Conosciamo San Benedetto il Moro
di Mariella Lentini*
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TRA I BEATI E I SANTI FESTEGGIATI OGGI DALLA CHIESA CATTOLICA (Santi Agatopodo e Teodulo, Beata Aletta, S, Beato Carlo (Ndue) Serreqi, San Francesco Marto, San Gaetano Catanoso, Beato Giuseppe Benedetto Dusmet, San Guerir, Beato Guglielmo Cuffitelli di Noto, Sant’ Isidoro di Siviglia, Beato Mario Ciceri, San Pietro di Poitiers, San Platone, Beato Tommaso da Napoli, Transito di Sant’Ambrogio, San Vittore di Barcellona, San Zosimo) RICORDIAMO IL PRIMO SANTO NERO
Il primo santo nero si chiama Benedetto (dal latino “colui che augura il bene”). Viene chiamato “il Moro” per il colore della sua pelle. Infatti i suoi genitori, cristiani, discendono da schiavi provenienti dall’Africa e deportati in Sicilia.
Benedetto Manasseri (dal cognome del padrone) nasce nel 1526 a San Fratello (Messina). Egli, come il padre, accudisce le pecore ma, già da ragazzino, prega sempre. Le sue doti umane e caritatevoli verso i bisognosi gli valgono il soprannome di “Santo Moro”: il giovane lavora e fa molte economie per mantenersi e aiutare i poveri. Purtroppo, a causa del colore della sua pelle, spesso viene insultato e schernito.
Benedetto ha ventun anni quando un eremita francescano nota il suo comportamento paziente e mite di fronte alla provocazione di un aspro dileggio. Il francescano capisce che Benedetto è un uomo molto buono e gradito a Dio. Così gli propone di entrare in convento.
Benedetto sente che questa è la sua strada. Vende i suoi preziosi buoi e dona il ricavato ai poveri. Nel Monastero di Monte Pellegrino (Palermo) i confratelli gli fanno fare il cuoco e, poi, nonostante sia analfabeta, lo nominano superiore. Benedetto si ciba solo di legumi e conduce una vita molto modesta. Si trasferisce, poi, a Palermo, nel Convento di Santa Maria di Gesù, dove viene nominato ancora cuoco e, nonostante sia solo un fratello laico, anche guardiano, cioè guida del convento e dei novizi.
Il frate compie tante guarigioni e moltiplica il pane per i poveri. Intanto cura i malati e svolge i lavori più umili. La sua fama si diffonde da Palermo fino ad Agrigento. Folle di fedeli si recano da lui per consultarlo: poveri e ricchi, maestri di teologia, potenti del clero e della politica. Clamorosi alcuni suoi miracoli. A causa di una grande nevicata i frati non possono andare a chiedere l’elemosina. Il convento non ha più nulla da mangiare. Benedetto fa riempire alcune vasche d’acqua e confidando sulla Divina Provvidenza prega. Il mattino dopo le vasche sono colme di pesci guizzanti.
Benedetto “il Moro” muore a Palermo nel 1589 e viene proclamato compatrono di Palermo assieme a Santa Rosalia. Dalla Sicilia la devozione per il “Santo Moro” si diffonde in Italia, Europa e America del Sud dove è ritenuto il protettore delle popolazioni nere.
* Autrice del libro
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Grazie Mariella!!!