Dopo il sisma le bombe
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NUMEROSE LE CHIESE DANNEGGIATE MA NESSUNA VITTIMA
Dalla Birmania continuano a giungere notizie allarmanti dopo il fortissimo terremoto il cui magnitudo è stato valutato in 7.7. Si parla di città, come Sagaing, distrutte all’80% e di ponti crollati o inutilizzabili ovunque, il che crea parecchie difficoltà ai soccorritori che ancora non sono potuti arrivare in diverse aree colpite. Intanto si susseguono le scosse di assestamento tenendo alta la paura tra le persone che continuano a dormire per strada o sotto gli alberi.
Uno dei pochi aspetti positivi, come informa l’agenzia AsiaNews, è la solidarietà tra cristiani, buddisti e mussulmani che cercano di far fronte come possono all’emergenza. Purtroppo invece il cataclisma non ha fermato i bombardamenti dell’aviazione birmana che continua a devastare le aree controllate dai ribelli che dal 1948 si oppongono alla giunta militare. Il conflitto ha causato oltre 53mila vittime e 3 milioni di sfollati; una crisi umanitaria che coinvolge il 73% della popolazione. Fonti locali riferiscono che ad un’ora e mezza dalla scossa principale, i caccia dell’aviazione birmana hanno colpito il villaggio di Naung Lin in, nella cittadina di Nawnghkio, a circa 120 km dall’epicentro del sisma, in una zona controllata dal Ta’ang National Liberation Army. Il bilancio degli attacchi è di almeno sette miliziani del gruppo alleato People’s Liberation Army uccisi. Gruppi paramilitari legati alla giunta golpista hanno anche condotto due attacchi aerei a nella cittadina di Chaung-U, nella regione di Sagaing, vicino all’epicentro del terremoto.
Il bilancio ufficiale delle vittime è al momento di oltre mille morti e più di 2.300 feriti ma si ritiene debba aumentare di molto, man mano che giungeranno notizie dalle parti del Paese ancora isolate. Purtroppo sono andate distrutte o sono state danneggiate diverse chiese, come quelle dei padri Salesiani a Mandalay e la cappella di San Giovanni Paolo II che ha avuto la facciata crollata e diversi altri cedimenti, col ferimento di due fedeli che stavano facendo l’adorazione. Pure a Aniskan, sempre nella regione di Mandalay, dove vi sono molti edifici dei Salesiani di don Bosco e delle Figlie di Maria Ausiliatrice il terremoto ha causato danni strutturali diffusi, tuttavia non sono stati segnalati morti.
Non sono stati risparmiati i monasteri buddisti –un monastero a Sagaing è crollato uccidendo almeno 80 persone – ma soprattutto le moschee, all’interno delle quali si registrano centinaia di vittime poiché molti fedeli erano all’interno a pregare in questi giorni di Ramadan. Il bilancio è enorme, anche perché le moschee presentano notevoli criticità strutturali. Sono almeno 70 quelle danneggiate e i morti sono già ora più di 500, in particolare nell’area di Mandalay.
Il sisma ha danneggiato diverse dighe, che rischiano di crollare, mentre altre sono danneggiate; anche per questo motivo si sono verificate interruzioni di corrente: a Yangon manca la luce da tre giorni. Alto anche il rischio di contaminazione delle acque, soprattutto in certe aree, come Sagaing e Kachin, ricche di miniere dove sono in atto operazioni di estrazioni di metalli con grandi vasche di acqua e fango inquinati.