Shemà. “Dolce Cuore del mio Gesù, fa ch’io t’ami sempre più!”
Informazione Cattolica ospita la rubrica Shemà (che in ebraico vuol dire “Ascolta”), un commento al Vangelo del Giorno a cura della teologa Giuliva Di Berardino*. Anche a noi, uomini e donne del terzo millennio, Nostro Signore Gesù Cristo dice: “Shemà”. Ascoltiamolo!
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Oggi è la Solennità del Sacro Cuore di Gesù, una festa diventata solennità non solo perché ha assunto una connotazione popolare importante, ma anche perché essa è legata all’umanità di Gesù, alla sua persona e alla sua missione di salvezza per l’umanità.
Questa devozione, già praticata nell’antichità cristiana e nel Medioevo, si diffuse nel secolo XVII grazie a S. Margherita Maria Alacoque, una suora francese che, di fatto, visse con grande semplicità ma divenne una delle mistiche più famose dell’epoca moderna.
Già prima di entrare nel convento, era dotata di doni mistici che si accentuarono con la sua nuova condizione di religiosa. La prima visione avvenne il 27 dicembre 1673, nella festa di S. Giovanni Evangelista, Gesù le apparve invitò Margherita a prendere il posto di San Giovanni nell’ultima cena, in cui si appoggiò sul cuore di Gesù. La santa rivelò che Gesù in persona le rivelò che soffriva per le irriverenze dei fedeli, per i sacrilegi commessi anche dai consacrati e chiese a santa Margherita di supplire a tali mancanze, sollecitandola a fare la Comunione il primo venerdì di ogni mese e che il venerdì dopo l’ottava del Corpus Domini fosse dedicato alla festa del Sacro Cuore.
Così la festa del Sacro Cuore fu celebrata per la prima volta in Francia, probabilmente nel 1685. Immediatamente sorsero cappelle, oratori, chiese, basiliche, santuari dedicati al Sacro Cuore di Gesù. Molti iniziarono nella Chiesa Cattolica, in tutto il mondo, la pia pratica della Comunione nel primo venerdì del mese e poi si composero le Litanie del Sacro Cuore, dedicando tutto il mese di giugno al culto del Sacro Cuore di Gesù.
Il vangelo di oggi ci fa contemplare il cuore di Gesù. Ma questo Vangelo ci propone il cuore esultante di Gesù, la gioia che abita il suo cuore, quella che lo ha rallegrato in terra, ma che lo rallegra per l’eternità. Ed è una gioia concreta, quella che aveva capito Santa Margherita Maria Alacoque, cioè il fatto di gettarsi, di abbandonarsi al cuore di Gesù, come piccoli, fragili, poveri e perfino, dice Gesù nel Vangelo, come affaticati e oppressi. Ecco, il vangelo oggi ci fa comprendere proprio questo: Gesù vive il sentimento della gioia, che sorge dal suo cuore quando noi ci affidiamo a Lui.
Quindi la gioia di Gesù è quella di accoglierci, non quando stiamo bene e ci sentiamo a posto, ma proprio quando stiamo male, quando siamo affaticati, oppressi dalla vita. Gesù garantisce che il suo cuore dolce e umile, non solo è sensibile alle nostre difficoltà e alle nostre fatiche, alle nostre angosce e alle nostre paure, ma è anche il rimedio, la guarigione per tutto questo.
Allora oggi davvero comprendiamo che l’amore di Dio non è una questione astratta, non è un amore generico e informe, l’amore ha un cuore che pulsa, un cuore umano che batte forte, batte anche di felicità nell’accoglierci, nel salvarci, nell’amarci per quello che siamo.
Festeggiamo allora questa solennità e, per vivere meglio questa gioia, facciamo come hanno fatto tanti credenti cattolici nel corso dei secoli, ripetiamo più volte nella nostra giornata la famosa giaculatoria dedicata al Sacro Cuore di Gesù: “Dolce Cuore del mio Gesù, fa ch’io t’ami sempre più!“. Amen. Ripetiamola perché l’amore di Gesù sia comunicato al nostro cuore.
Buona giornata con il Vangelo del giorno!
Venerdì 19 Giugno 2020
Solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù
VANGELO SECONDO SAN MATTEO 11,25-30
In quel tempo Gesù disse: «Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo. Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».
GIULIVA DI BERARDINO
* Giuliva Di Berardino, laureata in Lettere Classiche a Roma, ha poi conseguito il Baccellierato in teologia presso la Pontificia Università Antonianum di Roma e la “Licenza ad docendum” in teologia liturgica presso l’Istituto di Liturgia Pastorale di Padova. Dopo aver vissuto alcuni anni in Francia,insegna danza di lode e di adorazione. Consacrata nell’Ordo Virginum della diocesi di Verona, mette a servizio della chiesa la sua esperienza nella danza biblica e nella preghiera giudaico-cristiana. In seguito ai diversi interventi sulla teologia del corpo e della danza e ai numerosi laboratori svolti in Italia e in Europa, ha pubblicato il libro “Danzare la Misericordia” (ed. dell’Immacolata), in cui descrive una vera e propria spiritualità della danza di lode, a partire dalla Bibbia. Insegnante Religione Cattolica nella scuola pubblica ed è Pedagogista del movimento e liturgista.