Dal 18 maggio rimane o no l’esenzione dal precetto di partecipare alla S. Messa?

di Giuseppe Brienza

È ORA DI TORNARE ALLE MESSE CON IL POPOLO!

La Sala Stampa della Santa Sede ha comunicato che da lunedì prossimo 18 maggio non ci saranno più le dirette streaming delle celebrazioni di Papa Francesco a Casa Santa Marta. È ora di tornare alle Messe con il popolo!

Con questa decisione il Santo Padre denota ancora una volta di avere ben sotto controllo il polso dei fedeli, perché in effetti sta circolando un sentimento fra i cattolici italiani di rimanere in salotto. Non pochi pare si siano abituati troppo bene alle Messe virtuali e, il Pontefice o chi per lui,essendosi accorti di questo intorpidimento, anche con questo gesto stanno evidentemente cercando di correre ai ripari.

È dall’inizio della crisi Coronavirus che Papa Francesco ha voluto che le sue Messe del mattino fossero trasmesse in diretta. Dal 9 marzo le intenzioni di preghiera e le omelie di Bergoglio hanno accompagnato milioni di uomini, di donne e di giovani, non necessariamente praticanti né addirittura, cattolici, attraverso una sfida inedita per l’attuale generazione. Dopo 70 giorni di live streaming, però, è arrivata l’ora di ritornare alla comunione “in presenza reale”, in tutti i sensi!

Le omelie di Santa Marta rappresentano e rappresenteranno un capitolo significativo del pontificato di Bergoglio e, opportunamente, la Libreria Editrice Vaticana (LEV) ha continuato a metterle per iscritto ed a raccogliere anche in questi ultimi mesi.Al seguente link è possibile scaricare“Forti nella tribolazione. La comunione della Chiesa sostegno nel tempo della prova” (Città del Vaticano 2020, pp. 180), l’opera digitale edita dalla LEV con le omelie pronunciate fino al 30 marzo dal Papa a Santa Marta durante il tempo della crisi. La nuova di testi, curata dal Dicastero per la Comunicazione della Santa Sede, è stata pubblicata online ad inizio aprile, ed è disponibile gratuitamente per tutti i fedeli.

La lettura di queste omelie assume un valore nuovo alla luce dell’interruzione delle dirette sui canali social del Vaticano e su Rai Uno delle celebrazioni delle ore 7. Le Messe trasmesse virtualmente del Papa termineranno quindi lunedì prossimo, come annunciato dal direttore della Sala Stampa vaticana Matteo Bruni, in un breve comunicato che ha avuto grande risalto tra i fedeli. Siccome l’ultima Messa in diretta coinciderà con l’anniversario dei cento anni dalla nascita di Papa Giovanni Paolo II, il Santo Padre ha deciso di celebrarla nella cappella sulla tomba del suo predecessore, che è sepolto come noto nella Basilica Vaticana. Karol Wojtyla, nato a Wadowice, in Polonia, il 18 maggio del 1920, è stato venerato da fiumane di persone subito dopo la sua morte, il 2 aprile 2005 e, canonizzato a tempo di record nel 2014, ancora oggi le sue spoglie mortali sono meta di preghiera e di pellegrinaggio.

Ma ritornando a Bruni, come precisato nel comunicato, il 18 maggio «riprenderà in Italia – ed è già ripresa in molte parti del mondo – la celebrazione della messa con concorso di fedeli. Per questo motivo, dal giorno successivo, 19 maggio, cesserà la trasmissione in diretta delle messe mattutine da Casa Santa Marta». E conclude: «come ha avuto modo di affermare nei giorni scorsi, il Papa auspica che il Popolo di Dio possa così tornare alla familiarità comunitaria con il Signore nei sacramenti, partecipando alla liturgia domenicale, e riprendendo, anche nelle chiese, la frequentazione quotidiana del Signore e della sua Parola».

