I conflitti nascono dal pensiero di Ventotene, che ha sostituito quello di Norcia

I conflitti nascono dal pensiero di Ventotene, che ha sostituito quello di Norcia

di Matteo Castagna

GLI ERRORI CONTEMPORANEI SONO INFINITI MA TUTTI HANNO ORIGINE E FINE IN DUE NEGAZIONI SUPREME…

Il Cardinale Raffaele Fornari (1787-1854) fu chiamato a collaborare alla stesura del testo sul dogma dell’Immacolata Concezione (Bolla “Ineffabilis Deus”, dell’8 dicembre 1854), nonché alla stesura dell’enciclica “Quanta Cura” (8 dicembre 1864) che venne accompagnata dal “Sillabo” – Elenco dei principali errori dell’età nostra, da Papa Pio IX.

Allo scopo di approcciare il Sillabo, il Cardinale consultò eminenti studiosi cattolici come lo spagnolo Juan Donoso Cortés (1809-1853) e il francese Louis-François Veuillot (1813-1883).

Particolarmente attuale è il contenuto della lettera di Donoso Cortés al Card. Fornari del 1852, che venne utilizzato da Papa Pio IX per la redazione del Suo Magistero perenne ed infallibile nella condanna degli errori dell’età nostra, di cui nel terzo millennio vediamo le conseguenze, con l’obbligo di contrastarle.

L’incipit di Donoso Cortés è comune a tutti gli intellettuali cattolici, anche oggi: “Tra gli errori contemporanei non c’è alcuno che non si risolva in una eresia; e tra le eresie contemporanee non ce n’è alcuna che non si risolva in un’altra, già condannata ab antiquo dalla Chiesa.

Negli errori passati, la Chiesa ha condannato gli errori presenti e quelli futuri. Identici tra loro quando vengano considerati nella loro natura e nella loro origine, gli errori offrono, tuttavia, lo spettacolo di una varietà portentosa quando vengano considerati nelle loro applicazioni. Il mio proposito oggi è di considerarli nelle applicazioni, piuttosto che nella loro natura e origine”. Il marchese riassume, quindi, in questo modo, il concetto di ermeneutica della continuità, così come correttamente tramandato nel corso dei secoli.

Egli desiderò esaminarli dal punto di vista politico e sociale piuttosto che da quello religioso; per ciò che hanno di vario piuttosto che per ciò che hanno di identico; e infine per ciò che hanno di mutevole anziché per ciò che hanno di assoluto.

“Per quel che riguarda il secolo in cui viviamo – sostiene già nel 1852 il grande Donoso Cortés – basta guardarlo per persuadersi che ciò che lo rende così tristemente famoso fra tutti i secoli non è tanto l’arroganza nel proclamare teoricamente le sue eresie ed i suoi errori, quanto l’audacia satanica che mette nell’applicare alla società presente le eresie e gli errori in cui caddero i secoli passati”. Noi potremmo aggiungere che a distanza di circa due secoli da questo suo scritto, la situazione non è solo peggiorata, ma è degenerata.

Oggi, la ragione non rimane soddisfatta se non scende alle sfere politiche e sociali, per turbare tutto, facendo sbocciare, come per incanto, da ogni errore un conflitto, da ogni eresia una rivoluzione e da ognuna delle sue superbe negazioni una catastrofe gigantesca. Nel terzo millennio, il conflitto derivante dall’errore gnostico, massonico e materialista, la rivoluzione derivante dall’eresia liberale o socialista hanno determinato quella catastrofe gigantesca che stiamo vivendo, nella più assoluta decadenza, nell’ ateismo di Stato, nella mediocrità e nell ‘insipienza.

Cortés nota acutamente che “nel passato, gli errori stavano solo nei libri, cosicché, non cercandoli in essi, non potevano incontrarsi in nessun’ altra parte, mentre ai giorni nostri l’errore non sta solo nei libri, ma anche fuori di essi: sta nei libri, nelle istituzioni, nelle leggi, nei giornali, nei discorsi, nelle conversazioni, nelle aule, nei circoli, nei focolari, nel foro, in ciò che si dice ed in ciò che si tace”, oltre che in televisione, su internet, nei social, nel marketing.

Gli errori contemporanei sono infiniti; ma tutti, a ben guardare, hanno origine e fine in due negazioni supreme: una relativa a Dio, l’altra relativa all’uomo.

“La società nega che Dio abbia cura delle sue creature, e che l’uomo sia concepito nel peccato. L’orgoglio sussurra due cose all’uomo dei nostri tempi, ed egli crede ad entrambe: che non ha macchia e che non ha bisogno di Dio; che è forte e bello. Per questo lo vediamo insuperbito del suo potere ed innamorato della sua bellezza”, così che spesso si vedono uomini e donne che non riescono a gestire il potere, finendo per lasciare che sia il potere a gestire loro, con esiti inquietanti in termini di egoismo, incapacità di ascolto, inettitudine, adattamento alla vita comoda, nel vizio e nel denaro, divenuto fine primario ed ultimo, che cancella le idee ed il bene comune.

