Shemà. “Gesù ci chiama a una radicalità profonda, la Sua Luce estirpa il peccato”

 

Informazione Cattolica ospita la rubrica Shemà (che in ebraico vuol dire “Ascolta”), un commento al Vangelo del Giorno a cura della teologa Giuliva Di Berardino*. Anche a noi, uomini e donne del terzo millennio, Nostro Signore Gesù Cristo dice: “Shemà”. Ascoltiamolo!

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Il vangelo che oggi la liturgia ci propone, potremmo dire che è una pagina di istruzioni per la vita cristiana.

Sicuramente ciò che emerge è che seguire Gesù, anche se dall’esterno può sembrare non così diverso dal vivere comune, in realtà, in profondità, la differenza c’è, ed è una differenza di tipo qualitativo, perché influisce nel modo in cui osserviamo una certa norma morale o pratichiamo un certo stile di vita.

Tutto il discorso di Gesù, quindi, si proietta in un ambito simbolico, pur restando nel registro comunicativo della Legge, quindi un registro normativo. In pratica Gesù non dice di non rispettare la Legge, ma di viverla in modo talmente radicale da far trasparire una pratica non voluta, non cercata, non forzata, ma desiderata. Gesù ci chiama quindi a una radicalità profonda, perché la Sua Luce estirpa il peccato dalla radice.

Le azioni, infatti, cominciano dai pensieri, così anche le azioni che portano al peccato iniziano dal pensiero, così ci insegnavano i Padri del deserto. Nel testo troviamo tre verbi “Cavare, tagliare, gettare”, verbi che ci invitano a togliere ostacoli e le azioni che esprimono questi verbi sono proprio l’eliminazione di elementi di intralcio. Il vangelo allora oggi ci annuncia la buona notizia: noi possiamo togliere da noi la radice che ci porta ad agire male, possiamo liberare in noi la via allo Spirito Santo, aiutare la Sua azione di santità in noi.

Questo possiamo farlo, anzi il cristiano deve farlo!

E quello che ci intralcia non sono le persone, non sono le cose, non sono neppure le emozioni e i sentimenti che proviamo per gli altri, sono tutti i pensieri che costruiamo noi, nella nostra mente, sugli altri, su noi stessi, sulle situazioni e sulla realtà. Quante volte la realtà diventa, alla fine, molto più semplice di quella che pensavamo noi!

Ecco allora l’invito che oggi Gesù ci porge: considera la realtà e su quella realtà che vivi, che vedi, che senti, che provi, invoca lo Spirito Santo! Perchè Lui ti aiuti ad avvertire nel tuo cuore se c’è qualcosa che ti ostacola, che impedisce alla vita di Dio di scorrere in te e attraverso di te per portare la Luce Sua agli altri.

Chiediamo allo Spirito Santo questo coraggio di poter vedere ciò che ci intralcia e toglierlo da noi, perché questo ci salva, salva la vita in noi, libera la vita, libera il cuore, lo rende puro, ci unifica nella verità di quello che siamo, in profondità. E noi, in profondità, siamo tutti, agli occhi di Dio, dono di luce gli uni per gli altri. Che questo oggi si compia nella verità, in noi stessi.

Buona giornata con il Vangelo del giorno!

 

VANGELO SECONDO SAN MATTEO, 5,27-32

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Avete inteso che fu detto: “Non commetterai adulterio”. Ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel proprio cuore. Se il tuo occhio destro ti è motivo di scandalo, cavalo e gettalo via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo venga gettato nella Geènna. E se la tua mano destra ti è motivo di scandalo, tagliala e gettala via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo vada a finire nella Geènna.
Fu pure detto: “Chi ripudia la propria moglie, le dia l’atto del ripudio”. Ma io vi dico: chiunque ripudia la propria moglie, eccetto il caso di unione illegittima, la espone all’adulterio, e chiunque sposa una ripudiata, commette adulterio».

GIULIVA DI BERARDINO

 

 

 

* Giuliva Di Berardino, laureata in Lettere Classiche a Roma, ha poi conseguito il Baccellierato in teologia presso la Pontificia Università Antonianum di Roma e la “Licenza ad docendum” in teologia liturgica presso l’Istituto di Liturgia Pastorale di Padova. Dopo aver vissuto alcuni anni in Francia,insegna danza di lode e di adorazione. Consacrata nell’Ordo Virginum della diocesi di Verona, mette a servizio della chiesa la sua esperienza nella danza biblica e nella preghiera giudaico-cristiana. In seguito ai diversi interventi sulla teologia del corpo e della danza e ai numerosi laboratori svolti in Italia e in Europa, ha pubblicato il libro “Danzare la Misericordia” (ed. dell’Immacolata), in cui descrive una vera e propria spiritualità della danza di lode, a partire dalla Bibbia. Insegnante Religione Cattolica nella scuola pubblica ed è Pedagogista del movimento e liturgista.

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