Quando la Parola disturba

Quando la Parola disturba

di Sabina Righetti

DA DON GUIDO A DON PINO, LA PROFEZIA CHE NON TACE

Il 29 aprile 2025, a Bonifati, un piccolo centro in provincia di Cosenza, il parroco don Guido Quintieri è stato aggredito al termine della Messa domenicale. Solo pochi giorni prima, durante l’omelia della Settimana Santa, aveva denunciato con forza il crescente fenomeno dello spaccio di droga nel paese, invitando la comunità a non chiudere gli occhi e a non rassegnarsi.

Non è la prima volta che un prete viene minacciato o colpito per aver pronunciato parole scomode. L’eco di questo episodio risuona dolorosamente simile alla storia di don Pino Puglisi, parroco del quartiere Brancaccio a Palermo, ucciso dalla mafia il 15 settembre 1993, proprio il giorno del suo compleanno. Anche lui parlava troppo: insegnava ai ragazzi che c’erano alternative alla criminalità, costruiva reti educative, metteva in discussione il potere violento e illegale che controllava il territorio.

Cosa accomuna queste due storie, così lontane nel tempo e nello spazio? La voce profetica di chi sceglie di non tacere. Don Guido e don Pino non hanno usato armi, ma parole: parole forti, libere, radicate nel Vangelo e nella giustizia. Parole che disturbano chi ha interesse a mantenere l’illegalità come normalità. In entrambi i casi, la reazione violenta è stata un tentativo di silenziare la denuncia, di “punire” chi ha osato svelare ciò che molti preferiscono ignorare.

La figura del profeta nella Bibbia è quella di chi vede il male e lo nomina, anche a costo della propria sicurezza. Geremia, Amos, Isaia… sono uomini fragili ma coraggiosi, chiamati da Dio a dire la verità anche quando questa fa paura. Don Pino Puglisi è stato riconosciuto dalla Chiesa come martire della fede, proprio perché ha incarnato questa vocazione profetica nel nostro tempo. Don Guido, con il suo gesto, si inserisce in questa stessa linea: un prete che non si accontenta del silenzio, che crede nella forza della parola e nella responsabilità collettiva.

In un tempo in cui l’indifferenza sembra spesso prevalere e la denuncia del male viene vissuta come una minaccia, storie come quelle di don Guido e don Pino ci richiamano all’essenziale: la verità va detta, anche quando costa, anche quando scuote le coscienze e rompe equilibri comodi ma ingiusti.

Essere cristiani, oggi come ieri, significa anche saper riconoscere e sostenere chi ha il coraggio della parola profetica. Non per eroismo, ma per fedeltà al Vangelo. La comunità cristiana non può restare spettatrice: è chiamata a camminare accanto a chi lotta per la giustizia, a proteggere chi denuncia, a scegliere da che parte stare.

Perché il Vangelo non è solo consolazione, ma anche verità che libera. E la libertà, come la pace, non è mai un dono scontato: è frutto di scelte coraggiose, di voci che non tacciono.

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