Il Papa che “Sarah”
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IL 7 MAGGIO POMERIGGIO INIZIA IL SANTO CONCLAVE PER L’ELEZIONE DEL NUOVO PONTEFICE. ECCO I MOTIVI PER CUI SOSTENIAMO IL “MODERATO” ROBERT SARAH
“Endorsement” (si pronuncia indòorsmënt), spiega la Treccani, in ambito politico indica il “sostegno esplicito a un candidato, a un movimento o partito, a un’iniziativa, dato di solito tramite una dichiarazione ufficiale”.
L’elezione di un Pontefice, ne siamo consapevoli, non è una scelta politica ma una votazione dove concorrono inseparabilmente la fragile volontà umana e la infallibile volontà dello Spirito Santo.
Naturalmente non abbiamo nulla da consigliare alla Terza Persona della Santissima Trinità. Ai Signori Cardinali elettori, invece, ci permettiamo di indicare il nome di uno dei loro confratelli che andrebbe votato senza alcun dubbio per succedere all’apostolo Pietro.
Si tratta del porporato della Guibea Conakry Robert Sarah. Perché?
Andiamo con ordine cominciando da una sua mini biografia.
Nato a Ourous, distretto di Koundara, nell’arcidiocesi di Conakry, il 15 giugno 1945, dopo le scuole primarie e medie è stato costretto nel 1957 a lasciare il Paese per continuare i suoi studi nel seminario minore di Bingerville, in Costa d’Avorio. Rientrato in Guinea dopo l’indipendenza, il 2 ottobre 1958, ha completato gli studi nel seminario minore a Dixinn nel 1960. Quando l’istituto venne requisito dal governo guineano, è dovuto tornare alla parrocchia Sainte Croix, a Kindia. Solo più tardi, quando è stato possibile edificare il nuovo seminario, dedicato a Giovanni XXIII, a circa 135 chilometri da Conakry, ha completato i suoi studi, conseguendo il baccalaureato nel 1964. Dopo un periodo trascorso a Nancy in Francia, ha studiato teologia a Sébikotane, in Sénégal, tra il 1968 e il 1969. Ordinato sacerdote il 20 luglio 1969 nella cattedrale di Sainte Marie a Conakry, è stato poi inviato a Roma dove ha ottenuto la licenza in teologia alla Pontificia Università Gregoriana e ha arricchito la sua formazione culturale al Pontificio Istituto Biblicum, approfondendola successivamente con un periodo di studio all’Istituto Biblicum di Gerusalemme (1971-1972) dove si è licenziato in sacra scrittura. Tornato in patria, è stato nominato parroco di Boké, dove è rimasto dal 1974 al 1976. Sono stati anni di duro lavoro, poiché ha dovuto spesso dividersi tra la sua e le parrocchie di Kataco, di Koundara e di Ourous. Le spiccate doti di formatore gli hanno valso la nomina a rettore del seminario minore Giovanni XXIII a Kindia. Incarico al quale ha dovuto rinunciare a malincuore quando è stato eletto arcivescovo di Conakry il 13 agosto 1979 e ordinato l’8 dicembre successivo. Giovanni Paolo II lo soprannominò «il vescovo bambino»: quando ricevette l’ordinazione episcopale, era il vescovo più giovane del mondo: aveva trentaquattro anni. La giovane età comunque non gli impedì di presentarsi subito come strenuo difensore dei diritti del suo popolo africano, ma allo stesso tempo severo fustigatore dell’Africa che si vende al migliore offerente. Per questo ha sempre mirato alla formazione di sacerdoti motivati e preparati che sapessero essere realmente guida per il popolo di Dio. È maturato in una terra difficile, segnata dalla sofferenza e dal martirio di tanti preti che hanno piantato l’albero della fede tra deserti materiali e deserti spirituali.
I primi cinque anni furono particolarmente difficili per la Chiesa a causa della sanguinosa dittatura socialista del musulmano Sékou Touré, sotto la quale il vescovo Sarah diede una magnifica testimonianza di indipendenza e parresia, rischiando più volte di essere ucciso. Da vescovo si è dedicato con passione alla sua nuova missione, tanto che gli incarichi da assolvere si sono presto moltiplicati: amministratore apostolico di Kankan; presidente della Conferenza episcopale della Guinea; presidente della Conferenza episcopale regionale per l’Africa Occidentale francofona (Cerao), presidente del Catholic Biblical Centre for Africa and Madagascar (Bicam), consultore della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli. Il 1° ottobre 2001 Giovanni Paolo II lo ha nominato Segretario della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, ufficio che ha svolto per nove anni, fino al 7 ottobre 2010, quando Benedetto XVI lo ha designato Presidente del Pontificio Consiglio «Cor Unum», incarico nel quale è succeduto al cardinale Paul Josef Cordes.
