In morte di Papa Francesco

In morte di Papa Francesco

di Angelica La Rosa

UN’EREDITÀ DI SPERANZA E GIUSTIZIA SOCIALE

Alle 7:35 del lunedì di Pasqua 21 aprile 2025, tutto il mondo è rimasto sotto shock alla notizia della morte di Papa Francesco, visto poche ore prime da tutti durante la benedizione “Urbi et Orbi”.

Jorge Mario Bergoglio è stato uno dei pontifici più influenti della storia moderna. Il suo cammino terreno si è concluso, ma la sua eredità, caratterizzata da una visione popolare e compassionevole della Chiesa, continuerà a ispirare milioni di persone in tutto il mondo.

Jorge Mario Bergoglio, conosciuto al mondo come Papa Francesco, è nato il 17 dicembre 1936 a Buenos Aires, in Argentina, da genitori italiani emigrati. Cresciuto in un ambiente modesto, la sua infanzia non è stata priva di difficoltà. Lontano dalle luci della ribalta, Bergoglio ha sviluppato un profondo senso di giustizia sociale e di compassione verso i più poveri, che sarebbero diventati tratti distintivi del suo Pontificato.

Entrato nel seminario di Villa Devoto all’età di 21 anni, ha intrapreso un cammino religioso che lo ha portato a diventare frate gesuita nel 1969. La sua formazione in seminari gesuiti è stata segnata dall’educazione alla disciplina spirituale e al pensiero critico, che lo hanno accompagnato in tutto il suo percorso ecclesiastico.

Nel 1992, Bergoglio è stato nominato vescovo ausiliare di Buenos Aires. La sua figura emerge rapidamente come quella di un pastore capace di camminare tra la gente, soprattutto tra i poveri, che sono sempre stati al centro della sua attenzione pastorale.

Come vescovo, Bergoglio si è distinto per la sua enfasi sulla semplicità, la povertà e la vicinanza al popolo. La sua attenzione alle difficoltà sociali dell’Argentina lo ha portato ad affrontare anche le difficoltà politiche del suo paese, cercando di mediare tra le varie fazioni senza mai compromettere il suo impegno per i più deboli.

Il suo impegno nella difesa dei diritti umani e della giustizia sociale gli ha guadagnato il rispetto, ma anche alcune critiche. In particolare, il suo ruolo durante gli anni più bui della dittatura militare argentina sono state oggetto di discussione. Sebbene alcuni lo abbiano accusato di non aver fatto abbastanza per proteggere le vittime della repressione, Bergoglio ha sempre sostenuto di aver agito nei limiti delle circostanze per proteggere la vita di molti.

Nel 2001, Bergoglio è diventato arcivescovo di Buenos Aires, e la sua figura è diventata ancora più centrale nel panorama ecclesiastico latinoamericano. Durante questo periodo, ha continuato a promuovere un’immagine di Chiesa vicina agli ultimi, facendo sentire la sua voce in difesa dei diritti dei poveri, degli indigeni e degli emarginati.

Il 13 marzo 2013, dopo la storica abdicazione di Papa Benedetto XVI, si è aperto il conclave che avrebbe determinato il nuovo pontefice della Chiesa cattolica.

La fumata bianca che ha annunciato Jorge Mario Bergoglio come Papa Francesco ha cambiato il corso della storia della Chiesa. Non solo Bergoglio è stato il primo papa proveniente dalle Americhe, ma anche il primo gesuita a occupare il soglio pontificio. La scelta del nome “Francesco” è stata una dichiarazione di intenti: un papa che si ispira a San Francesco d’Assisi, simbolo di povertà, umiltà e amore per la natura.

Il pontificato di Papa Francesco è iniziato con un’energica volontà di riforma, sia a livello interno della Chiesa che nella sua relazione con il mondo.

La sua figura è diventata subito sinonimo di apertura, di dialogo interreligioso e di impegno per la pace. A partire dal suo primo discorso pubblico, in cui ha invitato i cardinali a pregare per lui, Papa Francesco si è mostrato come un uomo di grande umiltà, pronto ad affrontare le sfide del nuovo secolo con il cuore e la mente aperti.

Nel corso degli anni, Papa Francesco ha intrapreso un ambizioso programma di riforme interne alla Chiesa.

La sua visione di una Chiesa “povera per i poveri” si è tradotta in una serie di misure volte a semplificare e riformare la Curia Romana, migliorare la trasparenza finanziaria e promuovere una maggiore inclusività (anche se è stato accusato di non mostrare inclusività verso i fedeli che seguono le forme liturgiche preconciliari, soprattuto in seguito alla pubblicazione del motu proprio Traditionis Custodes, con cui ha fortemente limitato l’uso del rito tridentino, celebrato in latino).

