Il Gotico e l’Annunciazione

Il Gotico e l’Annunciazione

di Bruno Volpe

INTERVISTA AL CRITICO E STORICO DELL’ARTE PASQUALE LETTIERI

“Il tema dell’Annunciazione in arte sacra appare col gotico per la prima volta”. Lo dice in questa intervista il noto critico e storico dell’arte napoletano, professor Pasquale Lettieri.

Oggi la Chiesa cattolica, nel pieno della Quaresima, compie una sosta mariana e celebra la festa dell’Annunciazione, cioè quando l’Arcangelo Gabriele annuncia a Maria la sua maternità vetginale. Questa festa idealmente e teologicamente “unisce” il mistero della Incarnazione (Natale) con la Pasqua.

Professor Lettieri, nessuno ha dubbi che la Incarnazione sia una tappa molto significativa nel calendario cattolico. Come è stata trattata nell’arte?

“Se in quella orientale essa è stata sempre presente, per la tradizionale devozione mariana degli orientali e degli ortodossi nel particolare, in occcidente abbiamo le prime e rilevanti tracce col gotico. Con questo stile diventa tema molto utilizzato”.

Iniziamo la rassegna…

“Le prime indicazioni arrivano nella storia dell’arte italiana del basso Medioevo, tra secolo 13 e 14, momento nel quale l’Annunciazione diviene un tema ricorrente e risente della sua influenza nella cristianità. Il primo grande messaggio giunge da Giotto che nel 1305 dipinge apppunto una splendida Annunciazione nella Cappella degli Scrovegni di Padova. Giotto indulge, come sarà per lungo tratto, sul naturalismo. Maria quasi ha un ruolo passivo e del resto è coerente col racconto evangelico, però non è statica, anzi sembra partecipare all’ azione, il che vuole dire adesione al piano di Dio che decisamente è più grande di lei. In questa opera, oltre al naturalismo, abbiamo una trama figurativa, sembra un anticipo del successivo umanesimo artistico”.

Andiamo avanti…

“Giotto ci annuncia in nuce la pittura moderna ed un altro esemplare degno di nota di Annunciazione, è quello di Simone Martini del 1333 più o meno lo stesso tempo di Giotto dove prevale il color oro, e vi è un accenno floreale col giglio bianco che indica la purezza. Poi si passa al Rinascimento”.

Ecco, parliamone…

“Nel Rinascimento spicca senza dubbio l’Annunciazione di Filippino Lippi che è decisamente diversa dallo stile barocco precedente. Qui, assieme all’Arcangelo Gabriele abbiamo altri due angeli e domina un tono ed un tocco di regalità. Sempre in ambito rinascimentale, mi piace segnalare l’Annunciazione di Piero della Francesca, presente nella Cappella Maggiore di Arezzo, qui assieme a Maria si nota e conta la presenza di Dio ed ha una concezione trinitaria, una belllissima scena architettonica su quattro piani. Bellissima è anche quella di Leonardo da Vinci datata 1475 che troviamo agli Uffizi di Firenze, una tempera su tavola dove la scena si fa metafisica e la Madonna ha la mano sinistra alzata. Splendida quella del Botticellli e non ultima, quella del Pinturicchio”.

E Caravaggio?

“Ci stavo arrivando, qui siamo già nel barocco e cambiano i toni cromatici. Nel 1609 Caravaggio dipinge la sua Annunciazione presente in Francia. Qui Maria è supina, quasi passiva e domina appunto il classico tono chiaroscuro di Caravaggio, l’angelo è appena accennato”.

Insomma, nell’arte italiana l”Annunciazione comincia col gotico…

“Esattamente e poi andrà avanti nell’umanesimo rinascimentale e nel barocco”.

Nell’arte moderna e contemporanea?

“Non è un soggetto particolarmente presente e la motivazione è questa. Nel passato l’ arte religiosa, che serviva per rinforzare la preghiera e la vocazione religiosa dei meno istruiti nelle chiese, era molto forte e sentita. Oggi questo sentimento religioso è calato, non sta dare a me un giudizio. Se nel passato l’ opera di arte aveva un senso teologico ed anche di evangelizzazione, tutto questo adesso manca e in parte lo si deve al progressivo processo di secolarizzazione, laicizzazione e calo della religiosità che porta a pregare meno. Gli artisti sono rivolti dunque ad altri temi”.

 

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