I significati dell’Ascensione

I significati dell’Ascensione

di don Ruggero Gorletti

SOLENNITA’ DELL’ASCENSIONE DEL SIGNORE

Marco 16, 15-20

In quel tempo, [ Gesù apparve agli Undici ] e disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato. Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno». Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio. Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano.

COMMENTO

La festa dell’ascensione al cielo di Gesù pone fine a quel periodo nel quale il Risorto si è mostrato vivo ai suoi discepoli. Tutti e quattro gli evangelisti, e anche San Paolo, ci mostrano la consapevolezza che il Risorto sia apparso per un tempo limitato. Il senso di queste apparizioni è chiaro: raccogliere una cerchia di discepoli che potessero testimoniare che Gesù non è rimasto cadavere nel sepolcro, ma che ne è uscito vivo e che oggi è vivo, in anima e corpo. La loro testimonianza diventa la loro missione: annunciare al mondo che Gesù oggi è vivo, è Colui che da la vita, è la vita stessa, è Colui grazie al quale anche noi abbiamo la vita. L’ascensione pone fine a questo periodo: quaranta giorni dopo la resurrezione Gesù cessa di essere fisicamente presente in mezzo ai suoi discepoli. Gesù, fisicamente, non è più presente fra noi. 

L’Ascensione, a pensarci bene, sembra tutto tranne che una festa: Gesù se ne è andato, il mondo non è cambiato, i discepoli sono investiti di un compito apparentemente irrealizzabile: annunciare il vangelo ad ogni creatura. Un compito davvero troppo grande per loro! Potremmo pensare che i discepoli, ragionevolmente, potessero farsi prendere dalla tristezza, dallo scoramento: si erano dimostrati increduli quando il Risorto era apparso loro: increduli e pieni di paura. Ora che Gesù se ne va possiamo pensare che siano tentati di abbandonare la missione, di ritornare alle attività precedenti all’incontro con Gesù, di lasciare perdere tutto.

Non è andata così: il vangelo di oggi, il brano di San Marco, ci dice che i discepoli partirono e predicarono senza indugio. Il brano di Luca, parallelo a quello di Marco, ci dice che, dopo l’ascensione, i discepoli tornarono a Gerusalemme pieni di gioia. Perché questa gioia, visto che Gesù se ne è andato da un’altra parte?

Perché in realtà l’ascensione non è un viaggio di Gesù in un’altra parte dell’universo, ma è il suo ritorno nella piena intimità con il Padre, portando con sé quella umanità che ha oramai definitivamente assunto facendosi uomo nel grembo della Vergine Maria. Gesù non ci ha abbandonati, tornando al suo posto accanto al Padre, 

In altre parole: salendo al cielo Gesù non è andato a stabilirsi su qualche stella lontana, sarebbe comunque un luogo fisico, simile al nostro. Gesù è entrato nella pienezza della comunione con il Dio vivente, per questo riesce ad esserci ancora più vicino di quando calcava la polvere di questa terra. È ancora più presente di prima, e se noi non riusciamo a farne un’esperienza sensibile è perché noi siamo limitati non perché Lui sia meno vivo di noi! Salire al cielo non significa quindi andare a trovare posto in uno spazio lontano e inaccessibile. Dio vive fuori dallo spazio e dal tempo, li ha creati Lui. Sedere alla destra del Padre significa partecipare pienamente alla signoria di Dio sul mondo e sulla storia, cioè sulla vita di ciascuno di noi, e se i discepoli sono tornati a Gerusalemme pieni di gioia, se hanno intrapreso senza indugio la missione affidata loro da Gesù, è perché tutto questo l’hanno capito e non si sono sentiti abbandonati, ma hanno capito che Gesù è vivo e operante in mezzo a noi, in modo ancora più efficace di prima. 

Questa certezza la dobbiamo avere sempre presente anche noi: Gesù è vivo, ci è vicino, e ci aspetta alla destra del Padre, ci è vicino nelle difficoltà e nei dolori di questa vita e ci aspetta per farci partecipi del suo regno di pace e di gioia.

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