Napoli, “San Gennaro” potrebbe diventare patrimonio immateriale Unesco dell’Umanità

Napoli, “San Gennaro” potrebbe diventare patrimonio immateriale Unesco dell’Umanità

Il cardinale Crescenzio Sepe, arcivescovo di Napoli, ha dato la sua benedizione al progetto “Culto e Devozione di San Gennaro a Napoli e nel Mondo”, in vista della candidatura per il riconoscimento Unesco quale bene del patrimonio immateriale dell’Umanità.



L’iniziativa è già stata meritevole dell’Iscrizione nell’Inventario IPIC per l’anno 2018 del Patrimonio culturale Immateriale Campano 1 ed è stata promossa dall’Università degli Studi di Napoli Federico II – Centro Interdipartimentale Ricerca LUPT; in collaborazione con la Fondazione diocesana Fare Chiesa e Città, la Deputazione della Cappella del Tesoro di San Gennaro, il Pio Monte della Misericordia, il Museo Diocesano di Napoli, il Complesso Monumentale di Donnaregina, il Comitato Diocesano San Gennaro – Guardia di Onore alla Cripta; l’Associazione ‘I Sedili di Napoli’ Onlus, la Fondazione Ferrante Sanseverino, l’Associazione Sebeto ed ICOMOS International Council on Momuments and Sites.

San Gennaro era nato a Napoli nella seconda metà del III secolo, e fu eletto vescovo di Benevento, dove svolse il suo apostolato, amato dalla comunità cristiana e rispettato anche dai pagani.



Nel contesto delle persecuzioni di Diocleziano, il diacono Sosso (o Sossio), che guidava la comunità cristiana di Miseno, fu incarcerato dal giudice Dragonio, proconsole della Campania.

San Gennaro saputo dell’arresto di Sosso, volle recarsi insieme a due compagni, Festo e Desiderio a portargli il suo conforto in carcere. Dragonio informato della sua presenza e intromissione, fece arrestare anche loro tre, provocando le proteste di Procolo, diacono di Pozzuoli e di due fedeli cristiani della stessa città, Eutiche ed Acuzio.

Anche questi tre furono arrestati e condannati insieme agli altri a morire nell’anfiteatro, ancora oggi esistente, per essere sbranati dagli orsi. Ma durante i preparativi il proconsole Dragonio, si accorse che il popolo dimostrava simpatia verso i prigionieri e quindi prevedendo disordini durante i cosiddetti giochi, cambiò decisione e il 19 settembre del 305 fece decapitare i prigionieri.

Durante il trasporto delle reliquie di San Gennaro a Napoli furono consegnate al locale vescovo due ampolline contenenti il sangue del martire.

Il sangue si sciolse la prima volta, secondo un antico documento, nel lontano 17 agosto 1389. Ma non è escluso, perché non documentato, che sia avvenuto anche in precedenza.

Il miracolo di San Gennaro si ripete 3 volte all’anno:



– nel primo sabato di maggio, in cui il busto ornato di preziosissimi paramenti vescovili e il reliquiario con la teca e le ampolle, vengono portati in processione, insieme ai busti d’argento dei numerosi santi compatroni di Napoli, anch’essi esposti nella suddetta Cappella del Tesoro, dal Duomo alla Basilica di S. Chiara, in ricordo della prima traslazione da Pozzuoli a Napoli, e qui dopo le rituali preghiere, avviene la liquefazione del sangue raggrumito.

– La seconda avviene il 19 settembre, ricorrenza della decapitazione, una volta avveniva nella Cappella del Tesoro, ma per il gran numero di fedeli, il busto e le reliquie sono oggi esposte sull’altare maggiore del Duomo, dove anche qui dopo ripetute preghiere, con la presenza del cardinale arcivescovo, autorità civili e fedeli, avviene il prodigio tra il tripudio generale. Avvenuta la liquefazione la teca sorretta dall’arcivescovo, viene mostrata quasi capovolgendola ai fedeli e al bacio dei più vicini; il sangue rimane sciolto per tutta l’ottava successiva e i fedeli sono ammessi a vedere da vicini la teca e baciarla con un prelato che la muove per far constatare la liquidità, dopo gli otto giorni viene di nuovo riposta nella nicchia e chiusa a chiave.

– Una terza liquefazione avviene il 16 dicembre “festa del patrocinio di s. Gennaro”, in memoria della disastrosa eruzione del Vesuvio nel 1631, bloccata dopo le invocazioni al santo. Il prodigio così puntuale, non è sempre avvenuto, esiste un diario dei Canonici del Duomo che riporta nei secoli, anche le volte che il sangue non si è sciolto, oppure con ore e giorni di ritardo, oppure a volte è stato trovato già liquefatto quando sono state aperte.



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