In poco più di un mese è entrato nel vivo della nuova missione affidatagli dal Papa. Una missione, ha avuto a dire durante il suo primo incontro pubblico dopo la nomina, che «segue la rotta indicata dalla Deus caritas est. È l’espressione concreta dello slancio caritativo del cuore di Dio che si realizza tramite il cuore del Papa. Mostra che Dio non è mai lontano da chi soffre». Per questo motivo — ha spiegato — «le organizzazioni che svolgono attività caritative a nome e per conto della Chiesa non dovranno mai essere ispirate da ideologie ma dovranno lasciarsi guidare dalla fede. Da quella fede che si manifesta anche attraverso la carità. Questo è quello che ci spinge e ci porta verso i popoli sofferenti».
Papa Benedetto XVI lo ha creato e pubblicato Cardinale nel Concistoro del 20 novembre 2010 con il Titolo di San Giovanni Bosco in via Tuscolana, Diaconia elevata pro hac vice a Titolo Presbiteriale (3 maggio 2021). Dopo aver partecipato al conclave del marzo 2013 che ha eletto Papa Francesco, il 23 novembre 2014 lo stesso pontefice l’ha nominato Prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, incarico svolto fino al 20 febbraio 2021.
Con i suoi 79 anni (ne compirà 80 il mese prossimo), il cardinale Sarah è uno dei candidati al soglio pontificio più anziano (più anziani di lui c’è solo il Carlos Osoro Sierra) quindi perfetto come Papa di transizione.
Il card. Sarah, inoltre, Prefetto emerito del Dicastero per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, unisce l’esperienza pastorale alla conoscenza della curia e alla difesa coraggiosa della fede. Pur essendo molto più in sintonia con Benedetto XVI, si è dimostrato capace anche di una leale collaborazione con Francesco.
Il fatto di essere nato in Guinea da genitori pagani convertiti gli ha dato un’esperienza eccezionale circa l’importanza dell’evangelizzazione.
Partecipando ai Sinodi sulla famiglia, il cardinale Sarah ha difeso la morale tradizionale della Chiesa, in contrasto con le aperture ai divorziati risposati e alle nuove unioni civili che poi hanno trovato posto in Amoris Laetitia. Riguardo alle relazioni omosessuali, il cardinale ha difeso una posizione contraria all’inclusività promossa da molti, dichiarando che “dobbiamo essere inclusivi e accoglienti verso tutto ciò che è umano, ma ciò che viene dal Nemico non può e non deve essere assimilato. Cristo e Belial non possono essere armonizzati!”.
Insieme al Papa emerito Benedetto XVI, per difendere il celibato sacerdotale, ha pubblicato un libro sull’argomento poco prima che fosse pubblicata l’esortazione apostolica a seguito del sinodo sull’Amazzonia, in cui veniva proposta l’abolizione del celibato obbligatorio per i sacerdoti.
Riguardo alla liturgia, il cardinale Sarah ha difeso un approccio tradizionale. Tuttavia Sarah ha accettato con obbedienza alcuni cambiamenti apportati su iniziativa personale del Papa, come la modifica della lavanda dei piedi del Giovedì Santo per includere anche le donne.
Circa la liturgia Vetus Ordo, Sarah non è quella che normalmente definiremmo una tradizionalista, ma è profondamente legato alla spiritualità bimillenaria della Chiesa Cattolica. Seguendo Benedetto XVI, il suo desiderio è sempre stato quello di giungere a una “riconciliazione liturgica” tra la liturgia antica e quella nuova e tra i sostenitori di entrambe.
Il cardinal Sarah ha incoraggiato pubblicamente tutti i sacerdoti a celebrare la messa ad orientem, cioè rivolti verso est (simbolo di Cristo) e verso il tabernacolo, anziché verso l’assemblea. Questa possibilità, peraltro, è in linea con il Messale Romano e con la riforma del Concilio Vaticano II ed è stata particolarmente lodata da Benedetto XVI.
Il cardinale, che parla inglese, francese, italiano e spagnolo, è presente attivamente anche sui social media. Di particolare rilievo è la sua chiara opposizione al documento Fiducia supplicans, che mirava ad autorizzare la benedizione delle coppie dello stesso sesso. Forse il modo migliore per riassumere il cardinale Sarah ci è stato dato da lui stesso nel titolo di uno dei suoi libri: “Dio o niente” . In effetti, egli è prima di tutto un uomo di Dio, con una profonda spiritualità che si manifesta nel suo amore per la liturgia. Unisce inoltre la sua vasta esperienza pastorale alla conoscenza della curia e del funzionamento interno della Chiesa. Piuttosto che predicare un accomodamento con il mondo, egli è un pastore che ha resistito alle pressioni dei potenti e non ha paura di proclamare la fede, ricordando che “la Chiesa non è fatta per ascoltare, ma per insegnare”. Il fatto che si sia espresso così chiaramente, pubblicamente e coraggiosamente a favore di ciò che la Chiesa ha sempre insegnato potrebbe privarlo di qualche voto ultra-progressista, ma molti cardinali moderati e conservatori potrebbero voltarlo come esempio di cardinale ortodosso.
