L’inconsistenza dell’ideologia gender

di Daniele Trabucco

LA FORZA ARGOMENTATIVA DI ARISTOTELE

Il termine “gender”, in lingua italiana genere, viene utilizzato per riferirsi all’identitá di genere per cui un uomo ed una donna non sono tali in virtú delle loro caratteristiche biologiche, ma unicamente sulla base di quanto un soggetto percepisce di se stesso (la sua condizione psico-sociale). Fattori psicologici, modelli sociali e culturali, sistemi educativi etc. possono, ritengono i sostenitori di queste “teorie”, influenzare e condizionare la libera percezione del sé. Addirittura, troviamo quotidiani, quali ad esempio “Domani” di Carlo De Benedetti, che contengono editoriali (uno del 19 luglio 2021) per cui il genere, ritenuto (erroneamente) un accidente secondo la filosofia aristotelica, é liquido (“va e viene”) a differenza della sostanza che permane. Alla luce di questa premessa, si riesce persino a titolare che il grande filosofo greco Aristotele (384 a.C. – 322 a.C.) avrebbe pure votato il disegno di legge “Zan”. Ora, non é questa la sede per smentire punto su punto le “ricostruzioni fantasiose” di “Domani”, ma va ricordato che, nel caso specifico, il genere maschile o femminile non é affatto un accidente nel senso utilizzato dal fondatore del “Liceo”, bensì una parte immanente alla sostanza senza la quale si assisterebbe all’eliminazione del tutto: dell’ente uomo e dell’ente donna. Gli accidenti, é bene non dimenticarlo, esistono solo se cadono o giaciono in una sostanza e vanno sempre considerati come proprietá della sostanza (il verde dell’albero, il suo muoversi a causa del vento etc.). In una sostanza sensibile, come una donna o un uomo, é il concetto di forma (ció che rende l’uomo un uomo e la donna una donna), secondo Aristotele, il solo idoneo ad unificare la materia, ma a condizione che questa abbia una certa predisposizione ad essere unificata, cioé se sia capace di aprirsi all’azione unificatrice della forma. Nell’uomo e nella donna, l’ “ὑποκείμενον” (ció che sta sotto, o meglio il loro fondamento ontologico, il “composto di materia e forma” per utilizzare un’espressione tratta dal VII libro della “Metafisica”) non ci dice solo che sono, ma che sono determinati in un certo modo: appunto come uomo e come donna. É, infatti, la forma dell’uomo e della donna in grado, rispettivamente, di raccogliere ed unificare in vista di un fine, di un τέλος, una molteplicitá di elementi (nel nostro caso somatici). Questo significa, allora, che la forma dell’ente donna non potrá mai unificare una molteplicitá di elementi appartenenti all’ente uomo e viceversa. Il “gender”, allora, é un’ideologia che contraddice quanto la retta ragione ci dimostra in modo evidente. La percezione su cui si fonda non é il reale, ma una rappresentazione che, potendo assumere qualunque contenuto, si presta alle ricostruzioni piú assurde e fantasiose, celate dietro la richiesta di “nuovi diritti”.

Daniele Trabucco

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