Il bambino, anche non nato, “vive” comunque nella sua mamma

di Andrea Bartelloni

IL MICROCHIMERISMO MATERNO-FETALE, UN LEGAME CHE DURA PER SEMPRE

Cosa provoca quel legame tra madre e figlio fin dai primi momenti e per tutta la vita? Mille cose, mille sensazioni che sono state analizzate e raccontate da sempre. Ma ce n’è una che estremamente invisibile: il microchimerismo materno-fetale, cioè la presenza di cellule fetali nella mamma e viceversa, la cui parte scientifica è già stata affrontata in queste pagine. Questa dice che ci sono cellule del bambino che cresce nel grembo della mamma che vanno a colonizzarla (microchimerismo), si uniscono a lei e la “cambiano” in qualche modo. 

Già dalle prime settimane c’è questa simbiosi e anche questa, forse, sta all’origine dell’unione stretta, “fisica”, tra madre e figlio ancora prima che questo esca alla luce. La mamma non passa solo il nutrimento, ma anche cellule importanti e altrettante ne riceve dal suo bambino. Questo avviene anche con l’allattamento che, specialmente se iniziato subito, determina il passaggio di cellule, questa volta a senso unico, dalla mamma al figlio, e se per qualche ragione la gravidanza non va a termine, qualcosa rimane nella mamma che spiega quel trauma, quel ricordo così struggente, di quella vita che, anche se per poco tempo, cresceva al suo interno. 

È una consolazione, un rimpianto, una certezza: quell’essere umano che cresceva stava entrando in sintonia, non solo emotiva, ma anche fisica con la madre e qualcosa rimane di quel figlio che poteva nascere, ma non è nato. Relazioni intense e prolungate con cellule fetali che persistono nella mamma per decenni dopo il parto e possono migliorare l’esito di future gravidanze. Un po’ come se il bambino si prendesse cura dei fratelli che potrebbero arrivare in seguito, un’altra meravigliosa realtà di quel mistero che è la nascita della vita.

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