Don Patriciello: “La malattia va accettata”
di Bruno Volpe
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INTERVISTA A DON MAURIZIO PATRICIELLO
“Papa Francesco ha preso spunto dalla Terra dei Fuochi per scrivere la Laudato Sii”.
Lo dice un coraggioso parroco campano anti camorra, don Maurizio Patriciello, sempre in prima linea nella difesa del Creato dalle prepotenze ed illegalità degli uomini.
Don Maurizio, lei è stato col Papa durante la sua storica visita a Napoli quando fu alle Vele di Scampia invitando a rigettare ogni logica e scelta malavitosa…
“Fu un viaggio storico, anche se io appartengo a una diocesi diversa da Napoli. Tuttavia apprezzai in quella occasione e lo feci di più ancora quando fui in preghiera nel duomo di Napoli con il Papa, la sua visione chiara, netta contro ogni forma di prevaricazione specialmente qualdo si tratta di condotte che urtano il bene comune”.
La Terra dei Fuochi, lei ha sempre detto di mantenere alta l’attenzione…
“Non voglio parlare di me, ma del Papa. E vi rivelo, poi venne anche scritto sui giornali del tempo, che Papa Francesco scelse proprio la bruttura della Terra dei Fuochi per scrivere l’enclica Laudato sìì, un documento che tutti divrebbero leggere con attenzione per capire quanto sia importante difendere la nostra casa, dove viviamo. Dio ci ha dato questi beni e sono per ciascuno di noi. A nessuno è dato di sistruggerli per fini loschi o profitto illecito”.
Che idea si è fatto di Papa Francesco?
“Non ne parlo bene solo perchè morto, ma ne sono sempre stato entusiasta. Ultimamente ho apprezzato e ricordato che il Papa, pur fragile, malato ed anziano, non ha avuto paura a mostrarsi in pubblico. Quando con una specie di coperta a righe, senza vestiti papali è sceso in carrozzina a San Pietro ha dato un grande esempio: la vecchiaia è una ricchezza, la malattia va accettata e non dobbiamo vergognarcene in un mondo che sempre di più predilige il trucco, la bellezza, l’estetica a tutti i costi. Dove conta l’apparire e non l’essere. In poche parole, domina l’idolatria della perfezione del corpo, cosa che porta a degenerazioni nelle scelte quotidiane”.
Quale il punto centrale del pontificato?
“La misericordia, che non è scontata. Il suo messaggio è che Dio non si stanca di perdonare le nostre colpe, bisogna girare sempre lo sguardo agli altri e mai ergerci a giudici di nessuno, solo Dio legge nei cuori. Per esempio, ha donato 200 mila euro ai carcerati. In sè non è una cifra che possa risolvere i problemi delle carceri, cosa che spetta alla politica. Ma è un gesto significativo, verso chi ha sbagliato, ma non va giudicato e merita umanità”.
Che Papa dobbiamo aspettarci?
“Lo dirà lo Spirito Santo che aiuterà i cardinali. A mio avviso abbiamo bisogno di uno che porti avanti la coraggiose scelte di Francesco in continuità, la Chiesa e la società vanno avanti e non indietro. Non credo che si avrà un rigurgito di nostalgia per l’antico, non me lo auguro. Francesco ci ha detto che occorre salvare l’essenziale in sobrietà e dare misericordia, Gesù è stato misericordioso con tutti. Bisogna proclemare il Vangelo”.
Che cosa è stato Papa Francesco?
“Un dono di Dio per gli uomini. Lo dimostra l’atteggiamento dei potenti presenti ai quali si chiede ora coerenza. Quante vite umane con queste assurde guerre si potevano risparmiare se si fosse ascoltata la voce del Papa e quanti miliardi buttati dalla finanza per scelte capricciose e illogiche. Tutti i soldi gettati al vento, avrebbero sfamato Paesi interi. Personaggi come Putin e Trump mi auguro di cuore abbiano compreso la lezione del Papa”.
Corretto dire scegliere il successore di Francesco?
“No. Bisogna dire il successore di Pietro, perchè la Chiesa non è di Tizio o Caio, ma deriva da Cristo ed è in successione con Pietro. Nessuno ne è padrone. Questo in ottica ecclesiale, ma indubbiamente da un’angolazione cronologica ed affettiva, possiamo dire successore di Francesco”.