Una scena inquietante che mostra l’obiettivo della legge Zan

“Prove tecniche di totalitarismo. Come diceva Alessandro Zan? Non saranno punibili e punite le persone che credono nella famiglia e in padre e madre come genitori? E invece sì lo saranno, la dimostrazione è sotto gli occhi di tutti. Il problema è proprio il pensiero cristiano o “dissidente” che sia. Non è permesso avere opinioni contrarie al pensiero unico LGBT come dimostra la presa di posizione del sindaco di Lizzano”: hanno dichiarato Toni Brandi e Jacopo Coghe, presidente e vice presidente di Pro Vita e Famiglia onlus, dopo che nella Chiesa di San Nicola a Lizzano (Taranto), il 14 luglio, durante una semplice veglia di preghiera per fermare l’iter del Ddl Zan sulla cosiddetta “omotransfobia”, attivisti LGBT hanno tappezzato i muri del luogo sacro con loro manifesti e urlato contro i fedeli che sono stati scortati dai carabinieri all’uscita.

“Cosa ha fatto il Sindaco? Ha chiesto ai carabinieri di identificare i fedeli che pregavano, non i contestatori che insultavano e gridavano contro i fedeli! Una scena inquietante che mostra l’obiettivo della legge Zan e prefigura quel che ci attende: non si potrà più avere qualsiasi idea politica o religiosa che sia obbediente al “pensiero unico” imposto ora dal governo e dagli LGBT che vogliono di fatto sopprimere qualsiasi dissenso” hanno continuato Brandi e Coghe.

“Ma da quando un rosario in Chiesa, é reato? Chi è poi colpevole di “reato d’odio”? Noi? Avete mai visto Pro Vita e Famiglia protestare, urlare e insultare i propri detrattori o cercare di impedire le loro manifestazioni? Per questo e per molto altro scenderemo in campo oggi, alle ore 17 a piazza Montecitorio, in nome della libertà di espressione, di opinione e religiosa” hanno concluso Brandi e Coghe.

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