Il card. Burke: “la Chiesa insegna la verità su sesso e sessualità e non deve chiedere perdono”

“Sono molto contento di essere riconosciuto come tradizionalista perché la nostra fede ci raggiunge attraverso la Tradizione, nel senso che la fede ci è trasmessa per mezzo del Ministero Apostolico in una linea ininterrotta che risale agli Apostoli. Per questo motivo sono lieto di essere chiamato tradizionalista, perché spero di essere in grado di servire la Tradizione nel mio pensiero e nel mio ministero sacerdotale. La tradizione è Cristo stesso. Viene a noi attraverso la Tradizione, come ha detto magnificamente Papa Giovanni Paolo II nella Novo Millennio Ineunte. Sempre più, noto nella Chiesa la tendenza a identificare le persone con etichette, supponendo che la Chiesa sia composta da varie fazioni in conflitto tra loro. Ma questa non è la Chiesa cattolica: abbiamo una sola fede, una vita sacramentale e una sola governance. Non mi piacciono queste etichette e non voglio far parte di una tale opposizione, che non ha niente a che fare con la Chiesa, nella quale ora stiamo vivendo una grande confusione. Il frutto di questa confusione è proprio tale divisione. […] La tradizione è la dottrina definita nei principali testi magisteriali della Chiesa, la Sacra Liturgia così come ci è stata trasmessa dai tempi di Nostro Signore e degli Apostoli. Costituiscono la disciplina ininterrotta della Chiesa. È possibile servire la Tradizione solo attraverso l’obbedienza, l’obbedienza a ciò che ci è stato trasmesso. Molte persone dicono che stanno servendo la Tradizione nello ‘spirito della tradizione’: questa è una falsa lettura dei testi magisteriali, una falsa interpretazione della Sacra Liturgia, intesa a perseguire idee contemporanee che sono in contrasto con la Sacra Liturgia e la pratica della fede”.

Così aveva dichiarato, qualche tempo fa, il cardinale americano Raymond Leo Burke intervistato dal maestro Aurelio Porfiri per il giornale O’Clarim (vedi qui).

Ricordando la sua infanzia negli Stati Uniti il cardinale rileva che “c’è stato un declino spaventoso della cultura cristiana” negli Stati Uniti. “Sono cresciuto negli anni ’50, quando la società americana era caratterizzata da un carattere cristiano, per lo più protestante ma comunque fedele all’identità cristiana. A quei tempi, sapevamo di cose che sono diventate comuni oggi: la realtà dell’aborto, di persone che manifestano tendenze omosessuali, la cui dignità personale abbiamo sempre rispettato, ma siamo stati formati per vedere questi atti assolutamente inaccettabili, contro la natura di Dio aveva creato per noi. Tuttavia, negli ultimi decenni il mio paese si è mosso nella direzione di un dilagante secolarismo. Ora, ogni anno in America più di un milione di bambini vengono uccisi nel grembo materno, è stata imposta la pratica di riconoscere i sindacati tra due persone dello stesso sesso come ‘unioni matrimoniali’, e un attacco è stato montato sulla libertà religiosa: il governo, che è diventato un agente molto potente di questo secolarismo, proibisce alla Chiesa cattolica e ai cattolici di seguire la loro coscienza riguardo alla pratica dell’aborto. La Chiesa stessa deve accettare i cosiddetti ‘matrimoni omosessuali’. […] Nella Chiesa cattolica non ho mai incontrato discriminazioni nei confronti di persone che soffrono della condizione omosessuale. Sappiamo che abbiamo a che fare con una condizione anormale: Dio non ci ha creati per avere rapporti sessuali con persone dello stesso sesso. Questa non è una discriminazione contro le persone. È affermare la verità di Cristo, la verità della nostra fede. […] Non vedo perché la Chiesa dovrebbe chiedere perdono per insegnare la verità sul sesso e sulla sessualità. Piuttosto, durante il mio sacerdozio che dura da più di 42 anni, ho sempre trovato i sacerdoti molto compassionevoli negli incontri con persone che hanno avuto questa difficoltà e hanno sofferto di questa condizione».

 

Matteo Orlando

 

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