No allo “Stato spacciatore”

No allo “Stato spacciatore”

di Andrea Bartelloni

DOPO IL SEQUESTRO RECORD DI DROGA A LIVORNO LE DISCUTIBILI AFFERMAZIONI DELL’ANALISTA AMISTADES

Il recente sequestro monstre di cocaina nel porto di Livorno ha riacceso i riflettori sull’invasione di droga che colpisce l’Europa.

Il mercato è in continua espansione e la percezione della pericolosità è continuamente sminuita, meno che per il fentanyl, che sembra essere l’unico spauracchio.

Ricordiamo che il fentanyl è un farmaco molto importante in anestesiologia e nel trattamento del dolore ma che diventa drammaticamente pericoloso se tagliato con altre sostanze, come ricorda l’Istituto Superiore di Sanità

Al resoconto che Il Tirreno fa del sequestro è stata associata una intervista al prof. Francesco Guerra, esperto di narcotraffico, analista e docente del Centro Studi AMIStaDeS di Roma.

Interessante la descrizione dei percorsi della droga, dei mezzi che i narcotrafficanti utilizzano, dell’importanza del porto di Livorno come centro di smistamento; ma, quello che lascia interdetti è un’affermazione del prof. Guerra, quando si sofferma sulla regolamentazione delle droghe: «La contraddizione – dice Guerra – è che esiste un mercato, al di là che sia legale o illegale. Il problema è che quando non regolamenti si autoregolamenta da solo con strutture parastatali gestite da organizzazioni criminali. Anche a livello di salute così è più rischioso. La cocaina che arriva viene poi tagliata con altre sostanze che nessuno controlla e che viene usata dai clienti. Se fosse droga di stato questo problema non ci sarebbe». 

Senza dubbio il mercato esiste perché c’è una forte domanda e questo la dice lunga sul livello di degrado della nostra società, ma la soluzione è lo stato spacciatore? La riduzione del danno, che soggiace al ragionamento del professore pisano, è la soluzione o è solamente la sconfitta dello Stato di fronte al dilagare del mercato della droga? L’esperienza fallimentare delle legalizzazioni negli Usa ben descritta dal New York Times e della quale abbiamo già parlato qualche tempo fa, la dice lunga sull’efficacia della legalizzazione. 

La droga di stato è leggermente diversa da quello che accade negli Usa dove il mercato è in mano a privati, ma il risultato finale sarebbe lo stesso: un aumento del consumo, un aumento degli affari delle mafie e lo Stato che dovrebbe accollarsi anche i problemi legati ai danni della droga sui consumatori come l’esperienza Usa insegna. A questo proposito, l’Oregon, il primo stato a legalizzare la droga, sta cercando di fare marcia indietro, ma il danno ormai è fatto.  

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