Mons. Renna: “L’eredità di Francesco? Una Chiesa viva”

Mons. Renna: “L’eredità di Francesco? Una Chiesa viva”

di Bruno Volpe

INTERVISTA A MONSIGNOR LUIGI RENNA

“La sua eredità? Una Chiesa viva, capace di annunciare il Vangelo”: Monsignor Luigi Renna, pugliese di Andria ed arcivescovo metropolita di Catania, parla dell’eredità che ci lascia Papa Francesco e guarda al futuro.

Eccellenza Renna, qual è l’eredità religiosa di Papa Francesco?

“Come ogni distacco fisico, inevitabilmente, ci crea una sensazione di vuoto, dovuta anche alla caratura del personaggio e non a caso lo abbiamo visto dalla partecipazione al dolore con le tante presenze in San Pietro per rendere omaggio alla salma. Il fatto della risposta quasi corale dei grandi della Terra dimostra ulteriormente la dimensione planetaria di Francesco, invero non sempre seguito nella realtà, i suoi insegnamenti e moniti alla fratellanza, alla solidarietà e alla pace sono stati spesso ignorati nei fatti”.

Che cosa segnala maggiormente?

“Mi piace segnalare l’esortazione apostolica Evangelii Gaudium nella quale egli ha delineato il suo e ormai chiaro modello di Chiesa, una Chiesa fresca, misericordiosa, in uscita. Egli la definiva in uscita, che vuole dire non arroccata nei privilegi e sacrestie, ma vicina a chi soffre, con una opzione per poveri e derelitti. Una Chiesa ospedale da campo, sempre per usare le sue parole. Francesco ha interpretato correttamente i segni dei tempi e lo spirito del Vangelo che è annuncio, ma anche impegno senza sconti. Essere cristiani è bello, però impegnativo. Una dimensione che ci causa allegria e serenità, sapere che si lavora per il Regno di Dio”.

Veniamo al futuro. Nei programmi televisivi inevitabilmente tiene banco il prossimo conclave e si parla di papabili…

“In tutta franchezza io non ho apprezzato e non apprezzo questo approccio, specie se fatto, come è avvenuto, col cadavere ancora caldo, col morto in casa. Ci vuole un minimo di sensibilità. Fatta questa premessa, a me sembra che non si possa e non si debba tornare indietro, ma guardare avanti nel segno della continuità. È necessaria e direi indispensabile una Chiesa che come dicevo prima, sappia guardare ai segni dei tempi interpretandoli alla luce del Vangelo e che si impegni sempre più ad evangelizzare. Un altro tema affrontato dal Papa è stato la sinodalità, la ricerca del dialogo e non possiamo venir meno su questo”.

Si parla spesso del compito che toccherà al nuovo pontefice…

“Chiunque egli sarà, dovrà gestire la non semplice eredità di Francesco, e come succede in questi casi agli inizi sarà dura, faccio l’esempio di Benedetto XVI che successe ad un pontefice gigantesco anche mediaticamente come Giovanni Paolo II. Il compito non sarà agevole, ma con l’aiuto dello Spirito Santo le cose si risolvono”.

Si sentono varie categorie, papa progressista o papa conservatore…

“Un errore. Intanto bisogna lasciar lavorare i cardinali e poi ci si dimentica che essi agiscono sotto l’influsso dello Spirito Santo che non sbaglia ed è in grado di scegliere il meglio, anche se non lo capiamo. In quanto alle categorie progressista o conservatore, dissento fortemente. Esse sono adatte alla politica, non ad un Papa che deve solo confermare nella fede il suo gregge e soprattutto evangelizzare il popolo di Dio nel rispetto della dottrina e del Magistero. Pertanto parlare di papi progressisti e conservatori non ha senso ed ogni pontefice ha il suo stile personale, la sua personalità, il suo modo di vedere le cose e dunque fare paragoni è sempre fuori luogo”.

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