Lo pneumologo Giuseppe de Donno: “il plasma iperimmune è gratis, viene dal popolo e torna al popolo”

Lo pneumologo Giuseppe de Donno: “il plasma iperimmune è gratis, viene dal popolo e torna al popolo”

di Attilio Negrini

IL PLASMA IPERIMMUNE FUNZIONA E SALVA TANTE VITE, MA QUALCUNO NON NE VUOLE SAPERE

A Mantova e Pavia il plasma iperimmune funziona e salva tante vite, ma qualcuno non ne vuole sapere. In Emilia Romagna Bonaccini si affida a un infettivologo che interferisce con la politica e blocca la  cura De Donno. Poi il plasma diventa di moda e Bonaccini cambia idea. AIFA e Istituto di Sanità partono con la sperimentazione ma tagliano fuori Mantova e chi ha avuto l’idea vincente, e affidano il lavoro alla Regione Toscana che elabora un protocollo e lo chiama “Tsunami”, come l’aveva definito De Donno, quindi gli rubano il “lavoro” e pure il nome della cura. In quel momento in Toscana non c’erano morti per Covid 19, forse però c’erano altri interessi politici. Ma cosa c’entra l’AIFA col plasma iperimmune che non è un farmaco ma un emocomponente? Mistero. E che dire della sperimentazione dell’ormai famoso e impronunciabile Tocilizumab, affidata inspiegabilmente (si fa per dire) a Napoli, altra zona che per fortuna ha avuto pochi casi di coronavirus?

Maria Giovanna Maglie intervista in videoconferenza il professor Giuseppe de Donno, lo pneumologo che a Mantova sta sconfiggendo il coronavirus grazie al plasma iperimmune. Eccone la trascrizione.

“Per quale ragione secondo lei, senza voler fare del complottismo, c’è stata questa levata di scudi nei confronti delle terapie semplici ed efficaci come la sua? Che cos’è che fa sì che in una nazione come la nostra, anziché essere contenti ci sia un diluvio di critiche e di polemiche?”.

“La dottoressa Maglie ha colto quel che abbiamo vissuto in questi mesi, da quando ci arrivavano decine di pazienti e ci siamo accorti che i farmaci che venivano suggeriti dai cinesi non erano sufficienti, avevamo bisogno di un’arma diversa, quindi abbiamo iniziato a ragionarci su. Nel frattempo un bio ematologo, il professor Franchini ha iniziato a ragionare col professor Perotti di Pavia e da loro è nata questa idea di usare il siero iperimmune, che noi abbiamo sposato immediatamente, avendo bisogno di un’arma che andasse a colpire il virus. Non avevamo farmaci in quest’ambito. Non è un’invenzione, ci tengo a dirlo, perché adesso per screditarci ci vengono a dire “non avete scoperto niente”, è una cura usata ai tempi della Sars, della Difterite e della Spagnola. E’ verissimo”, prosegue De Donno, “non abbiamo inventato niente ma prima di noi nessuno l’ha usata questa strategia terapeutica per cui, almeno con onestà intellettuale ci si dia atto che ciò che ha fatto Pavia con Mantova è qualcosa di strabiliante perché abbiamo cambiato la storia naturale di questa malattia e l’approccio terapeutico alla malattia stessa. All’inizio ce ne han dette di tutti i colori, a me qui a Mantova mi hanno chiamato “demente”, in modo dispregiativo mi hanno paragonato al Professor Di Bella, che poi avrà anche messo in atto una sperimentazione senza dimostrare l’efficacia del suo schema terapeutico ma aveva tre lauree! Prima di offendere così gratuitamente io ci andrei molto cauto, anche perché le analisi critiche revisioniste poi non è che abbiano sempre avuto ragione. Noi quindi siamo andati avanti per la nostra strada ma il problema è che hanno cercato di “chiuderci in cantina”. Avete visto cos’è successo, fior di virologi che ci hanno portato in questa situazione, che hanno consigliato male i politici, facendo loro prendere della decisioni sbagliate, si sono permessi di criticarci allo sfinimento! Io senza l’appoggio di una straordinaria equipe di medici che mi hanno sostenuto e sostituito, non avrei potuto fare nulla!”.