Procede con un’attualità disarmante, il nobile spagnolo: “supposta la negazione del peccato originale, si nega, tra l’altro: che la vita temporale sia una vita di espiazione; che il mondo nel quale si vive debba essere una valle di lacrime; che la luce della ragione sia fiacca e vacillante; che la volontà umana sia inferma; che il piacere ci sia stato dato come tentazione; che il dolore sia un bene, se lo si accetta, per un motivo soprannaturale, con una accettazione volontaria; che il tempo ci sia stato dato per la nostra santificazione; che l’uomo abbia bisogno di essere santificato”.

Supporre che l’uomo non sia caduto nel peccato originale significa negare, e si nega, che l’uomo sia stato redento. Supporre che l’uomo non sia stato redento significa negare, e si nega, il mistero della Redenzione e della Incarnazione, il dogma della personalità esteriore del Verbo e il Verbo stesso.
Supporre l’integrità naturale della volontà umana, da una parte, e non riconoscere, dall’altra, l’esistenza di altro male e di altro peccato che il male ed il peccato filosofico, significa negare, e si nega, l’azione santificante di Dio sull’uomo, e con essa il dogma della personalità dello Spirito Santo. Da tutte queste negazioni deriva la negazione del dogma sovrano della Santissima Trinità, pietra angolare della nostra fede e fondamento di tutti i dogmi cattolici.

Da qui ha origine un vasto sistema di naturalismo, che è la contraddizione radicale, universale, assoluta di tutte le nostre credenze. Noi cattolici crediamo e professiamo che il peccatore ha continuamente bisogno di soccorso e che Dio glielo concede perennemente per mezzo di una assistenza soprannaturale, opera meravigliosa del suo immenso amore e della sua misericordia infinita. Per noi il soprannaturale è l’atmosfera del naturale: vale a dire, ciò che, senza farsi sentire, circonda e a un tempo stesso sorregge il peccatore.

“Tra Dio e l’uomo c’era un abisso insondabile: il Figlio di Dio si fece uomo, e riunendo in sé le due nature, colmò l’abisso. Tra il Verbo Divino, Dio e uomo a un tempo stesso, e l’uomo peccatore, c’era tuttavia una immensa distanza; e Dio, per accorciare questa immensa distanza, mise tra Suo Figlio e la Sua creatura la Santissima Vergine, la donna senza peccato. Ma tra la donna senza peccato e l’uomo peccatore la distanza era ancora grande; e Dio, nella sua misericordia infinita, mise tra la Vergine Santissima e l’uomo peccatore i santi penitenti.

Come non ammirare un così grande, sovrano, meraviglioso, perfetto sistema! Al più grande peccatore è sufficiente stendere la mano colpevole per incontrare chi lo aiuti a risalire, scalino per scalino, dall’abisso del suo peccato fino alle cime del cielo”.

Tutto questo vasto e splendido sistema del soprannaturale, chiave universale ed universale spiegazione delle cose umane, è implicitamente o esplicitamente negato da coloro che affermano l’immacolato concepimento dell’uomo: e quelli che oggi affermano ci non sono soltanto alcuni filosofi, ma i governatori dei popoli, le classi influenti della società, ed anche la stessa società, avvelenata dal veleno di questa eresia perturbatrice.

“Qui sta, secondo Donoso Cortés, la spiegazione di tutto ciò che vediamo e tocchiamo, ed alla quale siamo giunti attraverso questa serie di argomenti. Se la luce della nostra ragione non è stata oscurata, essa è sufficiente, senza l’ausilio della fede, a scoprire la verità. Se la fede non è necessaria, la ragione è sovrana e indipendente. I progressi della verità dipendono dai progressi della ragione, questi dal suo esercizio, che consiste nella discussione; dunque la discussione è la vera legge fondamentale delle società moderne e l’unico crogiolo in cui si separano, dopo fuse, le verità dagli errori”.

Se l’uomo non ha bisogno dei sacramenti, non ha bisogno nemmeno di chi glieli amministri: e se non ha bisogno di Dio, non ha bisogno nemmeno dei suoi mediatori. Da qui, il disprezzo e la proscrizione del sacerdozio, ove queste idee hanno messo radici. Il disprezzo del sacerdozio si risolve ovunque nel disprezzo della Chiesa, e questo nel disprezzo di Dio.

