra quanto mai opportuno cercare di soffermarsi per avviare una possibile riflessione.

Eludere questi problemi, significa entrare incoscientemente nel cunicolo di una crisi che altro non può alimentare se non un preoccupante declino della nostra civiltà. Il modo femminile cercando di recuperare uno svantaggio pesantemente lesivo della sua dignità, non sempre ha percorso le strade più convenienti quando ha fatto coincidere tale recupero nel raggiungimento di quelli che erano stati gli obiettivi dell’uomo.

Una donna in lotta, in contrapposizione, che sgomita per conquistare identiche posizioni non mette in risalto ma mortifica gli attributi più peculiari della sua femminilità. Uomo e donna devono conservare, mantenere, potenziare quelle differenze che non annientano ma evidenziano un’uguaglianza sbocciata dalla pari dignità.

Su questo delicato argomento la Chiesa ha creduto opportuno ribadire dei chiari concetti che, da sempre, sono stati fondamento per la  costruzione di una società rispettosa dei diritti di ogni essere umano.

La lettera ai vescovi della Chiesa Cattolica sulla collaborazione dell’uomo e della donna nella Chiesa e nel mondo, firmata dall’allora cardinale Joseph Ratzinger, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, cerca di puntualizzare alcuni concetti in grado di chiarire il significato di armonia e collaborazione.

E’ necessario devitalizzare tutto ciò che contribuisce a dare vigore alla rivalità dei sessi e alla consequenziale raccolta dei pesi per far pendere la bilancia da una parte invece che dall’altra.

Nell’armonia l’uomo e la donna diventano dono reciproco; nella collaborazione prendono consistenza quei modi di essere costruttori di realtà che tendono prima a circoscrivere poi a vincere le tendenze negative presenti nella nostra società.

Armonia e collaborazione sono gli antidoti, approntanti dalla Chiesa per ricostruire le condizioni iniziali della creazione che, assente il peccato, rendevano possibile una convivenza segnata da una felicità senza tramonto. Armonia e collaborazione creano spazi esistenziali che anche i non credenti possono apprezzare per costruire rapporti duraturi, per andare avanti alla scoperta di nuove emozioni, di nuove stelle in grado di illuminare i momenti più anonimi della nostra quotidianità.

Il messaggio più ricorrente di tutta la lettera è esplicitato nel terzo capitolo che si sofferma su “Attualità dei valori femminili nella vita della società”.

Il primo capitolo aveva evidenziato il problema, il secondo si era soffermato sui dati fondamentali dell’antropologia biblica, il quarto concluderà parlando dell’attualità dei valori femminili nella vita della Chiesa.

La lettera intende raggiungere la coscienza di tutti gli uomini, di tutte le donne di buona volontà: laici e credenti.

La missione della Chiesa, senza voler essere invadente, bussa alla porta dei mille compartimenti stagni, non considera sconveniente percorrere zone minate, non tiene conto delle mura che le culture dei popoli si ostinano ad innalzare: è la luce del sole che raggiunge la reggia e il tugurio, il campo seminato e la palude mefitica, il volto dell’innocente e il sorriso beffardo del criminale.

Quando il Papa parla di genio della donna, desidera trasmetterci qualcosa di veramente importante. E’ qualcosa che supera di molto i possibili approdi di un femminismo portatore di una tossicità che deteriora i rapporti con il sesso dirimpettaio. Il genio della donna è un enorme potenziale da mettere in circolo per l’arricchimento di ogni infrastruttura sociale.

Ha scritto Giovanni Paolo II: “Tornerà ad onore della società rendere possibile alla madre, senza ostacolarne la libertà, senza discriminazione psicologica o pratica, senza penalizzazione nei confronti delle sue compagne, di dedicarsi alla cura e all’educazione dei figli secondo i bisogni differenziati della loro età”.

Per le femministe forse un passo indietro, per la donna invece il riconoscimento di un genio dal quale tutta la società riceverà un’incalcolabile ricchezza.

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