A questo punto è sorto per qualcuno l’interrogativo: perché se il Pontefice da lunedì chiede la partecipazione “fisica” «alla liturgia domenicale», al par. 5.2 del protocollo d’intesa firmato il 7 maggio a Palazzo Chigi e che ha permesso la ripresa delle celebrazioni religiose con il popolo è scritto: «si ricorda la dispensa dal precetto festivo per motivi di età e di salute»? Che il Presidente della Cei, cardinale Gualtiero Bassetti, magari su richiesta del Presidente del Consiglio Giuseppe Contee del Ministro dell’Interno Luciana Lamorgese, ha inteso lasciare intatto il “doppio binario” della possibilità di partecipare indistintamente alle celebrazioni online o in presenza? Niente affatto, nel protocollo d’intesa l’utilizzo del verbo “ricordare” vuol dire che è ripristinata la situazione precedente all’esenzione dal precetto e, quindi, chi non ha età avanzata e chi è sano di salute è tenuto ad osservare il precetto festivo. Inoltre, al punto 5.3 dello stesso documento si dice che è opportuno favorire le celebrazioni in modalità streaming, ma solo per chi non può partecipare alla celebrazione eucaristica e, dunque, chi può presenziare fisicamente è tenuto ad onorare con l’ossequio della sua persona al Sacrificio dell’Altare. Dato che il cardinale Bassetti ha la “grazia di Stato” di ricoprire una carica di responsabilità, diremmo proprio che il testo contiene la sua indicazione e interpretazione autentica.

A chi obietta andrebbe ricordato il Catechismo della Chiesa Cattolica che, molto chiaramente, ricorda l’osservanza del primo precetto “Partecipa alla Messa la domenica e le altre feste comandate e rimani libero dalle occupazioni del lavoro”, il quale «esige dai fedeli che santifichino il giorno in cui si ricorda la Risurrezione del Signore e le particolari festività liturgiche in onore dei misteri del Signore e le particolari festività liturgiche in onore dei misteri del Signore, della beata Vergine Maria e dei Santi, in primo luogo partecipando alla celebrazione eucaristica in cui si riunisce la Comunità cristiana» (n. 2042).La S. Messa festiva è, in definitiva, un impegno irrinunciabile per il credente, da vivere non solo nell’assolvimento di un precetto, ma come bisogno di una vita cristiana veramente consapevole e coerente.

«I fedeli di domenica – ha scritto un dotto Vescovo che ha lavorato per ben 29 anni alla Congregazione per la Dottrina della Fede, molti dei quali in qualità di collaboratore dell’allora Prefetto cardinal Joseph Ratzinger – si riuniscono in assemblea perché, ascoltando la Parola di Dio e partecipando all’Eucaristia, fanno memoria della Passione, della Risurrezione e della Gloria del Signore Gesù e rendono grazie a Dio che li ha rigenerati per una speranza viva per mezzo della Risurrezione di Gesù Cristo dai morti (cfr. 1Pt 1, 3). In ogni Santa Messa, benediciamo il Signore, Dio dell’universo, presentandogli il pane e il vino, frutti della terra e del lavoro dell’uomo. Quando poi i genitori partecipano con i loro figli alla S. Messa, le famiglie cristiane vivono una delle espressioni più qualificate della loro identità e del loro “ministero” di chiese domestiche» (Mons. Raffaello Martinelli, Frammenti di verità cattolica. Catechesi Dialogica, LEV, Città del Vaticano 2014, p. 160). Questo è del resto il vero significato della nota formula ripresa dal Concilio Vaticano II (sia nella Lumen Gentium sia nell’Apostolicam actuositatem): la famiglia che «per noi cristiani non è semplicemente un luogo privato, ma quella “Chiesa domestica”, la cui salute e prosperità è condizione per la salute e prosperità della Chiesa e della società stessa» (Discorso di Papa Francesco alle partecipanti al 29° Congresso nazionale promosso dal C.I.F., 25 gennaio 2014).

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