Papa Francesco, se da un lato è stato esaltato come un leader riformatore e inclusivo, dall’altro ha subito feroci critiche da parte di diversi gruppi cattolici più conservatori, che lo hanno accusato di minare la dottrina e di avvicinarsi pericolosamente a un’ideologia progressista incompatibile con la tradizione ecclesiastica (il suo approccio nei confronti di questioni come le unioni civili omosessuali e il dialogo con il mondo laicista ha fatto storcere il naso ai cattolici più conservatori).

Un punto focale del pontificato di Jorge Mario Bergoglio è stata la famiglia. Il Sinodo sulla famiglia del 2014 e 2015 ha trattato temi delicati come il matrimonio, la separazione e la condizione dei divorziati risposati. La sua posizione si è distinta per un atteggiamento pastorale, più che dogmatico, volto a comprendere e accogliere le persone nelle loro situazioni concrete, senza giustificarne i peccati.

Tuttavia un documento come Amoris Laetitia ha ulteriormente scatenato polemiche tra fedeli, chierici e teologi conservatori. Alcuni cardinali, firmatari dei famosi “Dubia”, hanno anche chiesto chiarimenti, senza ottenere una risposta diretta dal Papa, alimentando ulteriormente il malcontento.

Un altro aspetto controverso del pontificato di Francesco è stata la sua posizione sull’immigrazione. I suoi appelli incessanti all’accoglienza e all’apertura delle frontiere hanno suscitato il malumore di molti fedeli che ritengono queste posizioni più politiche che religiose. I tradizionalisti lo hanno accusato di aver trasformato il Vaticano in una sorta di ONG, dimenticando la missione spirituale della Chiesa in favore di un’agenda globalista.

Francesco si è fatto promotore anche di una maggiore apertura verso le questioni ecologiche, tanto da pubblicare l’enciclica “Laudato si’” nel 2015, un appello globale per la cura della casa comune e una condanna dell’inquinamento e dei cambiamenti climatici. Questo documento ha ricevuto apprezzamenti anche da parte di leader mondiali, che hanno visto nel Papa un’autorità morale nell’affrontare la crisi ecologica planetaria. Ha ricevuto anche critiche relativamente alla parte dei cambiamenti climatici che una parte degli scienziati slega dall’azione dell’uomo.

Papa Francesco si è impegnato in modo significativo per promuovere il dialogo interreligioso, cercando di migliorare le relazioni tra cattolicesimo, islam, ebraismo e altre religioni.

La sua visita in Terra Santa nel 2014 e il suo incontro con il patriarca ortodosso Kirill nel 2016 hanno segnato tappe fondamentali nel rafforzamento dei legami ecumenici. Inoltre, Papa Francesco si è distinto per il suo impegno nella diplomazia internazionale, mediando conflitti e cercando di promuovere la pace in zone di guerra come la Siria e il Medio Oriente, la Russia e l’Ucraina. Il suo ruolo nella promozione della pace e nella condanna delle guerre è stato una costante durante il suo pontificato.

Negli ultimi mesi del suo pontificato, Papa Francesco ha affrontato la crescente sfida della malattia. Nel 2024, dopo vari ricoveri in ospedale e le inevitabili difficoltà legate all’età, la sua salute si è progressivamente deteriorata. Come anche nelle ultime settimane dopo il ricovero per una forte polmonite bilaterale.

Il 21 aprile 2025, Papa Francesco è deceduto all’età di 88 anni. La sua morte lascia un vuoto profondo nella Chiesa cattolica e nel mondo intero. Papa Francesco lascia un’eredità “in movimento” ad una Chiesa impegnata a portare la luce del Vangelo nei luoghi più bui del mondo.

Il suo pontificato, pur tra le difficoltà e le critiche, rimarrà nella storia come un periodo di rinnovamento, principalmente umano e sociale.

Il suo sguardo rivolto ai poveri, il suo impegno per la giustizia sociale, e la sua apertura al dialogo interreligioso, saranno ricordi indelebili.

Il mondo piange la morte di un uomo che ha fatto della sua vita un esempio di compassione e servizio. Ma la sua opera continuerà a risuonare nelle azioni di chi ha seguito il suo esempio, e la Chiesa cattolica avrà il compito di proseguire il cammino che Papa Francesco ha tracciato, migliorando quello che c’è da migliorare e archiviando ciò che va archiviato.

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Mi inchino deferente alla morte di un Uomo che in molti aspetti ha inteso porre la sua vicinanza agli umili, emarginati e a tutti gli esseri fuori della globalizzazione e del mondo reale emancipato escludendo la Chiesa dall’ Universalità concepita e voluta dai Suoi grandi predecessoro come Pio XIII e ultimo Papa Ratzinger. La ricchezza non deve essere concepita come colpa ed è questo è stato sempre inteso da Papa Francesco. Il mio auspicio che il prossimo Papa rappresenti universalmente tutte le categorie sociali