Fame e povertà tra le conseguenze del Covid-19, anche in Italia

E’ stata celebrata ieri in tutto il mondo il World Population Day, la Giornata mondiale della popolazione, indetta dalle Nazioni Unite per riflettere sulle implicazioni demografiche e sui fenomeni e i problemi che mettono maggiormente a rischio la sopravvivenza dell’umanità. Quest’anno la riflessione è stata inevitabilmente centrata sulle conseguenze della pandemia di Covid-19 che coinvolgono l’aspetto sanitario e numerosi altri ambiti a causa degli effetti generati dalle necessarie misure di contenimento del virus.

Il World Food Program ha sottolineato come 185 milioni di persone potrebbero a breve raggiungere un livello di povertà tale da non avere cibo a sufficienza, portando così ad un miliardo il numero di chi, nel mondo, vive nell’insicurezza alimentare.

“Pensiamo all’effetto che hanno le restrizioni dei movimenti e le chiusure dei confini – ha spiegato a Vatican News Simone Garroni, direttore generale di Azione contro la Fame, Ong impegnata nella lotta alla malnutrizione – “o a tutte le persone che vivono di lavoro informale”.

Secondo “Azione contro la fame”, nel mondo sono oltre 25 i Paesi più vulnerabili all’incremento dei livelli di fame per le conseguenze del Covid-19 (distribuiti tra Africa, Asia, Medio oriente e America Latina). Tre le aree di intervento giudicate prioritarie: la garanzia dell’accesso ai servizi sanitari di base, la trasformazione dei sistemi alimentari in grado di fornire cibo a un prezzo ragionevole e sufficiente per tutti, e l’eliminazione dei vincoli all’accesso umanitario, che non dovrebbe essere ostacolato dalle misure di contenimento.

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