Baby Gang, Simba La Rue, Sacky: Don Claudio Burgio racconta storie di cadute e di resurrezione

di Angelica La Rosa

UN LIBRO DA LEGGERE

E’ in libreria dallo scorso 26 aprile il libro “Non vi guardo perché rischio di fidarmi – Stùorie di cadute e di resurrezione” (Edizioni San Paolo 2024, 157 pagine, euro 15), di don Claudio Burgio, cappellano dell’Istituto penale minorile Cesare Beccaria di Milano e fondatore della comunità Kayròs. Classe 1969, don Burgio dal 2000 gestisce comunità di accoglienza per minori e servizi educativi per adolescenti. Accanto all’attività pedagogica che lo vede impegnato quotidianamente con i ragazzi delle comunità, numerosi sono i suoi interventi in dibattiti e incontri pubblici su temi sociali di attualità, su spiritualità, educazione, famiglia, tossicodipendenza, emarginazione giovanile. È stato autore di “Non esistono ragazzi cattivi” (2010), racconto-testimonianza dei primi anni vissuti a fianco dei ragazzi del carcere minorile e delle comunità Kayròs.

In questo nuovo libro, più attuale che mai, don Claudio attraverso il racconto delle storie dei suoi ragazzi (tra i quali i noti rapper Baby Gang, Simba La Rue e Sacky), accompagna il lettore nel cammino imprevedibile e rischioso della fiducia, il solo capace di alimentare la speranza educativa.

Nel tempo delle baby gang, della criminalità giovanile che inonda le pagine di cronaca e di un’emergenza educativa che nel nostro Paese sembra avere raggiunto proporzioni inquietanti e sempre più vaste, c’è una domanda che attraversa il cuore e la mente di tanti genitori e educatori: c’è ancora spazio per la fiducia nel rapporto educativo con le nuove generazioni? Le condotte adolescenziali sempre più aggressive non pretendono forse piuttosto un atteggiamento adulto di tipo più repressivo e contenitivo?

Don Claudio, come detto cappellano del carcere minorile Cesare Beccaria di Milano e fondatore della comunità Kayròs, ribadisce che non è una legge più dura e severa a fare da deterrente per contrastare la criminalità e il disagio giovanile. Non è la paura dell’arresto, il terrore del carcere a scoraggiare un ragazzo dal commettere reati; un adolescente cambia se si sente investito di fiducia, se incontra un adulto affidabile capace di offrire reali opportunità di crescita.

“Puntare sulla fiducia e sulla possibilità di cambiamento dei ragazzi ‘difficili’ non è per sognatori, come siamo tentati di pensare. Sono le vite cambiate di questi ragazzi a vincere la nostra incredulità”, ha scritto nella prefazione Marta Cartabia, già Presidente della Corte Costituzionale.

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