Un Papa dell’Est
di Roberto Frecentese
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OCCORRE RECUPERARE IL LINGUAGGIO DELLA CHIAREZZA
Dopo il funerale e non prima, penso sia corretto sognare e consegnare a voi, cari lettori, il mio personale profilo del nuovo papa per la Chiesa cattolica.
Il non facile periodo storico, con ampli conflitti che scuotono sia la Chiesa cattolica dall’interno sia la società civile sia ancora la fascia degli Stati dell’est Europa e dell’est del Medio oriente, non possono non essere presenti nell’agenda di chi è chiamato a eleggere il nuovo pontefice.
La evidente crisi della Chiesa con il cedimento in larghi settori alle mode del tempo e alla cultura della privazione di identità, di stabilità con la maggioranza di atei e indifferenti in molte nazioni e culture dell’Occidente che hanno superato il numero dei Cattolici, non può non interrogare i padri conciliari, al di là delle correnti che spirano tra conservazione, progressismo e moderatismo.
L’ambiguità voluta o procurata come conseguenza di prese di posizione non sempre lineari a livello dottrinale e molto di più a livello pastorale, con il prevalere della realtà frammentata e individuale che supera per alcuni versi la dottrina stessa, ha creato sconcerto nel Popolo di Dio, ulteriori sofferenze e divisioni.
Il desiderio di creare una Chiesa, luogo di tutti in cui le differenze siano appianate per accogliere tutti ma proprio tutti, ha fatto sì che gli opposti abbiano trovato casa, ma al prezzo da una parte del disorientamento e dall’altra di ulteriori richieste di innovazione più spinte e radicali.
L’ultimo periodo del pontificato di Francesco ha provato a smussare qualche tono e a limitare alcune spinte, ribadendo il no al celibato femminile, no all’aborto, no al gender come punti fermi e stabili non trattabili. Purtroppo già il danno di averli posti in discussione era stato compiuto a livello di opinione pubblica (con la complicità dei media), tanto che quell’opinione pubblica li aveva considerati come cambiamento in atto, al di là delle stesse intenzioni del Pontefice.
Il sistema delle comunicazioni tra Chiesa e mondo più che nei documenti pubblici è stato affidato spesso all’estemporaneità delle interviste, molte delle quali infelici e fonte di equivoci.
Occorre che anche su questo versante la Chiesa recuperi il linguaggio della chiarezza, esprima concetti non in modo “gesuitico”, quanto con la limpidezza e secondo i canali che sono propri dell’autorità per essere autorevoli.
I conflitti, tanti e troppi conflitti presenti in ogni continente sono un interrogativo angoscioso, un segno delle insofferenze, delle questioni non risolte spesso riemerse in modo virulento, con diplomazie scadenti e organismi sovranazionali in crisi percepiti come inutili. In particolare le guerre in Terra santa e nell’est Europa, accompagnate da ribollimenti e crisi sul punto di esplodere oltre il conflitto attuale sono pugni nello stomaco del diritto internazionale, calpestato da ogni potenza mondiale, nessuna esclusa. In Terra santa decenni di sforzi diplomatici sono sati cancellati con azioni che sono la vergogna dell’umanità, sviluppate da un popolo che aveva conosciuto il dramma dell’assassinio di massa e che sembra aver dimenticato quanto subì.
In Ucraina sono stati consumati tanti di quegli armamenti pagati con le crisi economiche e prezzi che hanno impoverito milioni e milioni di persone, soprattutto le fasce più deboli dei popoli partecipanti per “procura” alla guerra. Senza entrare nella ricerca delle cause recenti e lontane, volutamente ignorate, occorre comprendere che oggi l’Occidente per sua quasi esclusiva colpa ha voluto ingigantire il conflitto per indebolire e spingere verso l’odio. E così l’est Europa è divenuta una fornace pronta a esplodere, dove il risentimento contro gli Occidentali sta velocemente prendendo possesso delle popolazioni slave e dell’est ex Sovietico, trattenute per ora da brogli elettorali, cancellazioni di candidati anti europeisti.
La strada indicata da papa Giovanni Paolo II sulla necessità di creare un ponte tra Occidente ed Est Europa, con il Cristianesimo protagonista al fine di modellare una nuova società e civiltà (e Chiesa) dalle rovine del Comunismo (caduto) e abbattere l’ateismo e l’anti Cristianesimo che hanno in pugno le società dell’Occidente europeo, è l’unica strada per salvare l’Europa dalla scomparsa di significatività nel mondo odierno.
