Covid-19, anche la Svezia ha fallito ma almeno…

Niente lockdown, niente mascherine, soprattutto niente isterismi, il distanziamento social-ista ridotto al minimo.

La Svezia, non l’unica nazione per la verità ma è l’esempio a noi più vicino, non si è fatta dettare la linea, ha resistito alle critiche interne ed esterne non mettendosi in coma farmacologico volontario, ha minimizzato il pur grave danno economico e ora si gode una splendida normalità, con alcune accortezze.

Accortezze che non sono la sospensione di libertà basiche e nemmeno le già citate mascherine, che hanno più a che fare con il controllo mentale che con la salute.

Tanto è vero che erano arrivati ha consigliare persino i foulard e andiamo in giro con mascherine sporche, inadatte, spesso di cotone con tanto di scritta sulla confezione che non proteggono da niente. E non voglio pensare ai danni psicologici specialmente per i bambini e i giovani nell’età della formazione.

Certo anche in Svezia hanno fallito nel mettere in sicurezza le case di riposo, e certo i più deboli e i più esposti il virus di Wuhan se li è portati via anche lì ma resta il fatto che la mortalità registrata in Svezia è più bassa di quella del Belgio 87 per 100,000 persone, della Spagna 62, del Regno Unito 62 e dell’Italia 58, tutti Paesi posti in lockdown.

Qualcuno dirà della densità di popolazione che è una eccezione plausibile per quanto risibile, in Italia c’erano gli elicotteri che sorvolavano le campagne.

Se volete un bell’articolo di Dominic Sandbrook, completo ed equilibrato apparso sul Daily Mail, in cui si chiede se questa non sia la prova che abbiamo tutti fallito mentre distruggevamo le nostre economie e sospendevamo la democrazia, non salvando una singola vita, aggiungo io.

Ci pensavo in quei mesi in cui quelli in cui ci dicevano ossessivamente di restare a casa, senza nessuna evidenza scientifica che questo comportasse alcun benefici, erano gli stessi che guadagnavano con i nostri click della noia e soprattutto della paura.

E ricordo quello studio di Harvard che concludeva dicendo qualsiasi fossero le politiche governative di contenimento fino all’80% della popolazione mondiale si sarebbe infettata, mi ricorda il riscaldamento globale.

Uno studio, come tanti altri pubblicati da altri scienziati che credo le redazioni cestinarono prontamente.

Ma lo disse anche Merkel che il 60/70% dei suoi connazionali avrebbero contratto il Covid, e niente. Quando azzardò un ragionamento simile Boris Johnson si aprì il cielo e si piegò anche lui.

In India per esempio è appena uscito uno studio secondo il quale nella sola Nuova Delhi ci sarebbero milioni di contagiati che non sanno e non sapranno mai di aver contratto il virus di Wuhan, tanto è letale.

È così dovunque.
E chi non ha ancora capito che l’unico conteggio serio è quello dei malati, nemmeno quello dei decessi, e che più tamponi si fanno e più positivi avremo e che l’età media si abbassa perché si è abbassata quella a cui si fa il test temo non lo capirà mai.

E poi è incredibile come la gente pare accettare l’idea di dover vivere nel terrore come se non si morisse e non si fosse mai morti che di Covid. Come sia disposta a rinunciare alla libertà, anche economica.

Mentre a Wuhan si balla abbracciati, felici, il futuro è loro.
Le bugie cinesi.
La compiacenza complice dell’OMS.
Un virus insidioso perché molto contagioso ma non così letale.

I media come fossero un unico megafono che prima hanno ignorato, poi hanno minimizzato, infine hanno drammatizzato.

A cui possiamo aggiungere una strage di intelligenze e OMS e Gates che preconizzano che la pandemia durerà ancora due anni, così deve essere.
Per completare il più grande esperimento sociale della storia.

E si badi bene che non voglio che la si pensi come me ma spero sempre che ognuno sia in grado di pensare con il cervello con cui è nato.

Nel caso spaventasse qualcosa di non allineato per la cronaca del terrore avete a disposizione il giornale unico.

 

Lorenzo Capellini Mion

 

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