Forza Italia e la Cassazione contro Dio
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PER GLI AZZURRI AL PARLAMENTO EUROPEO NON BASTANO I GENERI STABILITI DA DIO!
Ha fatto notizia, principalmente nell’ambiente cattolico non cattocomunista, l’allarmante scelta – contro Dio (avete dimenticato il “maschio e femmina li creò”, cari azzurri ignoranti in campo biblico?) e contro la ragione – di Forza Italia, un partito che falsamente si dichiara moderato e popolare, che ha sostenuto al Parlamento Europeo una proposta estremista, ideologica e radicale come quella dell’inserimento nei documenti di identità di un fantomatico terzo genere neutro tramite il segno “X” al posto dei naturali (ed immodificabili) “M” o “F” per maschi e femmine.
Tutti gli Eurodeputati di Forza Italia presenti alla Plenaria del Parlamento Europeo (si tratta di Caterina Chinnici, Salvatore De Meo, Marco Falcone, Letizia Moratti, Giusi Princi, Massimiliano Salini e Flavio Tosi) hanno votato a favore della Raccomandazione sul “Rafforzamento della sicurezza delle carte d’identità” che conteneva questa previsione.
E’ particolarmente significativo il voto favorevole dell’On. Massimiliano Salini, del voltagabbana Salini si potrebbe dire, che in campagna elettorale aveva sottoscritto il Manifesto valoriale di Pro Vita & Famiglia Onlus e che a adesso votato in maniera opposta a quanto firmato.
“Chiediamo al leader Antonio Tajani di chiarire se il suo partito è ancora ancorato alla difesa dei valori della difesa della famiglia, di uomini, donne e bambini da sempre portati avanti da Forza Italia e dal Partito Popolare Europeo o se ormai si è piegato alla deriva e ai diktat Lgbtqia+, che vogliono annullare le realtà scientifiche e biologiche”, ha commentato Antonio Brandi, Presidente di Pro Vita & Famiglia.
Ieri, inoltre, si è aggiunta la Cassazione che ha respinto il ricorso del ministero dell’Interno contro la decisione della Corte d’Appello di Roma di disapplicare il decreto ministeriale del 31 gennaio 2019, con il quale era stato eliminato il termine “genitori” sulla carta di identità dei figli per tornare alla dicitura “padre” e “madre”. Le sezioni unite civili hanno sottolineato che “l’indicazione ‘padre’ e ‘madre’ sulla carta d’identità elettronica è discriminatoria perché non rappresenta le coppie dello stesso sesso che hanno fatto ricorso all’adozione in casi particolari”.
Il Tribunale di Roma aveva “disposto di indicare solo ‘genitore’ nella carta d’identità elettronica di un minore figlio di due madri, una naturale e una di adozione, che avevano fatto ricorso alla step child adoption”. Per i giudici di piazzale Clodio si tratta di una scelta obbligata affinché il documento, “valido per l’espatrio, desse una rappresentazione corrispondente allo stato civile del piccolo, che aveva il diritto ad ottenere una carta d’identità, utile anche per i viaggi all’estero, che rappresentasse la sua reale situazione familiare”. Per la Cassazione, in sostanza, sarebbe “irragionevole e discriminatorio”.
Inutile dire che l’assurda sentenza è stata festeggiata dalle associazioni Lgbt. “Vittoria di Famiglie Arcobaleno e Rete Lenford in Cassazione sulle carte di identità!”, hanno ricordato dall’associazione Lenford, secondo cui si tratta di un ristabilimento del “principio di uguaglianza e non discriminazione, riconoscendo la piena dignità delle famiglie omogenitoriali e, soprattutto, tutelando i diritti fondamentali delle bambine e dei bambini”.