Il Cristianesimo è così l’ultima ancora di salvezza contro la disgregazione occidentale, la frammentazione armata, partendo dal riconoscimento che l’unica Europa è quella dei popoli e non della finanza elitaria nelle mani della Massoneria anti religiosa, anti cristiana, anti valoriale evangelica.
In questa situazione chi entrerà nel conclave avrà davanti a sé un quadro da far tremare i polsi, un quadro diverso e incarognito rispetto a soli 12 anni fa. Non sarà da invidiare chi accetterà di diventare papa: gli si preparano scenari per i quali occorrerà pazienza ma ancora di più capacità di scelte quasi immediate, prese di posizione rischiose con il pericolo di trovarsi al centro del tritacarne mediatico. Prima di accettare l’eletto avrà una stanza riservata per riflettere. Non è un caso che viene denominata stanza delle lacrime.
Quali le caratteristiche che dovrà possedere il nuovo pontefice? Proviamo a elencarle…
1. Conoscenza dottrinale precisa, profonda cultura, fermezza e prestigio personale.
2. Capacità pastorale grazie forte e continuo contatto sperimentato e vissuto con le persone durante il suo governo episcopale.
3. Padronanza delle lingue e delle culture dell’Occidente e dell’est Europa per riavviare il dialogo e tessere la trama della nuova Europa.
4. Comprensione del mondo ebraico e degli Ortodossi nei loro presupposti religiosi e culturali.
5. Curatore dei rapporti con le realtà africane e asiatiche, dove il Cattolicesimo sta fiorendo e là la Chiesa potrà proseguire durante il periodo di decadenza occidentale.
6. Conoscenza dei meccanismi di governo della Chiesa, delle Conferenze episcopali e degli apparati della comunicazione.
7. Essere sacerdote di preghiera, di carità, fortemente mariano, stimato, colto, senza un passato oscuro o con scheletri nell’armadio.
Un cardinale risponde a questo profilo: Péter Erdő, nato a Budapest il 25 giugno 1952. Primo di sei figli in una famiglia di intellettuali cattolici, a quattro anni ha vissuto l’invasione dell’Ungheria ad opera dei Sovietici e la sua casa incendiata. Ha studiato presso il seminario arcivescovile a Esztergom e poi presso il seminario maggiore di Budapest. Il 18 giugno 1975 ha ricevuto l’ordinazione sacerdotale dal vescovo László Lékai. Negli anni 1975-1977 è stato viceparroco nella città di Dorog. Ha conseguito il dottorato in teologia nel 1976. Negli anni 1977-1980 ha studiato presso l’Institutum Utriusque Iuris della Pontificia Università Lateranense in Roma, conseguendo il dottorato in diritto canonico nel 1980 con una dissertazione sui fondamenti teologici del diritto canonico negli scritti di Niccolò Cusano.
Tornato in Ungheria, ha insegnato presso il seminario di Esztergom e dal 1986 al 1988 è stato prima professore incaricato e dal 1988 al 2002 professore invitato della Pontificia Università Gregoriana. Nel 1988 è diventato docente di teologia presso l’Università Cattolica Pázmány Péter di Budapest, della quale ha assunto la carica di rettore dal 1998 al 2003 e di gran cancelliere in seguito. Dal 1986 è stato anche segretario della Commissione di diritto canonico presso la Conferenza episcopale ungherese.
Il 5 novembre 1999 Papa Giovanni Paolo II lo ha nominato Vescovo titolare di Puppi e ausiliare della diocesi di Székesfehérvár, ed il 6 gennaio 2000 gli ha conferito l’ordinazione nella Basilica di San Pietro con co-consacranti il cardinale Giovanni Battista Re (che ha celebrato i funerali di papa Francesco) e il vescovo Marcello Zago.
Con le dimissioni per raggiunti limiti d’età del cardinale László Paskai, il 7 dicembre 2002 è stato nominato arcivescovo di Esztergom-Budapest e ha assunto il titolo di primate d’Ungheria, prendendo possesso della cattedra l’11 gennaio 2003. Nel concistoro del 21 ottobre 2003, a 51 anni, è stato creato cardinale. È stato il più giovane cardinale vivente partecipante al conclave del 2005 che elesse papa Benedetto XVI.
