Romania, maggioranza delle camere vota contro l’ideologia gender nelle scuole ma…

Ancora una volta, la diffusione dell’ideologia gender rischia di avanzare in Romania per via di una forte campagna mediatica di minoranza che vuole imporre pensieri e idee a una maggioranza che non li vuole, una maggioranza parlamentare che vuole bloccare l’ideologia di genere.

Infatti, il Senato della Romania ha votato per vietare tutti gli studi e i corsi legati all’ideologia di genere nelle scuole e nell’istruzione superiore. L’emendamento ha ottenuto un’ampia maggioranza di 81 voti a favore, mentre 22 hanno votato contro e 27 si sono astenuti, offrendo al testo una solida base democratica. Nonostante ciò, ha scatenato reazioni furiose da parte dei gruppi lgbt locali e internazionali.

Sia la maggioranza parlamentare di centrodestra che ha appoggiato il presidente della Romania, Klaus Iohannis (nella foto), sia i socialdemocratici, hanno appoggiato la modifica della legge generale sull’istruzione, che era già stata adottata sei giorni prima dalla camera dei rappresentanti ed è stata adottata nel suo insieme mercoledì 17 giugno.

Il divieto generale di studi di genere introdotto vieta “attività che diffondono la teoria o le opinioni relative all’identità di genere che sostengono che il genere è un concetto separato dal sesso biologico e che i due non sono sempre identici”. Affinché il testo diventi legge, dovrà essere firmato dal presidente Iohannis. Attualmente il Presidente è sotto pressione di gruppi di pressione liberal e dalle più grandi università del paese che vogliono costringerlo ad astenersi dal promulgare la legge.

Secondo l’emittente televisiva Digi24, Klaus Iohannis si oppone personalmente alle disposizioni anti gender della legge e non intenderebbe promulgarlo. Le lobby Lgbt, contro la democrazia formale e sostanziale rumena, stanno lavorando apertamente affinché l’esecutivo blocchi un testo approvato dai legislatori rumeni a larga maggioranza.

Nelle ore successive all’adozione del testo da parte dei due rami del parlamento, una petizione di Ong e associazioni studentesche, ha ottenuto 16 mila firme per chiedere a Iohannis di non firmare disposizioni di legge che “manderebbero l’istruzione in Romania al Medioevo”.

Inoltre i sostenitori del gender pensano anche, scavalcando Iohannis, di ricorrere direttamente alla Corte costituzionale rumena. La Corte, affermano gli oppositori, probabilmente impedirà una legge che “ostacola l’autonomia delle università”.

L’emendamento che vieta gli studi di genere si rivolge alle università, ma anche alle scuole. Ma per gli ideologi del gender la Romania proverebbe sentimenti anti-lgbt come nazione. Gli oppositori dell’emendamento stanno anche brandendo lo spettro della “polizia del pensiero”. Dicono che un divieto assoluto di “studi di genere” equivarrebbe a vietare la libertà accademica in sé. Vlad Alexandrescu, senatore di centrodestra e professore universitario, ha accusato la Romania di allinearsi “a Ungheria e Polonia, trasformandosi in un regime che sta introducendo la polizia del pensiero”.

Anche l’Università di Bucarest è favore dell’ideologia gender e contro l’emendamento. “Il testo della legge non ha basi scientifiche ed è un chiaro esempio di interferenza nell’istruzione e nella libera espressione”, hanno fatto sapere dall’università ed hanno spiegato, a loro dire, che “sesso e genere biologici sono due cose diverse”.

Gelu Dominica, professore di sociologia nella stessa università, ha aggiunto su Facebook che non rispetterà una tale legge che vieta gli “elementi di genere” nei suoi corsi.

I sostenitori della proposta, invece, spiegano che l’insegnamento degli “studi di genere” è un modo per favorire l’accettazione dell’omosessualità e della transessualità e si tratta di un’ideologia che mira a cambiare la società e la realtà.

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