Senza la conversione Pasqua non ha senso

Senza la conversione Pasqua non ha senso

di Bruno Volpe

INTERVISTA A MONSIGNOR MICHELE SECCIA

“Senza la conversione, Pasqua non ha senso, perdiamo tempo”: la sintesi in questa intervista è di Monsignor Michele Seccia, arcivescovo metropolita emerito di Lecce che spiega il senso della Pasqua ormai imminente.

Eccellenza Seccia, simo di fatto arrivati alla Pasqua. Proviamo a darne una definizione…

“Non è possibile condensare il mistero della Pasqua in una formula, sarebbe riduttivo. Piuttosto è giusto spiegarne il senso e soprattutto come essa va vissuta se siamo credenti veri, e questo è il presupposto di partenza. Crediamo o no in quello che festeggiamo o si tratta solo di una occasione come tante?”.

Proviamoci….

“La Pasqua, partendo dal suo significato etimologico, è un passaggio, come il Mar Rosso, dalla vita vecchia alla nuova, dalle tenebre del peccato alla purezza. Naturalmente siamo uomini con le nostre fragilità e la tendenza a cadere, ma bisogna far di tutto per non scivolare. Ovviamente se questo accade, ma non sia mai un alibi la fragilità, esiste il rimedio del sacramento della confessione.  Tuttavia, e penso che sia importante, guai a banalizzarlo ritenendolo un lasciapassare o una scusante. Così non vale, dobbiamo confessarci e fare in modo, pentendoci, di non ricadere nello stesso peccato, pagando un prezzo”.

Torniamo alla Pasqua…

“L’essenza della Pasqua è la conversione ossia il cambiare direzione, fare inversione di marcia e ripudiare il passato se questo è cattivo. Faccio degli esempi. Se ho rubato restituisco quello che ho tolto, se ho tradito mia moglie o marito chiedo perdono e mi pento chiedendo scusa, se sono in rotta con una persona tendo la mano, se ho subito un torto, perdono. Forse non sarò capito dagli uomini, ma Dio che vede nel segreto, apprezza ed io devo piacere a Dio, fare quello che è di Dio non secondo le usanze degli uomini. Le confesso. Io mi sono fatto prete e poi diventato vescovo dopo una serie di disgrazie: la poliomielite che mi aveva in parte paralizzato, poi la vista ridottissima, sono caduto da un balcone a cinque anni, la peritonite. Ho detto: Signore nonostante tutti questi guai sono vivo, significa che mi ami. Voglio diventare prete e ce l’ho fatta”.

La sensazione è che Natale sia vissuto e sentito più della Pasqua, perché?

“È il consumismo, ma accade anche al Natale, ridotto al regalo e al panettone. Anche Pasqua in questo tempo secolarizzato, diventa colomba e gita o viaggio. Non vi è da scandalizzarsi. Festeggiare è bello e naturale. Quando faccio il compleanno offro la torta e la condivido in allegria. Sono belli i momenti di gioia e il cristianesimo è allegria. Però non dobbiamo cadere nell’ eccesso opposto che il vero festeggiato, Cristo, passa in secondo piano”.

Vi è chi dice, tutto sommato contano le buone opere, e a messa ci vado se mi gira…

“Faccio un esempio. Se uno è tifoso di una squadra va allo stadio tutte le domeniche, ma partecipa perché lo sente. Ora dirsi cristiani, avere la tessera del cristiano come quella dello stadio e non andare a messa che è il culmine della vita da fedele, significa non avere passione, dunque fede. E alla messa non si vada per ritualismo o per compiere solo il precetto, altrimenti si scalda il banco. La messa deve essere vissuta e creduta”.

La liturgia?

“È importante e sia sempre ben curata. Non è vero che dare importanza ai segni liturgici è formalismo ben venga questo formalismo allora. Un errore che legittima la sciatteria. La liturgia è vita, sacramento, mistero e sia sempre corretta senza abusi e protagonismi, improvvisazioni che non hanno senso. Si rispettino le regole, il rito è importante. Ovviamente evitiamo il formalismo “.

Tanti dicono vado a quella messa perché mi piace come predica il prete…

“Al teatro esistono attori che coinvolgono ed altri no. Capisco che qualche sacerdote fa omelie o messe più coinvolgenti, ma alla messa si va per Cristo e non per il sacerdote che è agisce in nome di Cristo, è un altro Cristo. Pertanto non importa chi celebra, ma conta il sacramento. Indubbiamente se il celebrante non crede che quel pezzo di pane che maneggia è il corpo di Cristo, è meglio che si butti a mare e il fele lo percepisce”.

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