“Ma secondo lei”, interviene la Maglie, “che cosa ha mosso questi che io chiamo “virologi da salotto” a non acchiappare al volo questa possibilità che potrebbe essere la svolta?”.

“Che cosa ci sia dietro è difficile dirlo perché loro sono coperti. Innanzitutto c’è l’invidia, perché l’idea viene da due poli periferici, Mantova e Pavia. Poi c’è stata questa levata di scudi probabilmente perché si voleva seguire altre strategie terapeutiche, ma quella del plasma iperimmune è la migliore. E se domani dovesse esserci il vaccino non andrebbe in conflitto con questa cura. Voglio ricordare che il vaccino non si può usare in fase di malattia, come han voluto far passare, ma come profilassi”.

“Ci sono però dei sostenitori entusiasti del suo metodo, in Veneto per esempio ma anche negli Stati Uniti. Ora lei come pensa che si procederà per estenderlo ad altri?”.

“Io mi sono incatenato per urlare che la terapia funziona, sono andato in tutte le trasmissioni televisive. Ora chiunque adotta questo sistema ha dei risultati, mi hanno telefonato da Padova, Milano, Cremona, Crema, ovunque ci sono dei risultati. Abbiamo aiutato un collega a Ischia che, intubato, dopo 18 giorni col plasma ha avuto dei miglioramenti. In Veneto Zaia ha preso la palla al balzo, ha accentrato tutto su di sé, ha detto “si fa come dico io” ed è partito con questo percorso per istituire le banche del plasma. In questo l’hanno seguito altri. Poi ci sono casi emblematici come l’Emilia Romagna, che fino a due giorni fa s’è fatta consigliare dal Professor Viale che è un infettivologo che non so se fosse al corrente del nostro protocollo, se l’avesse letto, io non l’ho mai sentito, non abbiamo mai discusso di plasma iper immune con questo professore e nonostante questo lui ha interferito pesantemente con la politica. Poi quando si sono alzati gli scudi a favore del plasma, il Presidente Bonaccini ha cambiato idea e pare che anche l’Emilia Romagna parta con la cura. Benissimo, è una vittoria di tutti, non è una sconfitta di nessuno. Ora ho letto che AIFA, che c’entra poco col plasma essendo un emocomponente e non un farmaco, e l’Istituto di Sanità, hanno deciso di affidare il percorso sperimentale, udite udite, alla Toscana! Che ha fatto un protocollo di sperimentazione del plasma che si chiama “Tsunami”. Io è da un mese e mezzo che definisco questo percorso “Tsunami”, guarda caso, ed è noto”, prosegue con tono sarcastico il Professore De Donno, “che la Toscana è piena di Coronavirus, sono stati bombardati dal Coronavirus come la Lombardia, anzi, forse di più, io non me ne sono accorto ma forse è stato così, ed è accaduto lo stesso con la sperimentazione del Tocilizumab che AIFA ha affidato a Napoli, quando a Napoli non c’era un caso di Covid 19. Queste cose dovranno spiegarle, perché i cittadini devono essere informati. Io mi sono stancato di stare zitto, non ho niente da perdere, non ho scheletri nell’armadio, non ho accuse di corruzione, sono un uomo libero e posso parlare dicendo le cose che voglio dire che devono essere supportate dalla verità dei fatti”.

“Quindi mi pare di capire che ci sia, rispetto al boicottaggio iniziale, un tentativo di appropriarsi della sperimentazione ma non certo un riconoscimento o un atteggiamento disteso di collaborazione”.

“Ma assolutamente no, ma io devo dirle di più dottoressa, che a me che riconoscano il mio operato non me ne può fregare di meno, a me interessa che salvino i pazienti, l’unico mio obiettivo è la vita, io continuo a dirlo in tutte le salse, a me di andare in televisione e diventare una star non me ne frega niente, io vado in tv solo per portare avanti il discorso del plasma, la vera star è il plasma!”.

“Lei quindi ritiene che l’unica soluzione sarebbe applicare in tutta Italia questo metodo. Se ci fossero dei componenti del comitato tecnico e scientifico che non dovessero il loro ruolo alla politica ma alla loro competenza, e decidessero per questa cura, una cosa che sento dire è che è difficile reperire per tutti la quantità necessaria di plasma, e qualche suo collega ha detto in televisione che sarebbe più costosa delle altre terapie…”.

