L’aborto, anche quello farmacologico, è uccisione intenzionale di un altro essere umano

L’aborto, anche quello farmacologico, è uccisione intenzionale di un altro essere umano

“È una lacuna grave ignorare l’accuratezza estrema con cui la medicina informa che il concepito è un essere umano in atto, non in potenza”.

A dirlo è la dottoressa Giulia Bovassi, bioeticista e filosofa, intervistata da Ifamnews.

“Il concepito appartiene alla specie umana: è un organismo programmato, un essere vivente, con proprio patrimonio genetico unico e diverso da chiunque altro (inedito e irripetibile), e si sviluppa con coordinazione, autonomia e gradualità. La scienza prenatale, grande assente nelle modifiche annunciate dal ministro Speranza, è progredita a tal punto da confermare questo meccanismo di crescita ininterrotto di un essere umano dal concepimento senza salti ontologici (di natura) o biologici”, ha spiegato la Bovassi.

In merito alla sciagurata decisione di permettere l’utilizzo della pillola abortiva RU486 senza ricovero ospedaliero la Bovassi ha sottolineato che l’aborto farmacologico è “gravoso per la salute della donna anzitutto per il rischio emorragico” e il rischio è “superiore rispetto al potenziale rischio mediante aborto chirurgico”.

“Non capisco come si possa parlare di ‘evidenze scientifiche’ di fronte a una donna che si troverà sola a espellere suo figlio in salotto o in bagno”, ha rilevato la bioeticista.

“Chi è a favore dell’aborto sposa come moralmente giusta l’uccisione intenzionale di un altro essere umano che non ha colpe e nemmeno strumenti per difendersi. Se questa verità, nel secolo delle rivendicazioni per uguaglianza e tolleranza, non genera scandalo, non opprime, io credo che qualsiasi deriva potrebbe diventare oggetto di normalizzazione … Un male morale resta un male anche se la maggior parte del popolo lo considera un ‘diritto’ o un bene. Il tempo delle sbavature e della tiepidezza è giunto clamorosamente al termine: occorre l’umiltà di formare in maniera critica sulle materie bioetiche e agire coerentemente con la responsabilità che questa conoscenza genera. C’è bisogno di una presenza politica per l’uomo e non contro l’uomo, che sappia farsi garante di questi valori e contribuisca con integrità e fermezza alla rinascita culturale e valoriale del nostro Paese rinunciando a una ideologica cultura dello scarto”, ha concluso la dottoressa Bovassi.

 

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