Imprenditoria e valori cristiani

Imprenditoria e valori cristiani

di Bruno Volpe

INTERVISTA A SERGIO FONTANA, PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA PUGLIA

“La parola chiave: responsabilità sociale di impresa e apprezzare la dottrina sociale della Chiesa”: lo dice in questa intervista un grande imprenditore del Sud, Sergio Fontana, Presidente di Confindustria Puglia, titolare di quel colosso della farmaceutica a livello non solo nazionale che è la Farmalabor di Canosa.

E proprio nella sede della Farmalabor, o meglio nel suo qualificato istituto di ricerca, il noto imprenditore canosino con la passione per la archeologia, ha incontrato i ragazzi dell’Azione Cattolica della diocesi di Andria sul tema “Rischia restando”, che ha inglobato valore dell’impresa, economia, denatalità, famiglia e lavoro ed un invito a non emigrare. Davvero una iniziativa lodevole a dimostrazione che gli imprenditori illuminati esistono e possono convivere con i valori cristiani.

Presidente Fontana: in azienda incontro con i giovani dell’Azione Cattolica su un argomento di scottante attualità, il rischio e la fedeltà al territorio. Ci spieghi perché il titolo e soprattutto per quale motivo si dovrebbe rischiare?

“Perché occorre sempre e comunque avere il coraggio e l’autostima di mettersi in gioco. È molto più semplice e facile, specie se aiutati dai genitori, fare valigia e andare al nord o all’ estero. Io invece dico che anche al Sud è possibile fare impresa, creare lavoro e ricchezza, certamente il sacrificio è maggiore, ma ne vale la pena. Io stesso ho lavorato cinque anni a Milano dove ho ancora rapporti professionali, ma ho scelto di tornare qui a Canosa, ho creato una solida realtà tra le più rinomate e serie a livello farmaceutico. Parlo di rischio, poi, perché per natura ogni imprenditore rischia di tasca sua, si chiama rischio di impresa, ossia sa che può andare bene o male. Noi qui a Canosa dal nulla abbiamo creato una impresa di eccellenza”.

Ma al Sud ne val la pena?

“Sì. Oggi dobbiamo e possiamo sfruttare le nuove tecnologie e la logistica, per cui sei con i piedi a Canosa, ma tutto il resto a Milano, Roma o New York. Lo ribadisco: al Sud ogni imprenditore parte e corre con un handicap, penso ai trasporti, va controcorrente, però possiamo farcela. Bisogna pensare in modo ottimista, sapendo rendere ordinario quello che è straordinario, il valore del lavoro e della ricerca. Ogni giorno, sempre”.

Esiste un altro problema serio che proprio negli scorsi giorni Il Sole 24 Ore ha evidenziato: la denatalità italiana a livelli allarmanti, e a questa si unisca l’abbandono scolastico…

“In effetti è così. Una delle componenti di questa denatalità è la scarsa fiducia nel futuro che hanno i giovani e le coppie, le quali anche con ragione, nutrono timore a mettere su famiglia e figli se il lavoro è precario o mal pagato, peggio ancora non ci sta. Inoltre e questo vale specie per il Mezzogiorno, manca il welfare per le donne le quali a volte si vedono obbligate ad una scelta tremenda: maternità o carriera. Ci vogliono più asili nido, non possiamo affidare ogni cosa alle nonne o alle zie. Il figlio è una ricchezza non un peso. Il precariato va nettamente contrastato, è sfruttamento come chi paga o assume in nero, non possiamo chiamarlo imprenditore, ma delinquente. E poi va detto che in Italia gli stipendi sono troppo bassi e tanti dipendenti, anche se regolari, non arrivano ugualmente a fine mese. Il lavoro dovrebbe assicurare dignità e libertà”.

Altri aspetti legati alla denatalità…

“Se non si fanno figli e non si inverte la rotta, chi pagherà le pensioni? Pensiamoci. Talvolta è questione di mentalità, ma nel complesso il problema è economico e direi anche di legalità. Se un posto è rispettoso della legge e delle regole, se la criminalità organizzata è bassa, gli investitori arrivano. Talvolta e lo dico con rammarico, in alcune parti della nostra terra sembra di stare in Colombia e lo dico in riferimento ad alcuni video che circolano. Per fortuna abbiamo una ottima Magistratura e Forze dell’Ordine adeguate. Ma basta, si rispettino le regole a livello di convivenza e fiscale”.

E così si evita l’abbandono del Sud.

“Riflettiamoci. Tanti giovani che dal Sud vanno al nord nei primi tempi, quando il rapporto di lavoro è di prova o non del tutto stabilizzato, sono parzialmente mantenuti dalle famiglie che lo possono, pagano il fitto o la dispensa. Sono soldi che il Sud drena al nord. Ecco perché un Sud che osi rischiare e sia messo nelle condizioni di farlo, aiuta, combatte la denatalità e invita ad osare. Se riparte il Sud, riparte il Paese e il capitale umano è fondamentale, la risposta non è il mero assistenzialismo, ma la professionalità, l’innovazione, la ricerca e la istruzione”.

Incontro con Azione Cattolica, che cosa pensa un grande imprenditore della dottrina sociale della Chiesa?

“La rispetto e condivido, dico che è importante e va applicata per la salvaguardia del bene comune e per evitare ingiustizie sociali. Oggi è vero, hanno fallito il socialismo reale, ma anche il capitalismo senza regole. Bisogna riscoprire la responsabilità sociale di impresa, perché la ricchezza possa essere ben distribuita e condivisa senza assurde ingiustizie. Bisogna sottolineare il valore sociale ed educativo del lavoro che regala benessere e dignità in un sistema corretto, salvaguardando naturalmente i giusti profitti di impresa”.

Il Papa sostiene che questa economia uccide…

“Ha ragione e lo apprezzo. Ecco perché ritorno alla responsabilità sociale di impresa nella quale assieme ai profitti bisogna tutelare la dignità dei lavoratori. Un lavoratore appagato tra l’altro rende meglio e di più allo stesso imprenditore”.

Deve prevalere la finanza o la politica?

“Non possiamo affidare tutto alla finanza, lo abbiamo visto. La politica è importante, ma a mio avviso occorre sano equilibrio e soprattutto sagge politiche industriali rispettose dell’uomo e dell’ambiente. Bisogna mettere l’uomo al centro”.

Contento di questo incontro con Azione Cattolica?

“Davvero un bel momento, e una giornata da ricordare”.

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