E’ assolutamente impossibile, quando si è relegata la Chiesa nel santuario e Dio nel cielo, impedire il propagarsi delle rivoluzioni e l’avvento delle tirannie, fenomeni analoghi, poiché ambedue si risolvono nella dominazione della forza. L’intento di riempire il grande vuoto che l’assenza della Chiesa e di Dio lascia nella società con una specie di distribuzione artificiale ed equilibrata dei Poteri pubblici, è pazza presunzione ed intento vano; simile al tentativo di colui che, venendo a mancare gli spiriti vitali, volesse riprodurre a forza d’industria, e con mezzi puramente meccanici, i fenomeni della vita.

Poiché né la Chiesa né Dio sono una forma, non c’è forma alcuna che possa occupare il grande vuoto che lasciano quando si ritraggono dalle società umane. Ed al contrario, non c’è alcuna specie di governo che sia essenzialmente pericolosa quando Dio e la sua Chiesa si muovono liberamente, purché gli siano amici i costumi e favorevoli i tempi.Questi sono i principi rivelati da Dio e mantenuti, in tutta la loro integrità, dalla santa Chiesa, costituendo il Diritto pubblico di tutte le nazioni cristiane.

Il cattolicesimo è l’unica religione della terra che ha insegnato alle genti che nessun uomo ha diritto sull’uomo, perché ogni autorità viene da Dio; nessuno sarà grande se non si fa piccolo ai propri occhi; che le potestà sono istituite a fin di bene; che comandare significa servire, che il principato è un ministero, e di conseguenza un sacrificio!

“Questo Diritto pubblico è l’affermazione perpetua della vera libertà; perché esso è da un lato la perpetua negazione, la condanna continua del diritto dei popoli di lasciare l’obbedienza per la ribellione, e dall’altro la negazione del diritto dei prìncipi di convenire la loro potestà in tirannide.

La libertà consiste precisamente nella negazione di questi diritti, ed è talmente indivisibile da questa negazione che con essa la libertà è certa, senza di essa impossibile. L’affermazione della libertà e la negazione di questi diritti sono, se ben si guarda, la stessa cosa, espressa in termini diversi e in diversa maniera. Ne consegue che il cattolicesimo non soltanto non è amico delle tirannie e delle rivoluzioni, ma che solo lui le ha negate; non soltanto che non è nemico della libertà, ma che solo lui ha scoperto in quella stessa negazione l’indole propria della vera libertà”.

“Quello che la Chiesa cerca è un certo equilibrio tra gli interessi materiali, morali e religiosi; e che in questo equilibrio ogni cosa stia al proprio posto e che ci sia posto per ognuna di esse”, sostiene perfettamente Cortés. Per ultimo la Chiesa vuole che il primo posto sia occupato dagli interessi morali e religiosi e che quelli materiali vengano dopo.

“L’essenza del comunismo consiste nella confisca di tutte le libertà e di tutte le cose a vantaggio dello Stato”. Con questa sola frase di Cortés, possiamo attualizzare il messaggio completo del Manifesto di Ventotene, padrino dell’Unione Europea, contrapponendogli la Regola di San Benedetto da Norcia, padre dell’Europa.

“I socialisti non si accontentano di relegare Dio in cielo, ma, andando oltre, fanno professione pubblica di ateismo e lo negano decisamente. Supponendo la negazione di Dio, fonte e origine di ogni autorità, la logica esige la negazione assoluta dell’autorità stessa. La negazione della paternità universale porta con sé la negazione della paternità domestica; la negazione dell’autorità religiosa porta per conseguenza la negazione dell’autorità politica. Rimasto l’uomo senza Dio, il suddito rimane senza re, ed il figlio senza padre”.

“Da ciò, quelle aspirazioni immense ad un dominio universale per mezzo della futura demagogia, che deve estendersi per tutti i continenti, fino a toccare gli ultimi confini della terra. Da ciò, quella furia insensata con la quale si propone di confondere e distruggere tutte le famiglie, tutte le classi, tutti i popoli, tutte le razze umane”, come, infatti, sta accadendo.

Da questo oscurissimo e sanguinosissimo caos deve uscire un giorno il “dio” unico, vincitore di tutto ciò che è vario; il “dio” universale, vincitore di tutto ciò che è particolare; il “dio” eterno, senza principio e senza fine; vincitore di tutto ciò che nasce e muore.

Questo “dio” è la demagogia, quella annunciata dagli ultimi profeti, l’unico sole del futuro firmamento, quella che verrà portata dalla tempesta, coronata di raggi e servita dagli uragani. Questo è il vero tutto, il vero “dio” armato di un solo attributo, l’onnipotenza, e vincitore delle tre grandi debolezze del Dio cattolico: la bontà, l’amore e la misericordia. Chi non riconoscerà in questo “dio”, Lucifero, il “dio” dell’orgoglio?”

E’ il grande Architetto dell’Universo, sognato nelle Logge, per un internazionalismo dell’uguaglianza, negli errori e nelle e0resie, cui noi figli della Luce dobbiamo opporre l’identità e la Tradizione, il soprannaturale e lo spirituale, la carità contro il loro odio.

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