Il vero uomo europeo di fronte alla Quaresima
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IL MODELLO DI SAN BENEDETTO
L’Europa affonda le sue radici nel Cristianesimo. Il modello è quello di San Benedetto da Norcia, che dopo il crollo dell’impero romano, pose Cristo Re come faro di civiltà per tutto il Vecchio Continente, irradiando con la sua luce di Verità il mondo intero.
Fu nel Sacro Romano Impero e nel sangue dei nostri martiri che troviamo i migliori frutti spirituali e materiali per la nostra rettitudine morale e l’esempio del buon governo temporale, nell’armonia fra Trono e Altare, nell’accettazione da parte della politica sia dei precetti della religione che del primato della Chiesa Cattolica.
In quell’ “ora et labora” della Regola di San Benedetto troviamo l’etica del dovere, per piacere a Dio, ed in un secondo momento, eventualmente, agli uomini. Là il vero senso della comunione fraterna in Cristo, finalizzata a meritare la salvezza eterna nella visione beatifica dell’unico vero Dio, Uno e Trino.
Dunque in epoca di secolarizzazione, di a-moralità, di ateismo e materialismo, di anticlericalismo e relativismo, di liberalismo e socialismo, di lotta tra le forze della Luce e quelle delle tenebre edoniste, sataniche, di matrice massonica, vuole ergersi in tutta la sua forza, bellezza e regalità l’attitudine dell’uomo della Tradizione verso il Sacro del periodo che precede e prepara la Santa Pasqua di Resurrezione.
San Benedetto considerava la Quaresima un tempo per purificarsi e vivere la vita cristiana con integrità. Per i monaci, la Quaresima era un’occasione per compiere pratiche spirituali e corporali, e per riparare alle mancanze degli altri periodi dell’anno.
Nei secoli successivi, quelli dell’unità in Gesù Cristo e nella Sua conseguente Regalità sociale, gli europei si distinsero nell’ottenimento di grandi grazie perché nella concezione cristocentrica dell’essere.
Per San Benedetto la Quaresima non aveva un carattere triste, ma era un’occasione per vivere la vita cristiana con purezza.
Al capitolo n. 49 “della Quaresima” il grande Santo scrisse che l’uomo, “in questo santo tempo, ripari a tutte le negligenze degli altri tempi. Il che si fa degnamente quando ci riteniamo da tutti i vizi e diamo opera all’orazione col pianto, alla lettura, alla compunzione del cuore e all’astinenza. Pertanto in questi giorni aggiungiamo sopra di noi stessi qualche cosa all’usato peso della nostra servitù: preghiere particolari, astinenza dal mangiare o dal bere: affinchè ciascuno offerisca a Dio, di propria volontà e con letizia di Spirito Santo, qualche cosa di più della misura a lui ingiunta. Tolga al suo corpo alcunché del cibo, della bevanda, del sonno, del parlare, del sollazzo, ed aspetti con gaudio di spirituale desiderio la Santa Pasqua. Quella stessa cosa però, che alcuno offerisce, si faccia col volere e coll’aiuto dell’orazione del Padre spirituale. Perché ciò che si fa senza il permesso del Padre spirituale, sarà imputato a vanagloria e a presunzione, non a mercede”.
Il fondatore dell’Europa ci insegna a cercare un direttore spirituale, che ci aiuti nella retta via quotidiana. Egli sia un sacerdote d’ordinazione certa, di retta dottrina e un buon confessore. Non si vada in cerca di santoni, guru o altre amene figure carismatiche, non ci si perda nel sentimentalismo degli illusi e dei disorientati, perché, nonostante tutto, la Chiesa, unico mezzo per giungere al Cielo (“extra Ecclesiam, nulla salus”) dispone di consacrati degni e sufficientemente santi per poterci guidare, in maniera assolutamente disinteressata, nel difficile sentiero che porta al Paradiso.