Dal 2005 al 2015 ha guidato la Conferenza episcopale ungherese, dal 2006 al 2016 è stato presidente del Consiglio delle conferenze dei vescovi d’Europa. Nel 2007 è diventato membro corrispondente dell’Accademia ungherese delle scienze e dal 2013 ne è membro ordinario.
Ha partecipato alla missione cittadina delle grandi città europee (Vienna, Parigi, Lisbona, Bruxelles e Budapest). È stato uno degli iniziatori ed è uno dei due co-presidenti del Forum Cattolico-Ortodosso Europeo.
Dal 2003 ha partecipato a tutte le assemblee del Sinodo dei Vescovi, tra le quali anche quelle speciali per l’Africa (2009) e per il Medio-Oriente (2010). E’ stato relatore generale alla III Assemblea Generale Straordinaria del Sinodo dei Vescovi nel 2014 sul tema Le sfide pastorali sulla famiglia nel contesto dell’evangelizzazione e nel 2015 alla XIV Assemblea Generale Ordinaria sul tema La vocazione e la missione della famiglia nella Chiesa e nel mondo contemporaneo.
Ha svolto un’intensa attività di letteratura scientifica, pubblicando 250 saggi e 25 volumi nel settore del diritto canonico e in particolare della storia medievale del diritto canonico. Ha scritto diversi libri di cultura e spiritualità.
È membro delle istituzioni ecclesiali:
– Consiglio per l’Economia;
– Dicasteri per le Chiese Orientali, per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, per i Testi Legislativi;
– Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica;
– Congregazione per l’Educazione cattolica.
“La fede è la cosa più importante nella vita, allora servire la fede degli altri, trasmettere la fede, insegnare la fede e soprattutto amministrarla nella liturgia, sono le cose più grandi nella vita”. Così il cardinale Peter Erdő nell’intervista con Radio Vaticana ha raccontato il suo personale cammino di fede, coltivato nella sua famiglia d’origine, nell’epoca del comunismo, e la devozione del suo popolo davanti alla Solennità dell’Assunta e alla Festa di Santo Stefano che in terra magiara si celebra il 20 agosto. Più della metà dell’Ungheria è cristiana, spiega, e dopo il regime comunista, la fede offre un seme di speranza in un’Europa che ha sempre più la tendenza di perdere le proprie radici.
Sono stati prima di tutto i miei genitori, la nostra famiglia, perché non soltanto pregavamo a casa, parlavamo delle feste religiose, andavamo insieme in Chiesa, ma mio papà ci ha trasmesso anche la catechesi. E poi abbiamo saputo che mio papà, essendo stato giurista, non poteva esercitare la propria professione perché era considerato troppo religioso. Mia mamma, insegnante, non poteva insegnare perché considerata troppo religiosa. E quindi abbiamo visto che cosa era più importante nella vita. Certamente la fede era al primo posto. E così che tutto questo non è stato vissuto in forma tragica dai miei genitori, ma in forma naturale, cioè nella naturalezza di credere che Dio è supremo. E che la religione è la cosa più importante nella nostra vita.
Il re s. Stefano ha dedicato la sua corona e il suo Paese alla Madonna. È stata l’Ungheria il primo Paese che, secondo la tradizione, è stato consacrato alla Madonna e pertanto la Madonna viene venerata in Ungheria come patrona del nostro popolo. È una gioia sapere che ci sono tanti altri popoli che nel frattempo hanno scelto pure la Vergine Maria come patrona propria, perché la stessa Madre può avere più figli.”.
Che sia proprio Péter Erdő, oggi a 72 anni, il nuovo pontefice? Sembra avere tutte le maggiori caratteristiche di fede, ideali, culturali, esperienziali non appartenendo ai conservatori stretti, ai progressisti radicali, ma alla visione di Chiesa lontana dalle correnti, ma capace di essere conservatrice del depositum fidei, pastoralmente accanto a tutti in una visione non rigida ma chiara nei principi, mediatrice culturale in un mondo che ribolle.
Sarebbe la continuazione della visione europea di Giovanni Paolo II, colui che lo volle come cardinale allora giovanissimo.
Non da ultimo il suo stemma episcopale è un preciso programma con affidamento mariano…