I cattolici hanno un compito importante: trasformare la società attraverso la politica!

Di Emanuela Maccarrone

“Cosa c’è da fare?” è una delle tante domande che Giorgio La Pira, politico e cattolico, si poneva e pone ai suoi  lettori e alle società contemporanee.

L’errore dal quale fuggire, secondo La Pira, è il considerarsi ferventi laici attenti alla sola orazione, porre una separazione tra la fede e il mondo circostante, invece di prendere coscienza che il credente laico è parte del mondo e, per tale ragione, ha una missione fondamentale: “l’orazione non basta. Bisogna trasformarla, la società” (che era il motto di La Pira).

Nel Vangelo di Matteo 5, 13-16, Gesù sprona i credenti con queste bellissime parole: “Voi siete il sale  della terra (…), voi siete la luce del mondo (…)“. San Giovanni Paolo II, a sua volta, sollecitava i credenti all’attivismo: “Compete ai fedeli laici animare, con impegno cristiano, le realtà temporali, e, in esse, mostrare di essere testimoni e operatori di pace e di giustizia” (Lettera Enciclica  Sollicitudo rei socialis del 1988).

In questo contesto, naturalmente, la Chiesa non rimane in disparte ma affianca i laici, come ricorda il Catechismo della Chiesa cattolica: ”E’ proprio missione della Chiesa dare il suo giudizio morale anche su cose che riguardano l’ordine politico, quando ciò sia richiesto dai diritti fondamentali della persona e dalla salvezza delle anime”.

Tuttavia, in uno Stato laico, come quello italiano, non è ammessa l’ingerenza di nessuna confessione, esiste un principio per il quale c’è la separazione tra gli affari dello Stato e gli affari della Chiesa; pertanto i laici sono chiamati all’impegno cristiano in ogni ambito della società e in base alla propria vocazione.

“E’ indifferente per me cristiano che i miei fratelli siano costretti a vivere in un regime giuridico e politico che viola i loro fondamentali diritti umani e che li assoggetta all’arbitrio tirannico di un uomo, o di un gruppo di uomini? Evidente: devo intervenire e fare in modo che quel regime sia trasformato e che ne sia creato un altro nel quale vengano rispettate le supreme esigenze della personalità umana”. Questo è l’invito di Giorgio La Pira per i laici impegnati nella politica e in quei settori di responsabilità (lo ha scritto in “La nostra vocazione sociale”, editrice Ave).

Ma il semplice cittadino laico cosa può fare? A questa domanda risponde Papa Francesco: “Abbiamo bisogno dello spirito di Elia, uomo di vita contemplativa e allo stesso tempo attiva, capace di scagliarsi contro il re e la regina(…). Quanto bisogno abbiamo noi di credenti, di cristiani zelanti, che agiscano davanti a persone che hanno responsabilità dirigenziale con il coraggio di Elia, per dire: ‘ Questo non va fatto! Questo è un assassinio!’” (Udienza generale, 7 ottobre 2020).

Quindi, alla domanda iniziale “Cosa c’è da fare?” si può rispondere con le seguenti parole di La Pira: “Si resta davvero stupiti quando, per la prima volta, si rivela alla nostra anima l’immenso campo di lavoro che Dio ci mette davanti; c’è da trasformare in senso cristiano tutti questi vastissimi settori dell’azione umana che sono in tanta parte sottratti alla influenza della grazia di Cristo!” (La nostra vocazione sociale, cit.).

Non mancherà l’aiuto di Gesù: “Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Vangelo di Matteo 28, 20).

 

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