Angelo Scelzo: “sentii una mano sulla spalla e mi voltai, era Giovanni Paolo II”

 

“Stavo scrivendo un pezzo per l’Osservatore Romano alla fine di una sua messa e non mi era accorto che stavo quasi davanti alla sacrestia. Sentii all’improvviso una mano sulla spalla e mi voltai. Era lui che scherzando mi disse: ‘Ecco qui c’è gente che lavora’ e mi dette un buffetto. Questo era Giovanni Paolo II”.

Lo ricorda ad Informazione Cattolica Angelo Scelzo, già Vice Direttore della Sala Stampa Vaticana, Sottosegretario al Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, Caporedattore dell’ Osservatore Romano e Responsabile della Comunicazione del Grande Giubileo del 2000.

San Giovanni Paolo II “fu un grande innovatore della e nella comunicazione sociale, forse il primo ad aprire davvero il mondo ai media. Fu l’inventore delle ormai famose conferenze del Papa in viaggio sull’aereo. Inoltre, nel 1983, creò, e fu una bella intuizione, il Centro Televisivo Vaticano. Le aggiungo che l’ultimo documento o uno degli ultimi in vita, venne dedicato alla comunicazione e non è poco”.

Il rapporto di San Giovanni Paolo II con i giornalisti vaticanisti, dice Scelzo “non era quello di Papa, ma di un padre affettuoso. Pensi che si interessava delle vicende personali, quando qualcuno dei giornalisti che lo seguiva abitualmente aveva problemi si rattristava”.

Una delle straordinarie innovazioni e intuizioni di San Giovanni Paolo II furono le Giornate Mondiali della Gioventù. Secondo Scelzo anche quelle “divennero un eccellente modo di evangelizzare e portare la Chiesa alla gente e i popoli. Tutto questo meritatamente gli ha fatto guadagnare il titolo di Grande comunicatore di Dio. Tuttavia rimase sempre fedele alla dottrina sia pur usando modi chiari ed anche spigliati. La sua semplicità e il suo modo di porsi non erano programmati ed affettati, ma del tutto spontanei”.

Per Angelo Scelzo anche l’attuale Pontefice è un grande comunicatore. Come San Giovanni Paolo II anche Papa Francesco è un “eccellente comunicatore, ma con stili molto diversi”.

Bruno Volpe

 

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