“Le rispondo volentieri, è l’esempio tipico delle balle che vengono dette per screditare una metodica, il problema è che queste balle passino inosservate e che nessuno venga punito per aver raccontato queste balle in televisione. Il plasma iperimmune è gratis, è un atto di generosità, un atto “democratico” che viene dal popolo e torna al popolo. Quando uno va a fare una donazione è un eroe che offre qualcosa di se stesso per salvare una persona malata. Cosa c’è di più meraviglioso e cosa c’è di così brutto a dire che questa cosa è gratis? Se poi vogliamo calcolare le ore di lavoro, il costo dei reagenti, delle macchine che ci servono per i controlli virologici e arriviamo a dire che una sacca di plasma costa 82 euro, come gli integratori che acquistiamo in palestra, quegli 82 euro servono per salvare una vita! E’ tanto? Non lo so, forse io vivo in un altro mondo. Quando mi vengono a dire che questo approccio terapeutico è ricco di effetti collaterali, se gli effetti collaterali sono quelli che ho visto io, che su 48 pazienti non ho rilevato alcun effetto collaterale o un evento avverso, se vogliamo invece dire qualcosa di tutti gli altri farmaci che ho usato nella mia terapia semi intensiva… posso parlare qua fino a domani mattina, perché io lavoro 18 ore al giorno, sui pazienti e in reparto. Io sfido tutti quelli che si riempiono la bocca di questo argomento che lavorino quanto ho lavorato io in questi mesi senza vedere i miei figli e mia moglie”.

“Ma è possibile reperirlo per tutti?”.

“A Mantova abbiamo impostato un percorso virtuosissimo, ci ha aiutato AVIS provinciale. L’AVIS nazionale ha preso un’altra strada, l’AVIS provinciale di Mantova si è comportato decorosamente, a difesa dei suoi donatori, dicendo chiaramente che questa metodica è sicura perché abbiamo una rete trasfusionale tra le più sicure del mondo. Abbiamo raggiunto tutti i guariti dal Coronavirus e tutti vogliono venire a donare, tant’è vero che abbiamo aiutato altri ospedali. Ieri abbiamo mandato due sacche a Milano, due a St Moritz, due a Ischia”.

“Ma allora cosa manca professore, un riconoscimento ufficiale, un protocollo nazionale, che appello dobbiamo fare alle forze politiche?”

“Io non faccio più appelli, quel che dovevo fare l’ho fatto, il plasma è decollato, ora la politica dovrà fare la sua parte, mi hanno invitato in Commissione Sanità al Senato e alla Comunità Europea a Bruxelles, e andrò là a dire le stesse cose che sto dicendo a lei. Ma le pare che io debba dirle prima a voi che al Parlamento europeo e italiano? Mi sembra folle, questo è un Paese in cui chi lavora seriamente, per far passare il proprio lavoro deve morire, deve morire lui, e quando porta dei risultati viene messo da parte e viene preso un altro che non ha fatto nulla su questo argomento. Siamo alla follia, capisce che siamo alla follia! E’ come dire io ti punisco, hai portato avanti il plasma ma la sperimentazione la do a un altro. Ma che Paese è? Che Paese è? Che Paese è?”.

 

Questa è solo la trascrizione delle dichiarazioni del Professor De Donno, ma varrebbe la pena di ritagliarsi un quarto d’ora di tempo per vedere e ascoltare il filmato dell’intervista. Perché le parole, se accompagnate dal tono della voce e dalla mimica facciale, rendono molto meglio e testimoniano la veridicità di quanto affermato, con umiltà e rammarico, da questo medico che probabilmente verrà ricordato come colui che ha interrotto un incubo durato due mesi e mezzo che si chiama Covid 19.

Subscribe
Notificami
1 Commento
Oldest
Newest
Inline Feedbacks
View all comments

Grazie ottimo articolo.. Sono schifata dal comportamento dei politici.. Ma non sorpresa. Mi chiedo se non potessimo intervenire e bloccare la sperimentazione alla Toscana e pretendere che venga affidata al prof. De Donno!