Appaiono due particolari, particolarmente importanti:
a) il senso della gioia nell’impegno quaresimale e nell’attesa della Pasqua. “Col gaudio dello Spirito Santo” (v.6): citazione da 1 Tess.1,6. Anche a proposito dell’obbedienza San Benedetto ha ricordato (RB.5,16) che “Dio ama chi dona con gioia” (2Cor. 9,7). Questa nota di letizia, frutto della sincera generosità, ispirata dallo Spirito Santo, rende più profumato l’atto di offerta. Si ricordi, poi, a proposito del digiuno, l’insegnamento di Gesù`: “Tu invece, quando digiuni, profumati…” (Mt.6.17). Al v. 7 la frase: “con gioia di soprannaturale desiderio aspetti la santa Pasqua” ricorda alcune espressioni liturgiche. L’attesa della Risurrezione di Cristo dona a tutta l’osservanza quaresimale l’abito della gioia; preparato dall’impegno e dalle osservanze della quaresima, tutti noi giungeremo maturi a godere pienamente la S.Pasqua.
b) carattere individuale e volontario: è l’altra caratteristica di questi versetti. Le pratiche quaresimali non sono imposte obbligatoriamente a tutti i monaci dall’autorità della Regola o dall’abate. A differenza della RM, in cui si prescrivono orazioni e astinenze comunitarie, la RB non ha un programma preciso e obbligatorio per la comunità` intera (a parte quanto detto nell’orario, RB.48,14-16). Si tratta di opere supererogatorie che ciascuno <unusquisque> offre a Dio volontariamente <propria voluntate> e col gaudio dello Spirito Santo <cum gaudio Sancti Spiritus>; non sono un peso supplementare imposto dalla legge, ma un segno della generosità con cui ciascuno, con cuore largo e gioioso, intende darsi a Cristo Signore a compensazione delle deficienze nel servizio santo che ha professato.
San Leone I, detto anche Leone Magno (Toscana, 390 circa – Roma, 10 novembre 461), è stato il 45º Papa della Chiesa cattolica, proclamato Dottore della Chiesa da Papa Benedetto XIV nel 1754, precedette San Benedetto da Norcia nella diffusione del cristianesimo in Europa, convertendo intere popolazioni barbare, a partire dai Longobardi. Predicò sulla Quaresima sermoni di carattere morale e ascetico, in cui esortava i fedeli a purificare il cuore e a praticare le virtù, come ebbe a predicare il Santo umbro, in perfetta continuità.
Nell’Omelia XXXIX sulla Quaresima, Egli scrisse al punto 4: «Noi dunque, o miei cari, che, istruiti dall’insegnamento divino, scendiamo in campo con cognizione di causa per questa lotta, ascoltiamo l’Apostolo che ci dice: «Noi non abbiamo da combattere contro la carne e il sangue, ma contro i principati e le potestà, contro i dominatori di questo mondo di tenebre, contro gli spiriti del male sparsi nell’aria».
E teniamo presente che questi nostri nemici comprendono bene che è rivolto contro di loro quanto noi cerchiamo di fare per la nostra salvezza: perciò il fatto stesso che desideriamo qualcosa di buono è tale da provocare i nostri avversari. Tra noi ed essi infatti, stante lo stimolo della gelosia del demonio, esiste un’opposizione di vecchia data, tale che, essendo essi decaduti da quei beni, a cui noi per grazia di Dio siamo elevati, trovano il loro tormento nella nostra giustificazione. Quando dunque noi ci rialziamo, essi crollano; quando noi riprendiamo vigore, essi lo perdono. Insomma quelli che sono rimedi per noi sono colpi per loro, perché il trattamento stesso delle nostre ferite, li ferisce.
«In piedi dunque», o miei cari, – come continua l’Apostolo – «cinti i fianchi della vostra anima con la verità […] e calzati i piedi, pronti per annunziare il Vangelo di pace, impugnando sempre lo scudo della fede, con il quale possiate estinguere tutte le frecce infuocate del maligno; e prendete l’elmo della salvezza e la spada dello Spirito, che è la parola di Dio» (tratta dal libro “Leone Magno – Omelie e lettere”, a cura di Tommaso Mariucci – De Agostini Libri – UTET 2013).
Grazie per il
Circostanziato articolo su San Benedetto e la Pasqua