Proviamo, adesso, ad elencare una serie di motivi (spirituali, politiche nel senso cattolico del termine, strategiche e simboliche) per cui, secondo noi, sia i cardinali conservatori che quelli progressisti moderati dovrebbero votare per il cardinale Robert Sarah come futuro Papa (a cui suggeriamo il nome Leone XIV).
Per i cardinali conservatori, Sarah rappresenta:
1. Un uomo dalla solida dottrina (soprattutto in materia di liturgia, morale sessuale e antropologia cristiana).
2. Un difensore, accanto a quella ordinaria, della Santa Messa nella forma straordinaria del rito romano e rigoroso sulla liturgia e sulla sua sacralità.
3. Un oppositore alla “mondanizzazione” della Chiesa (ha criticato ripetutamente il secolarismo e le influenze ideologiche esterne nella vita ecclesiale).
4. Una voce contro il relativismo morale (ha parlato apertamente contro la “confusione dottrinale” e l'”apostasia silenziosa”).
5. Un uomo di profonda preghiera, silenzio e interiorità, in linea con la spiritualità monastica.
6. Un promotore dell’obbedienza al Magistero (insiste sull’unità dottrinale e sulla necessità di obbedire al Papa e alla tradizione).
7. Un uomo critico verso l’ambiguità morale e gli scandali nel clero (ha promosso la purezza e la disciplina sacerdotale)
Per i cardinali progressisti moderati, Sarah rappresenta:
1. Il simbolo della Chiesa globale (un Papa africano nero rappresenterebbe una svolta epocale e un segno forte dell’universalità della Chiesa).
2. Un uomo dalla forte sensibilità sociale (Sarah viene da una realtà di povertà estrema in Guinea ed è noto per le sue riflessioni sulla dignità dei poveri e degli emarginati).
3. Un uomo di grande moderazione che evita lo scontro verbale diretto e mantiene un tono pacato e spirituale.
4. Un cardinale molto rispettato dai suoi confratelli per la sua umiltà, riservatezza e assenza di ambizioni personali.
5. Un uomo con una grande esperienza curiale, visto che ha servito in diversi ruoli nella Curia Romana, guadagnandosi competenza istituzionale e conoscenze trasversali.
6. Un uomo dalla forte identità africana, voce di un continente sempre più centrale, un difensore dei diritti umani (ha denunciato regimi dittatoriali e abusi politici varie volte)
7. Un antagonista del colonialismo culturale (si è espresso contro l’imposizione di valori occidentali liberali ai popoli africani, guadagnandosi credito tra i sostenitori della decolonizzazione culturale e dallo stesso Papa Francesco).
Esistono anche dei motivi trasversali (condivisibili da tutti i cardinali, almeno quelli umili, sia conservatori che progressisti). Si tratta:
1. Della sua figura carismatica e ascetica (la sua austerità ricorda figure spirituali amate da entrambe le ali spirituali della Chiesa.
2. Del simbolo della lotta contro il materialismo globale (ha criticato il consumismo e l’idolatria del denaro).
3. Dell’impegno nella nuova evangelizzazione (è un appassionato dell’annuncio del Vangelo in una cultura secolarizzata).
4. Dell’autorevolezza e influenza manifestata con i suoi testi (i suoi libri, come “Dio o niente”, “La forza del silenzio”) sono letti da cattolici di ogni orientamento.
5. Della sua riservatezza mediatica (non ama la notorietà o l’autocelebrazione).
6. Dell’appello all’identità cattolica forte (in tempi di smarrimento, come gli attuali, alcuni progressisti vedono nel rafforzamento dell’identità una difesa contro l’indifferenza religiosa).
7. Della capacità di dialogo con il mondo islamico (provenendo da un contesto africano a maggioranza musulmana, ha esperienza interreligiosa significativa).
8. Della difesa della famiglia tradizionale (ma ha anche mostrato sensibilità verso il dramma delle famiglie disgregate e ferite).
Dunque, cari cardinali elettori, SIATE VIRILI! Votate per il Cardinale Robert Sarah. Non ve ne pentirete!
LA FOTO DI COPERTINA E’ STATA CREATA CON L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE